Non siamo proprio nell’Olimpo, ma siamo sicuramente in alto: lo scenario mozzafiato del Golfo, quasi a strapiombo sulle solfatare di Pozzuoli uniche al mondo, la location dell’Hotel gli Dei è l’esatta metafora di quelle posizioni che cercherà e vorrà questa Napoli targata Givova, la n.2 dell’era Balbi. Il taglio del nastro c’è stato, in un pomeriggio da brezza tipicamente partenopeo, e la cornice, la scaletta, tutto indica che prende ufficialmente il via una stagione ambiziosa, in cui tutto va fatto al meglio, senza rimorsi e senza timori.

Del resto lo si vede già dai volti e dai nomi della nuova truppa assemblata da Antonio Mirenghi e Marco Calvani, con una squadra che fa combaciare perfettamente esigenze di marketing, e tutti quei bisogni tecnici che serviranno come il pane: perché si terrà conto di Torino, si presterà attenzione a Forlì e Verona, ma alla resa dei conti questo Azzurro proverà ad arrivarci, e da protagonista. C’è dunque tutto in questo mix pronto a partire, ma senza che la coerenza e la logica del campo vadano a farsi benedire: troviamo la linea verde stramotivata di Andrea Traini e Nika Metreveli, abbinata al “valore operaio” che Gab Ganeto saprà dare, e sarà tutt’altro che irrilevante. C’è poi quell’amarcord/vintage che solo il trio Spinelli – Malaventura – Allegretti può e sa offrire, c’è infine lo spettacolo con cui DeMon Brooks e JJ Jackson cercheranno di deliziare il pubblico di Fuorigrotta, riempirne quegli spalti che hanno sete di gente, e sete di grandi sfide. Insomma sulla terrazza flegrea sfilano nomi vecchi e nuovi, e da subito ti trovi l’imbarazzo degli americani, pronti a raccontare le prime impressioni, tra frasi di circostanza e aneddoti più curiosi.

Soprattutto DeMon Brooks, che ha già assaporato aromi e sapori della pizza con un pit stop a Fuorigrotta, dopo l’arrivo a Capodichino: “L’ambiente è stupendo, così come l’organizzazione: sono arrivato da poche ore, ma ho avuto da subito ottime sensazioni, compresa la pizza che era gustosissima (Ride, ndr). In campo mi considero più un “quattro” che un “tre”, ma penso che il mio punto forte sia la capacità di stare in campo, e di fare le cose giuste al momento giusto. In questo devo ringraziare coach McKillop, con cui ho sviluppato anche le mie doti di tiratore ambidestro. Aver giocato nello stesso college di Stephen Curry? Lui è straordinario, un modello, magari riuscissi a imitarlo in qualcosa, a seguirlo ottenendo una parte dei suoi risultati. Se conosco qualche giocatore del campionato? Ho parlato con Ian Miller, che giocherà a Jesi: è un rookie come me, un vero osso duro”.

Molto più a suo agio Jarrius Jackson, del resto è anche la sua sesta stagione italiana, e mette subito le mani avanti: “Mi ha convinto la chiacchierata decisiva con coach Calvani, e ho tutta l’intenzione di crearmi una grande opportunità in questo progetto, con un pubblico magnifico. Conosco già alcuni giocatori come Ganeto, Malaventura , Spinelli. I tiri decisivi ? Me li prenderò se sarà necessario”.

Insomma grande disinvoltura, la stessa di chi è rimasto o ritornato, e l’atmosfera di questo serrate le righe dell’Azzurro edizione 2014-2015 diventa il perfetto coronamento di un mercato che da tradizione “balbiana” ha lasciato pochi sospiri o attese dilanianti.

