Non se l’aspettava neanche lui, e invece, travolto da un insolito destino lungo l’azzurro mare di Capo d’Orlando, coach Pozzecco si trova a ragionare sulla semifinale playoff, contro Verona.
«In campionato era la squadra che mi piaceva di più, con alcuni giocatori che davvero apprezzo, come ad esempio Callahan. Mi aspettavo che Verona avrebbe fatto bene, arrivando fino ai playoff, però no, onestamente io non mi aspettavo di arrivare fino qui, in questo modo» ammette il coach, che nel nuovo ruolo ha trovato la sua dimensione.
Più bello vincere da giocatore o vincere da allenatore? Nessun dubbio per Pozzecco: «Ora la felicità della vittoria è moltiplicata per il numero dei miei ragazzi» dice, spiegando che la ricetta per arrivare fino ai playoff è stata «dare ai miei giocatori l’amore e l’affetto che darei ai miei figli se ne avessi…Voglio bene a ciascuno e li rispetto, questo è fondamentale. Poi sono loro che danno molto a me!».
Ma che ne è del ruolo che richiede una “giusta distanza”? «All’inizio sì, ero un po’ perplesso e preoccupato sul tenere le distanze. Ma poi ho capito che dare confidenza è meglio. Ad esempio, se un giocatore è in crisi magari lo invito a pranzo per parlare. Niente barriere, rapporto con tutti».

Quale stile per Pozzecco allenatore? «Questa squadra è molto autonoma. Io chiedo solo poche cose, da fare bene. Che poi sono le cose che si decidono insieme, o a volte le decidono anche loro, ovviamente con la mia supervisione». Uno stile democratico…«Bè, democratico fino a un certo punto, perchè a volte si decide insieme ma quando si decide una cosa, la si deve fare».
Modelli e fonti di ispirazione? «Direi che mi affascina il carisma di Mourinho, anche se ovviamente non mi voglio paragonare a lui. E poi Boban, che ammiro per la schiettezza con cui commenta le partite. Ecco, Boban, lo stimo molto».
Non ti ha dato fastidio che si parlasse già del tuo futuro, prima della fine di questa stagione? «No, perchè sono abituato a condividere tutto. Avevo un po’ il timore di possibili ricadute negative sulla squadra, ma non ci sono state. Capo d’Orlando poi è un posto meraviglioso, con gente meravigliosa, e hanno capito. Tra l’altro, non so nemmeno io con certezza dove sarò il prossimo anno, non si sa ancora nulla».
Sei stato anche in Russia…pensi mai ad andare all’estero da allenatore? «Sì. Mi piacerebbe, quando stavo al Kimki mi sono trovato molto bene…quindi in futuro perchè no».
Coach, quali i tuoi obiettivi nel breve, nel medio e nel lungo periodo? «Ehm…nel breve vincere la serie contro la Tezenis per poi arrivare a giocarmi la finalissima ».