Finita la regolar season, alla vigilia dei playoff, abbiamo intervistato l’amministratore delegato di Pallacanestro Reggiana, Alessandro Dalla Salda, appena premiato insieme a tutta la società dal Comune di Reggio Emilia per la splendida vittoria dell’Eurochallenge di fine aprile.
Oltre ad avergli rivolto personalmente i nostri complimenti lo ringraziamo per la disponibilità e la gentilezza dimostrata in un periodo, quello della post season, fortunatamente pieno di impegni. reggio emilia logo

DB: L’anno scorso sei stato votato miglior dirigente del campionato, quest’anno sei arrivato secondo: qual è il tuo obiettivo, la tua ambizione personale, se ce n’è una?

Intanto voglio ringraziare tutti coloro che nei due anni mi hanno votato, sono ovviamente soddisfatto, ma è un premio che è giusto condividere con tutte le persone presenti in società.
È chiaro che sul piano personale l’idea con cui mi sveglio tutte le mattine è migliorare sempre, giorno dopo giorno; sono 17 anni che sono in Pallacanestro Reggiana e ormai, ahimè, sono un dirigente che si può definire esperto, ho la fortuna di lavorare in una grande famiglia che però allo stesso tempo lavora con grande professionalità.
In questi anni ho girato molto sia l’Europa ( quest’anno è stata la quinta esperienza di coppe Europee per la società Reggiana) che il mondo, e le varie esperienze mi sono state, senza alcun dubbio, di grande aiuto; ad esempio in passato sono stato ospite dei Toronto Raptors e nello specifico di Maurizio Gherardini, esempio di realtà fantastica dal punto di vista organizzativo.

DB: Passando a parlare della società, negli ultimi due anni solo successi con playoffs raggiunti, quarti e semifinale di coppa Italia e la splendida vittoria dell’Eurochallenge di due settimane fa al PalaDozza di Bologna: state scalando le gerarchie del basket italiano, quale sarà il prossimo step?

Intanto sul campo ci siamo guadagnati il diritto di partecipare alla prossima Eurocup, anche se dovrà essere tutto ufficializzato prossimamente. Il nostro desiderio è palese: vogliamo crescere e la velocità con cui abbiamo fatto passi in avanti in questi due anni è stata resa possibile anche dal fatto che altre società attraversano un periodo di difficoltà dato dal contingente periodo di crisi economica che va ad impattare sulle aziende che si avvicinano al basket costrette purtroppo ad investire meno.
A causa di questo, i budget sono più risicati e i giocatori forti spesso hanno stipendi importanti.
Noi siamo stati modestamente bravi a programmare e ad investire sui giovani poiché attualmente nel roster sono presenti quattro ragazzi cresciuti nelle nostre giovanili come Pini, Cervi, Mussini e Silins, che ci permettono tra le altre cose di contenere i costi.
L’obiettivo è crescere mantenendo una continuità tecnica rappresentata dal fil rouge che collega la proprietà, la società, lo staff tecnico e i giocatori.

Alessandro Dalla Salda

Alessandro Dalla Salda

DB: Sbaglio o proprio l’organizzazione delle Final Four ha rappresentato la voglia di mettersi alla prova anche come società dove tra l’altro avete ricevuto i complimenti della FIBA?

Prima di tutto voglio ringraziare il patron Landi ed il presidente Paterlini che mi lasciano grande autonomia nella gestione organizzativa ed operativa, altrimenti se dovessi tutte le volte chiedere il permesso per fare o non fare un’operazione, i tempi si dilaterebbero in modo esponenziale creando delle difficoltà. Questo perché si lavora in un clima di grande fiducia reciproca, in una famiglia come detto in precedenza.
Tornando alle Final Four, noi avevamo due obiettivi: quello organizzativo, che è stato giudicato dai presenti come pressoché perfetto, e quello sportivo.
A me piace sempre parlare di due squadre: quella che scende in campo la domenica e quella cosiddetta invisibile composta da tutto lo staff societario.
Entrambe a Bologna in quel week-end hanno vinto, e noi, nel ringraziare FIBA Europe per la collaborazione, siamo stati molto contenti di aver organizzato in modo impeccabile questo evento e di aver portato 10000 persone in una città che non è la nostra.

DB: A livello societario sono previsti dei cambiamenti? Nuovi ingressi magari da parte del colosso Mapei di Squinzi?

No, con l’uscita la scorsa estate di Trenkwalder che deteneva una quota pari al 12%, ora Pallacanestro Reggiana è una società a socio unico e non sono in programma dei cambiamenti da questo punto di vista.
Ringrazio Mapei, nostro partner da sette anni e che progressivamente ha aumentato l’impegno nei nostri confronti, ma siamo in un ambito di sponsor e non societario.
Chiaramente siamo sempre ben lieti di ricevere maggior aiuto da parte dei nostri partner e a tal proposito voglio anche ringraziare il nostro primo sponsor Grissin Bon che ha fatto ulteriori sforzi per starci vicino.
È evidente che per competere ai massimi livelli ci vogliono budget sempre più importanti, anche perché noi ad esempio non riusciamo a sfruttare al meglio il nostro impianto sia dal punto di vista del botteghino sia da quello dell’organizzazione di eventi o di coinvolgimento dei giovani che saranno gli abbonati di domani.
Gara 6 l’anno scorso con Roma avremmo fatto 6-7000 ingressi, solo quella partita ci è costata tanto, basti pensare che mediamente una stagione ci costa in mancati ricavi da botteghino, approssimando per difetto, circa 400.000 euro. Per non parlare degli spazi per gli sponsor che con un nuovo impianto sarebbero senza dubbio superiori.

DB: Dalle tue parole traspare un certo pessimismo a riguardo.

Ad oggi non ci sono novità positive in questa direzione. Nessuno della società vuole impegnarsi di meno, non ci sarà un “fuggi fuggi” dalla nostra città a cui tutti siamo legatissimi e quindi il nostro “appello” non è una minaccia, ma è chiaro che per fare il salto di qualità sarebbe necessario un impianto diverso.

DB: Dando un’occhiata al momento che sta vivendo il basket italiano come movimento non c’è da stare allegri a causa del fatto che le prime pagine sono state occupate dalla situazione relativa a Siena, al Monte dei Paschi e le vicende relative all’ormai ex presidente di Lega Ferdinando Minucci. Ci puoi dire qual è il tuo punto di vista sul futuro della Legabasket?

Prendo a prestito le parole di Stefano Landi che ha sostenuto come a capo della Lega debba essere scelta una guida forte, di grande personalità. Ma prima di parlare di poltrone e di nomi, è necessario parlare di programma e di idee concrete per sviluppare un progetto non annuale ma giudicabile in due-tre stagioni, serve insomma della continuità.
A mio avviso bisogna fare due passi indietro ed individuare una persona che abbia piena autonomia e fiducia da parte di tutti; il problema principale non è quindi chi sarà il nuovo presidente, ma i contenuti di cui necessita la Lega per fare un deciso scatto in avanti.

DB: Hai parlato di poltrone, si è fatto nei giorni scorsi anche il nome di Gherardini, sarebbe a te gradito?

Oltre ad essere un mio amico, lo stimo molto come professionista per il lavoro che ha svolto in realtà differenti come Treviso o come a Toronto, il curriculum parla per lui. Magari potessimo avvalerci delle sue competenze e della sua esperienza.