Varese-MilanoCIMBERIO VARESE

Marko Scekic 5,5 Alterna cose buone (4 punti e 4 rimbalzi) a cose meno buone (2 falli precoci ed ingenui, un paio di uomini “persi” in mezzo all’area). Nel secondo tempo non mette piede in campo ma, come spiegherà poi Frates in sala stampa, solo per via precauzionale a causa di un problema all’adduttore.

Dusan Sakota 4,5 Da uomo decisivo a Reggio Emilia, ad inutile zavorra contro Milano. Stecca nella specialità della casa (il tiro da fuori: 0/3, un paio con spazio) e contro la corazzata che Milano può sfoggiare sotto canestro il suo peso leggero può ben poco.

Erik Rush 5 Nel momento peggiore di Varese lui è in campo. E la cosa sta diventando una sgradevole abitudine. Che a certi livelli sia inadeguato ormai è lampante, ma Frates potrebbe provare a tutelarlo schierandolo quando in campo ci sono i titolari e non contorniato da riserve che, come lui, faticano a vedere il canestro.

Keydren Clark 5 La gara di Clark non è completamente da buttare (4 rimbalzi, 2 assist e qualche penetrazione efficace), ma mancano tremendamente i suoi punti da fuori (1/8 da 3). Inoltre, con la palla in mano, pensa prima a se stesso che a servire i compagni, sprecando troppo tempo ogni volta prima di far partire qualche giocata.

Adrian Banks 7 Il migliore della Cimberio. Quando vede biancorosso (milanese) evidentemente si esalta, viste anche le prestazioni dello scorso anno. 20 punti, 6/10 al tiro, 3 rimbalzi, 2 assist ed anche una presenza difensiva inaspettata, visto il gap fisico nei confronti di Gentile.

Andrea De Nicolao 5,5 Compito improbo: gli tocca marcare Langford che lo brutalizza in post basso per tutto il secondo quarto. Un po’ meno lucido in regia rispetto al solito. Probabilmente non sarebbe cambiato nulla, ma con lui a guidare la transizione offensiva forse la rimonta finale sarebbe stata più arrembante rispetto alla flemma con cui Clark portava palla.

Linton Johnson III 6 Gara (la sua e quella di Varese) decisamente segnata dai falli (2 in avvio ed il terzo dopo pochi istanti dall’intervallo lungo). Come prima partita e con pochissimi allenamenti alle spalle non si poteva sperare di meglio. Porta quell’atletismo (da highlights un alley-oop ad inizio ripresa) e capacità difensiva che mancavano con Hassell.

Nicola Mei 6,5 Chiamato in causa (al posto di Rush) per dar fiato ad Ere e Banks, non ha paura ad affrontare a muso duro il blasonato Gentile ed innervosirlo non poco. Per quanto mostrato (per atteggiamento) nei 2 minuti a disposizione, avrebbe meritato qualche chances in più nel corso della gara.

Ebi Ere 6 Buon avvio ma poi sparisce per tutt’e due i quarti centrali, quando Varese affonda. Ma da buon capitano è l’ultimo a lasciare al nave e guida il tentativo di rimonta finale.

Achille Polonara 6,5 Ottimo primo tempo, in cui attacca il ferro nonostante la nutrita batteria di lunghi ospite e porta a casa 12 punti. Nella ripresa si adegua al grigiore della squadra, anziché fornirgli la sterzata necessaria e si eclissa fino al finale di gara, quando prova, però vanamente, di mettere la sua firma sul tentativo di rimonta.

Jacopo Balanzoni e Filippo Testa s.v.

Fabrizio Frates 5,5 Se Milano ha più chili e centimetri di Varese e la sua Cimberio tira con un desolante 18,2% da tre, l’allenatore ci può far poco. Tuttavia alcune scelte lasciano a desiderare: Mei, vista la grinta mostrata contro Gentile, meritava un’altra chance; nel finale, con Clark palesemente “scentrato” al tiro, poteva giocarsi la carta di DeNicolao; la zona proposta quando la coppia di lunghi era Polonara-Sakota e non quando in mezzo poteva giostrare Scekic. Forse non sarebbe cambiato nulla, ma dovrebbe trovare il coraggio di “osare” di più, anziché adeguarsi all’andamento della partita. In sala stampa fa notare la “gentilezza” degli arbitri nell’eliminare (o quasi) il nuovo arrivato Johnson dalla contesa.

 

EA7 MILANO

Alessandro Gentile 5,5 Molti (troppi) errori al tiro (2/13 complessivo, parzialmente corretto dai 4 rimbalzi offensivi) lo mandano fuori giri. Operazione completata quando sulle sue piste arriva Mei che entra con il solo scopo di mandarlo definitivamente fuori partita. Per altro riuscendoci.

Angelo Gigli 6 Da poco rientrato da un infortunio, palesa ancora una scarsa condizione, che ne limita anche il minutaggio a soli 7 minuti.

Nicolò Melli 7 Più il tempo passa e più cresce la consapevolezza in questo ragazzo di poter fare cose nuove e sempre più decisive. Sono le sue giocate, in coabitazione con quelle di Langford, a ribaltare l’inerzia del match nel secondo quarto.

Daniel Hackett 6,5 Silente per quasi tutta la gara, si risveglia nel momento decisivo del terzo periodo, quello che segna l’allungo di Milano, dove infila due cruciali triple.

Kristjan Kangur 5,5 Un pregevole sottomano per chiudere una penetrazione e poco altro per l’ex di turno, ancora alla ricerca della miglior condizione dopo il rientro dall’infortunio.

Keith Langford 7,5 MVP della serata, in particolare per le capacità di “lettura”: quando nel secondo quarto è marcato dal più piccolo DeNicolao, lo attacca ripetutamente in post basso. Chiude definitivamente la rimonta varesina con la tripla del +12 a poco più di due minuti dalla fine.

Samardo Samuels 6 Buon avvio di partita, ma poi il “tecnico” che gli arbitri gli affibbiano lo “spegne”.

Charles Wallace 4,5 Il prezioso joly di coach Banchi stecca clamorosamente la partita, sia in difesa, dove subisce la verve di Polonara, sia in attacco, dove chiude con un misero 0/2 da fuori.

Gani Lawal 4,5 Solo 4 minuti in campo dove cura più l’aspetto offensivo (2 schiacciate) che quello difensivo (Scekic ringrazia). Forse per quello che non rimette più piede in campo?

David Moss 6,5 Spauracchio difensivo con quei suoi tentacoli interminabili che offuscano chiunque passi dalle sue parti, sia in single coverage che nell’ermetica 3-2 che offusca l’attacco varesino per lunghi tratti della contesa.

Curtis Jerrells 6 Sgravato da compiti di leadership e, spesso, di regia, trova una sua collocazione tattica, anche se in attacco si limita a soli 2 punti.

Bruno Cerella s.v.

Luca Banchi Potersi permettere di usare il miglior marcatore del campionato come sesto uomo ed inserirlo a meno di 30” dalla fine del primo quarto è un bel lusso che pochi (nessuno in Italia) possono permettersi. Il coach è comunque bravo a gestire gli uomini a sua disposizione e, nonostante un leggero calo nel finale, a sfatare il tabù-Masnago che affliggeva le ultime edizioni dell’Olimpia.


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