Dal nostro Inviato Danilo SantoroL’altezza è pressoché identica a quella di due mostri sacri del calcio mondiale che rispondono al nome di Diego Armando Maradona e Lionel Messi. Poco più di 170 cm che racchiudono estro fantasia e tecnica. Lui però, a differenza dei due fuoriclasse argentini, il pallone preferisce “accarezzarlo” con le mani e non con i piedi. Le platee che incanta hanno dimensioni ridotte rispetto al “Camp Nou” di Barcellona, ma si sentono comunque. I suoi tifosi non hanno i colori blaugrana ma con orgoglio e passione si lasciano rappresentare dal blu del mare e dal giallo del sole.

Nato a Chigaco, Aaron Johnson ha impiegato davvero poco per fare breccia nel cuore dei suoi nuovi fans. Lo sguardo timido, ma il carattere di chi ha già ben in mente come vivere questa nuova avventura. La prima per lui dopo gli anni del college. Lungo le rive del Lago Michigan Johnson  ha iniziato a giocare quando era molto piccolo:  “ Già a sei anni mi divertivo con il pallone tra le mani. Giocavo a basket ovunque, non sempre con casacca e pantaloncini, spesso mi ritrovavo a sfidare il canestro pur indossando dei blues jeans” . Aaron  non era l’unico in casa a praticare questo sport:” La mia- dichiara Johnson – è una famiglia quasi completamente composta da cestiti. Lo praticavano, anche,  mio padre e mio fratello. Johnson è nato nella terra dove il mitico Michael Jordan, che sta al basket come il Pibe de oro sta al calcio, ha dimostrato al mondo di essere forse il giocatore più forte di tutti i tempi. Verrebbe facile pensare che sia proprio il numero 23 dei Chicago Bulls l’idolo di Johnson. Ma con gli occhi gonfi d’orgoglio Aaron  rivela ben altro: “ Michael Jordan è l’idolo di gran parte del popolo americano e di tutti i tifosi di Chicago. I miei idoli, invece, sono altri: mio padre e mio fratello.

L’idea di confrontarsi con il basket italiano è nata quasi per caso: “ Terminato il college, avrei voluto provare il grande salto nel campionato Nba. Con  il mio agente, però, abbiamo valutato con molta attenzione, e mi ha consigliato di venire in Europa per acquisire maggiore esperienza . In Italia viene considerato un Rookie, ovvero un esordiente alla prima esperienza in questo campionato. Come lui, altri due giocatori, alla loro prima stagione nel Belpaese, stanno avendo un rendimento notevole: Jr Austin Mambu Freeman nel Forlì e Dwight Hardy nel Pistoia. “Non conosco personalmente Hardy, ne avevo comunque sentito parlare.  Mentre con Friman -continua Johnson-  ho giocato, insieme negli anni del college.

Ha attraversato l’oceano per scoprire questo nuovo mondo. Ma Aaron non ha modificato le sue abitudini di vita:” Non c’è stato uno stravolgimento del mio modo di vivere. Ho avuto inizialmente solo delle difficoltà con il cibo”.

Suda e corre in palestra e sul parquet sotto gli occhi vigili di Franco Marcelletti, che osserva ogni suo movimento con attenzione: “ E’ importantissimo per me poter essere allenato da un tecnico così preparato. I suoi consigli ed il suo modo di intendere il basket sono per me uno stimolo necessario per fare sempre meglio”.

Non c’è bisogno di nessuna traduzione quando parla Johnson del pubblico  di fede ostunese: “ Very Very beautiful. Sono il massimo dell’entusiasmo che si possa chiedere ai fans. Sempre vicini alla squadra e sempre calorosi. Insomma Number One”. Parola di Aaron…