Continua il nostro breve ciclo di interviste ai protagonisti dell’ultimo campionato di Adecco Silver. Dopo Alberto Chiumenti, capitano dell’Assigeco, e Luca Rallo, GM della Dinamica Mantova, tocca oggi ad uno dei pezzi da novanta della categoria, Alvin Young dell’Assigeco Casalpusterlengo, arrivato a stagione in corso per portare tutta la sua esperienza ad un gruppo molto giovane. Ecco cosa ha raccontato al nostro amico Luca Mallamaci sulla stagione appena conclusa e su quelli che sono i suoi desideri per la stagione che verrà.

Alvin Young James al tiro (Foto Barbara Lodigiani @ 2014)

Alvin Young è stato il valore aggiunto dell’Assigeco nella seconda parte del campionato (Foto Barbara Lodigiani @ 2014)

CODOGNO –  Alvin Young e l’Assigeco. Il legame cestistico allacciato sul finire dello scorso gennaio grazie a uno di quei intrecci non del tutto casuali, per i quali la dea Canestria prova il maggiore compiacimento, si è trasformato rapidamente in una storia dai contorni della favola, destinata a entrare nella leggenda del club rossoblu. Merito dei protagonisti, abili a esaltare la proprie qualità in un ambiente ideale tanto da tagliare traguardi impensabili a inizio stagione. Alvin Young per l’Assigeco ha avuto lo stesso effetto di una ciliegia posizionata su un gustosa torta di panna montata: l’elemento di qualità su un’insieme di grande pregio. È stato sicuramente l’inserimento nel roster del 38enne di Brooklyn ad aver agevolato quest’anno il salto di qualità della squadra di Andrea Zanchi, spinta in un progressivo crescendo tecnico e di mentalità addirittura a giocarsi il salto in Dna Gold fino ai secondi finali della “bella” con Mantova, persa per mezzo canestro.

Giocatore di capacità e grande esperienza accumulata in tante stagioni vincenti in Italia e in Europa, Young, largamente votato tre anni fa “giocatore del decennio” in LegaDue, ha la capacità di creare un ottimo feeling con la squadra in cui gioca. Sfidata in LegaDue ai tempi di Pavia e Venezia, l’Assigeco è diventata improvvisamente il suo nuovo approdo in uscita dal contratto di Pesaro, in Serie A. «Non immaginavo che sarebbe stato tutto così bello – racconta Young prima di volare negli States per le meritate vacanze -. Appena arrivato al “Campus” non avevo la minima idea di come mi sarei trovato all’Assigeco. Il mio intento, visto che a Pesaro non stava funzionando, mentre mi guardavo intorno alla ricerca di un’alternativa era di pensare solo a tornare a giocare a basket. Il messaggio di Chiumenti, quello del coach Zanchi, il “giemme” Polenghi che mi viene a prendere a Pesaro: tutto mi ha fatto intuire subito di essere capitato nel posto giusto».

Il “Campus” è un posto quasi unico in Italia: come ti sei trovato? «È quello che io chiamo “hydeed gym”, il luogo dove tutte le componenti della società hanno molta cura di quello che fanno e tengono in grande considerazione ogni giocatore sotto tutti i punti di vista: è molto importante per i giovani».

Alvin Young (Foto Barbara Lodigiani ©2014)

Young è pronto a tornare al “Campus”, per giocare magari in Gold (Foto Barbara Lodigiani ©2014)

Il posto ideale per fare basket non può rimanere scalfito dalla delusione di una sconfitta con uno scarto di mezzo canestro…«Infatti io mi sento molto orgoglioso di aver giocato con questi ragazzi sotto il grande lavoro del coach e del suo staff, con il “giemme” e il presidente presenti nel modo giusto, come la gente che collabora intorno alla squadra. C’è la sensazione di aver fatto “something special”, qualcosa di speciale: mi auguro che si possa continuare. Ho giocato in tante squadre nella mia carriera ma non mi sono mai trovato così bene con un “group of brothers”, una cerchia di fratelli più che dei compagni di squadra. Mi sono sentito davvero come in famiglia».

Archiviando una stagione così che etichetta si può mettere sulla scatola? «“Special unit”, unità speciale, dove con impegno e rispetto si è fatto veramente bene. Nella pallacanestro, come nella vita di tutti i giorni, non c’è bisogno di pretendere rispetto: se ti comporti correttamente viene di conseguenza in una relazione reciproca. Per come sono fatto mi sento alla grande in un ambiente familiare e sono stimolato a restituire fiducia e attenzioni giocando forte con i compagni».


Che cosa è mancato per la vittoria nella finale con Mantova? «Non è una palla o una giocata, neppure se nel finale, a rappresentare la possibile svolta. In generale è una questione di esperienza. In una squadra giovane come l’Assigeco l’eccitazione e la stanchezza o lo stress mentale possono portare chiunque, anche me, a commettere errori. Pensiamo alla grande esperienza che abbiamo vissuto con giovani di 17 o 18 anni impegnati con profitto».


L’estate apre al mercato e ai possibili cambiamenti: tu hai un altro anno di contratto e sarai uno dei punti fermi della squadra rossoblu nel prossimo campionato…«Per quello che so, la prossima stagione sarò ancora all’Assigeco: voglio rimanere. Non sono la persona che decide, ma per come mi sono divertito con la squadra e rapportato con i compagni mi piacerebbe mantenere inalterato il roster. So bene che ci potranno essere modiche, soprattutto se saremo ripescati in Dna Gold: sarebbe però bello rimanere ancora tutti insieme».

foto di Luca Mallamaci

Ancora Young in azione, contro Mantova (foto di Luca Mallamaci)

Qual è la gara che occupa il primo posto dei ricordi stagionali? «Scegli pure una delle gare che abbiamo vinto. A me non interessa molto la prestazione personale, conta la squadra; perdere mi fa veramente star male. La Silver? Torneo di ottimo livello, ho visto diversi giocatori interessanti. Le gare dei play off sono state un’autentica lotta. Non abbiamo vinto, ma è stato un viaggio esaltante in compagnia di tanti ragazzi che con quell’energia che amo, e che mi tiene giovane, si sono impegnati ogni giorno. Se lavori duro tutto diventa possibile».

Luca Mallamaci/Il Cittadino di Lodi