Ad Imola sino a ieri mattina faceva freddissimo. E non solo per la nebbia e l’umidità esterna. In ambito cestistico la squadra biancorossa naviga nei bassifondi della Gold con all’attivo soli due punti frutto di un solo successo.

Società immobile e senza moneta per poter effettuare corposi e rilevanti innesti? Ed ecco l’idea partorita durante la settimana passata, in cui El Diablo Esposito è stato costretto ad allenarsi col gruppo privo di Young e poi di Passera ovvero due quinti dello starting five iniziale.

La “bomba” è scoppiata mediaticamente nella tarda mattinata di ieri dalla sempre informata penna del giornalista imolese Gherardo Resta, che su FB ha anticipato la notizia oggetto della conferenza stampa pomeridiana.

aget imolaNon ci sono soldi per acquistare un giocatore che possa svoltare la stagione dell’Aget? Si dice che il bisogno e la necessità aguzzano l’ingegno ed ecco l’ex stella dei Raptors, della Fortitudo e della stessa Imola ai tempi d’oro ritornare in campo come giocatore. Gesto forse “folle” visto le sue 44 primavere abbondanti, ma nella sua carriera ha sempre dimostrato di non avere paura di nulla con attributi ed ignoranza al di fuori del normale. Certo lui non è una persona normale ma il primo giocatore italiano a rischiare varcando l’oceano tentando l’avventura in un mondo sino a quel momento off limits per i giocatori dello Stivale.

Oggi si prende un altro grossissimo rischio accettando una sfida al limite dell’umiliazione personale. Perché sarà dura se non impossibile rivedere le sue giocate pazzesche e le uscite fulminee dai blocchi, e molti attaccanti faranno di tutto per batterlo in uno contro uno o tentare di segnargli in faccia galvanizzati dal suo glorioso passato. In spogliatoio durante la sua carriera non è mai stato un carattere facile così come in campo era capace di stati di tranche difficili da fermare anche per campioni del calibro di Boni, Myers e Danilovic. Sarà curioso vedere come ragazzi dell’esperienza di Dordei e Poletti lo accetteranno in questo cambiamento da allenatore a giocatore e come reagiranno ai suoi scazzi e le parole colorite che ne usciranno durante le fasi di gioco.

Domenica scorsa, dopo il trentello casalingo contro Brescia, ha detto che non avrebbe mollato da coach la barca che stava affondando. Questo suo ritorno pare proprio l’ennesimo atto di affetto verso una città ed una maglia che tanto lo hanno fatto sentire importante. Onore a lui per il tentativo che gli costa anche il privilegio acquisito indossando la canotta della Nazionale. Se vorrà infatti tornare ad allenare dovrà partecipare in estate al prossimo corso da allenatore resettando e ripartendo di nuovo “quasi” da capo.

Lucidamente però questa “pazzia” serve eccome alla società, l’effetto mediatico è fortissimo e lo si nota in città ma anche fuori con interesse e curiosità forte. Se sino alla settimana scorsa anche i tifosi erano scoraggiati e per ripagarsi l’abbonamento scommettevano sulle sconfitte al di sopra dei 26 punti di Imola oggi pare risvegliarsi un morboso interesse. Chiamatelo pure circo ma a chi scrive, da tifoso storico che segue l’Andrea Costa dalla polvere della B2 nel lontano 1988, l’idea di avere un palasport triste e desolato per le restanti gare casalinghe dell’Andrea Costa suonava troppo da campane a morto.

Le speranze di salvarsi sono pressoché nulle, ma almeno lasciate sognare la piazza. In fin dei conti è quasi Natale e Santa Claus ha portato un nuovo allenatore e la magia di rivedere un “ragazzino” di quasi 45 anni rivestire la casacca biancorossa.

Un ultimo pensiero al nuovo coach, Federico Vecchi, che da assistente avrà la gestione delle restanti 18 finali che aspettano Imola in questo torneo. Gli auguriamo un in bocca al lupo. Anche per lui un regalo di Natale meritato dopo tantissima polvere ingoiata.