Ha un sorriso che viaggia come sull’equatore da un orecchio all’altro, Alessia Cabrini, quando con clamoroso anticipo (a sentir lei) per la prima volta si trova a mettere piede fuori dallo spogliatoio prima di tutte le sue compagne, ma non servono letture del pensiero o crisi di autostima per capire che tutta questa felicità ha a che vedere poco con la chiacchierata a cui la attendiamo, e moltissimo con la recente partita di Ferrara, in cui è risultata decisiva nel finale con due triple consecutive che hanno lanciato Bologna verso la vittoria e la meritatissima qualificazione alla poule promozione.

Sabato una bella soddisfazione no? “Bellissima. Un risultato meraviglioso che ci ripaga dei tanti sacrifici fatti fino a questo momento. Sono contenta per me ma soprattutto per la squadra. Abbiamo giocato con tanta pressione addosso perché sapevamo che la posta in palio era molto alta, e sicuramente in alcuni momenti il gioco ne ha risentito, ma quello che contava era portarla a casa e ci siamo riuscite, nonostante un’avversaria compatta e ostica che voleva a tutti costi la vittoria.

Adesso infatti, rispetto ad una settimana fa, la differenza di clima che si respira in casa rossoblù è la stessa che passa tra quello di una notte nebbiosa nella bassa e quello di una giornata di sole in alta montagna. “Serene sicuramente – incalza Alessia – ma consapevoli che c’è ancora una partita importante da giocare..” Partita che infatti vedrà misurarsi le ragazze di coach Scanzani contro la prima della classe, quella Vigarano piena di tante ex e tante storie che si incrociano con la via Emilia nel recente passato. Non ultima quella di Irene Cigliani, guardia tiratrice in forza a Bologna la scorsa stagione e di cui Cabrini ha in un certo senso raccolto l’eredità. “Sappiamo che sarà una partita dura. Loro sono una squadra forte e completa, che ha vinto meritatamente il girone. Per noi sarà un ottimo banco di prova per la prossima fase. E poi a parte il fatto che comunque i due punti conteranno perché ce li porteremo dietro, vincere è sempre bello e fa sempre bene!”

Ha le idee chiare e non si può darle torto, visto che tra l’altro pur giovanissima (c’è qualche ambiguità sul giorno della sua nascita tra i vari siti che parlano di lei, ma ci conferma che mancano ancora un paio di settimane al suo diciottesimo compleanno) Alessia ha già avuto modo sia in Italia che in Francia di vivere da protagonista finali nazionali e internazionali. Sì perché la guardia nata a Nizza (ecco spiegato, se ve lo eravate chiesti, il motivo del titolo in lingua transalpina) ma a tutti gli effetti italianissima, è cresciuta cestisticamente e non solo in quella che è ad oggi la sesta città d’oltralpe, per poi disputare con la formazione del College Francia (una squadra assemblata e seguita direttamente dalla federazione) la stagione 2011/2012 a Parigi, perdendo di un soffio la finale scudetto under 15. Neanche il tempo di rammaricarsi che arriva la convocazione della nazionale per l’europeo under 16, ma pure in questo caso gioia a metà per la seconda finale persa, questa volta pure nettamente, contro la Spagna. La numero 12 rossoblù è lucida anche in questo caso: “Col senno di poi l’argento degli europei è un bellissimo risultato, ma io odio così tanto perdere che sul momento avrei preferito quasi arrivare terza che seconda. Almeno in quel caso avremmo chiuso con una vittoria..” Filosofia che non fa una piega, ma per un argento continentale si può in questo caso chiudere un occhio. “Il mio poi sembrava un destino da eterna seconda, finché non sono arrivata a Bologna..”

Già, perché ad un certo punto di Bologna bisogna pure arrivare a parlare, ma con calma. Dopo l’esperienza francese infatti, Alessia rientra in patria per giocare con la versione College nostrana, pronta per mettersi in gioco con una nuova sfida. Ho detto sfida, ma si legge “sfiga” (pardonnez-moi, per il linguaggio. Per il francese lamentatevi col traduttore di Google, visto che con la lingua dei cugini io sono a livello capra). A settembre 2012, stagione ancora da iniziare, il destino le riserva un brutto tiro mancino. Crac del ginocchio in allenamento e sentenza che non lascia scampo: crociato. Si opera subito, e dopo aver raggiunto il pieno recupero scende in campo per aiutare la sua squadra a centrare la salvezza nei play out, contro il Costone Siena. L’anno scorso infine la trattativa con la Libertas, dove evidentemente (e giustamente) danno poco peso a cabale e scaramanzie, se è vero che la giovane ligurina arriva in Emilia giusto in tempo per qualche allenamento, per poi disputare la fase finale che assegna lo scudetto under 17. A Mosciano Sant’Angelo (Teramo) la Fortitudo Rosa riesce ad arrivare in finale contro la bicampione in carica e favoritissima Geas Sesto San Giovanni. Stavolta Alessia non solo sfata finalmente il tabù, ma lo fa pure col botto, finendo la gara da top scorer con 22 punti, 5/9 da tre (di cui, manco a dirlo, tre in fila per spezzare la gara in due a fine primo tempo) e pure l’ultimo canestro dal campo che da alle rossoblù il vantaggio decisivo. Per la serie: rifarsi con gli interessi. “Sì, devo dire che mi sono rifatta delle delusioni degli anni precedenti per davvero.. Ad oggi lo scudetto con Bologna è la mia gioia sportiva più grande. Non c’è nulla di paragonabile. È stata una gioia indescrivibile, che non ti riesco neanche a raccontare.” E non è neppure necessario, guardando come le si illuminano gli occhi mentre ce ne parla.

Ma tra Francia e Italia ci sono molte differenze? “Moltissime. Nel gioco da loro la fisicità assume un ruolo determinante, vista anche la presenza di tante giocatrici di colore che atleticamente hanno davvero una marcia in più. Qui invece la tecnica e i fondamentali sono l’aspetto principale del gioco, sia a livello giovanile che di prima squadra. La passione e la cultura cestistica poi in Francia sono predominanti. Soprattutto nelle scuole si parla, si gioca e si vive quasi esclusivamente di pallacanestro. Pensa che solo nella mia scuola, per la mia fascia di età avevamo costituito ben sei squadre. E anche a livello femminile il basket è seguitissimo. Il calcio non è una religione nazionale come da noi..”

L’intervista vive una breve pausa mentre mi asciugo le lacrime di commozione, al solo pensiero che possa esistere un luogo tanto vicino a noi dove se dici “palla” la prima immagine che evochi sia a colori arancioni e non in bianco e nero. Una volta ricomposto le chiedo se ha qualche altra cosa da aggiungere prima di lasciarla rientrare con le compagne.

Beh che qui a Bologna mi trovo benissimo, sia coi due gruppi, under e senior, sia con lo staff e i coach che ho conosciuto quest’anno. Mi manca solo un po’ la mia famiglia, anche se i miei genitori quasi sempre vengono a vedermi quando gioco le partite interne. Però, stando sempre lontana da casa, ogni tanto la nostalgia si sente..”

Ed ecco che, forse per la prima volta, Alessia ci dimostra tutti i suoi diciott’anni non ancora compiuti. Perché a vederla giocare, vi assicuro, crederci riesce veramente difficile.