In una gara 3 dalle mille emozioni, Genova insegue dal primo minuto e con le ultime energie residue assapora la vittoria nell’ultimo quarto, ma deve capitolare di fronte a un DLF superiore, che ha meritato di vincere e giocarsi così l’accesso alle Finali Nazionali di Bormio. Ma alla fine il dato più eclatante della gara e su cui non si può non riflettere riguarda i falli: 71.

cap-genova-logoIn un Crocera piena come non mai quest’anno e con un pubblico da grandi occasioni, CAP e DLF regalano ai presenti uno spettacolo straordinario, sotto tutti i punti di vista. Individualità, intensità, corsa, ritmi forsennati, squadre che in campo gettano il cuore e anche qualcosa in più, esaltandosi ed esaltando chi sugli spalti gioisce, soffre e sogna quanto i 22 ragazzi che hanno dato vita a un match che è la degna conclusione di una serie che dovrebbe rendere orgogliosa la pallacanestro ligure, perché proprio per le caratteristiche elencate prima, è stato un incontro all’altezza del panorama giovanile nazionale. Proprio per questo risulta davvero difficile non rilevare in quei 71 falli fischiati, record stagionale, l’unica pecca di una gara che meritava una gestione diversa, all’altezza del basket proposto, lontano dalle speculazioni, che ha mostrato due squadre difensivamente aggressive e dure ma non illegali, come invece l’esorbitante cifra citata farebbe pensare. Da questo scaturisce uno spunto di riflessione con spirito assolutamente costruttivo per il movimento:
come si può cercare di migliorare il movimento in regione se chi ha il fischietto in bocca di gare così ne può arbitrare poche in un anno ed è abituato invece a partite dove viene proposto un basket completamente diverso? Come può crescere l’arbitro e di conseguenza il movimento? O forse è l’arbitro che, limitato, non riesce a leggere la partita e di conseguenza ad adeguare il suo metro coerentemente a quanto mostrato in campo?
E’ la solita storia, quella dell’uovo e la gallina, l’unica certezza è che a rimetterci sono quelli che lavorano tutti i giorni in palestra con impegno e dedizione, ovvero i giovani giocatori mossi dalla passione e dall’ambizione di raggiungere dei risultati come le Finali Nazionali, e gli allenatori.

 

CAP GENOVA – DLF SPEZIA 81-88 (18-25; 19-19; 25-20; 19-24)

CAP: Zejno 3, Bianco, Spina 16, Poletti 7, Millio 17, Saluci 4, Pincelli 4, Guaragno, Spadoni, D’erba 24, Martini 6, Rebora. All. Innocenti
DLF: Peracchini 9, Langone, Benetti 6, Lanzi 25, Manganelli 4, Arcolini 4, Canti 8, Putti 5, Munoz 25, Leporati 2. All. Corsolini

httpv://www.youtube.com/watch?v=_DniS2MfP-s
In un Crocera Stadium pieno come non mai (tutte le giovanili CAP presenti, più diversi appassionati ed allenatori da tutta Genova), va in scena il terzo e definitivo atto di una serie spettacolare, tra due squadre equamente meritevoli di raggiungere il traguardo delle Finali Nazionali di Bormio. Purtroppo solo una però, avrà la possibilità di giocarsi la Finale Regionale e continuare a sognare.
I primi minuti sono targati CAP che, con Millio sugli scudi, ottengono il primo vantaggio della gara (7-3), ma dopo appena 180 secondi di partita iniziano i problemi di falli per Genova. Spina si siede con 2 falli, entra Poletti che ne commette subito altri due, CAP in men che non si dica è in bonus e Spezia ne approfitta per portarsi avanti nel punteggio, guidata da un Lanzi che dopo i primi 30 minuti della serie, ha cominciato a macinare gioco e punti. Offensivamente nelle secche, Innocenti rimette Spina in campo al termine del primo quarto, ma l’esterno biancoblu commette il suo sanguinoso terzo fallo, che lo costringe ad accomodarsi in panchina fino all’intervallo.

Gli ospiti spezzini al termine del primo periodo guidano 25-18, e riescono sempre a ribattere colpo su colpo ai tentativi dei padroni di casa, grazie soprattutto ai rimbalzi offensivi, croce che ha pesato sulle spalle dei genovesi per tutta la serie. Il Cap si regge sulle spalle di Millio, gravato anche lui di 3 falli, oltre a Poletti che in campo per appena 8 minuti ne ha già 4, e al riposo il distacco è invariato (37-44). Genova è con le spalle al muro, e l’incubo di lasciare anzitempo il campionato è più che mai tangibile. Al rientro dagli spogliatoi Spina e Millio non fanno in tempo a far passare un minuto che hanno già speso il loro quarto fallo. Innocenti, costretto dai problemi di falli, deve passare a zona, e la 1-3-1 dà i suoi frutti. Millio commette il suo quinto fallo a metà terzo quarto, Poletti lo segue poco dopo, e Genova deve giocare gli ultimi decisivi 15 minuti senza il suo miglior realizzatore.

Ed è proprio in quel momento, dove le speranze sembrano svanire, che sale in cattedra Spina. Il n°12 biancoblu in piena trance agonistica comincia ad attaccare il ferro con immensa aggressività e lancia la rimonta. Il pubblico impazzisce, l’esterno del CAP segna a ripetizione e Genova rientra a –2., Ma manca il pareggio perché su una sua penetrazione, un contatto dentro lo smile viene giudicato fallo in attacco. Genova però è rientrata, compiendo un mezzo miracolo, e quindi la partita si gioca punto a punto, di nervi e cuore. L’ultimo quarto è il periodo di D’erba e Munoz, il primo si prende sulle spalle l’attacco biancoblu, coadiuvato da Pincelli (che nonostante un problema a una mano rimane stoicamente in campo) e Saluci, il secondo attacca e segna con una facilità disarmante.

D’erba segna il libero del sorpasso a 6 minuti dalla fine e il boato del pubblico è assordante, DLF sbaglia e Cap recupera il rimbalzo ma non riesce a superare la metà campo, regalando così il controsorpasso agli spezzini. In quel momento gira la partita, Genova rimane attaccata al match fino al 72-75 e al 74-76 a un minuto e mezzo dalla fine, con D’erba a tratti commovente, zoppo su una gamba ed ultimo ad arrendersi, ma non riesce più a mettere la testa avanti e DLF può così chiudere la partita ai liberi e volare in Finale.

Uno splendido incontro in campo, una cornice straordinaria sugli spalti, a spuntarla è la squadra che lungo i 120 minuti ha meritato di più, a fronte di un’altra che ha regalato difensivamente due quarti nella gara decisiva, ma che ha messo in campo tutto quello che aveva per rimetterla in piedi, pesantemente penalizzata dai falli ma dura a morire. Se è stata una serie bella e degno spot per il basket giovanile della nostra regione, il merito è senz’altro di tutti quelli che l’hanno giocata. Un grazie enorme, quindi, a tutti i ragazzi, ed un grazie ancor più speciale a chi sugli spalti ha reso lo spettacolo ancora migliore. A risentirci all’anno prossimo, torneremo!

 

Giovanni Baiardo