Ora sta a tutto lavoro che Marco Calvani imposterà da domani nella tranquillità di Ariano Irpino, ma non prima di chiarire alla stampa, al pubblico e ai tifosi il suo modello. Schietto, preparato, professionale, con tanto di relazione per punti, si fa molto, ma molto più sul serio quando dopo le informalità dei giocatori, l’ex tecnico della Virtus Roma chiama a raccolta la stampa. Il suo è un vero e proprio manifesto sul basket, che va al di là di come si dovrà plasmare un gruppo e ogni singola pedina del suo scacchiere: “La squadra è rinnovata al 60%, il quintetto è cambiato per quattro quinti: il cambiamento c’è. Ci vorrà quindi un tempo fisiologico, ma non amo alibi, e alla prima giornata, dopo sette settimane di preparazione, dovremo essere pronti, capaci di aver metabolizzato l’assetto tecnico che ho in mente. Traini e Ganeto sono due scommesse, vengono da infortuni importanti, e vanno incanalati in un percorso fatto di continuità, per ritrovare l’equilibrio e la serenità in campo. Due scommesse però sono anche Metreveli e Brooks: Nika vuole rientrare nel giro che conta dopo due anni, mentre DeMon è un rookie, viene da un mondo come quello collegiale, completamente diverso dal nostro. La mia responsabilità è quella di aiutarli”.

Un aiuto decisivo, soprattutto se si parla di una piazza come Napoli, che però oggi può contare su una società: “Dopo tutto quello che ha vissuto, riuscire a dare continuità dopo la prima stagione non è cosa di poco conto: c’è stato un avviamento, ora si riparte da una base di esperienza fatta di errori e cose giuste, per pianificare i prossimi impegni.  Di sicuro ho lavorato in un ottimo ambiente: ringrazio la pazienza infinita e decisiva di Antonio Mirenghi, e grazie a lui ho avuto la possibilità di operare un mercato di grande qualità, nonostante ci siano state anche trattative difficili e complesse. Il lavoro è stato sempre condiviso, senza imposizioni, e questa sintonia di linguaggio e di lunghezza d’onda è un’ottima premessa, quella per cui si impara dal passato. E senza conoscere il passato non si può vivere il presente, ma soprattutto non si può progettare il futuro”.

Come partire, anzi ripartire? : “Prima di tutto noi condividiamo l’ambiente Napoli, e il progetto Napoli: per quanto mi riguarda in tre ore ho accettato la proposta, e in tre – quattro giorni ho chiuso. Chi è qui è perchè ha reagito come me, e sa che questa  piazza ha cultura, esperienze e momenti che si ricorderà per sempre, con avversari di grande spessore, dalla Coppa Italia all’Eurolega: c’è un termometro per saper valutare, vogliamo lanciargli un messaggio, a cominciare dagli allenamenti, che invitiamo a vedere per mostrare a tutti il nostro lavoro. Perché so che lo zoccolo duro ci sarà, so che la curva ci sarà, ma gli spazi vuoti nel palazzo sarà un obbligo nostro riempirli”.

Si scende poi nel tecnico, e con la professionalità e la puntigliosità sacrosanta del coach si va a nozze: “Nel mio metodo l’allenamento è il momento più facile, perché sono sicuro che dovrò mediare con tutti : stampa, tifosi, società, staff, giocatori. Ogni giorno si mette un mattone, costruiremo sempre quello che metteremo in campo, e parlerò sempre in maniera diretta e frontale, chiara, dando la percezione di cosa io voglio. Metaforicamente metterò un dazebao: squadra, team, e niente egoisimi, niente tiri forzati se si può evitare, e tirare sempre se si è liberi. In questo conto molto sulle motivazioni e sugli spunti dei senior: da Brkic a Malaventura, da Allegretti a Spinelli che conosce molto bene la piazza, e aiuterà Andrea Traini nel suo percorso con noi”.

Si lavorerà quindi molto, tanto, ma per arrivare dove? E’ il capitolo su cui più spesso gli allenatori glissano, ma non Calvani: “I miei traguardi sono chiari e precisi: puntiamo a un posto per le finali di Coppa Italia, quindi all’ ingresso nei playoff. La qualità del roster merita questi obiettivo, e i “vedremo, sapremo, aspetteremo” non mi piacciono. Abbiamo l’obbligo di farcela, e penso che per una prima valutazione dell’insieme ci vorranno almeno 6-8 giornate, come anche dei reali rapporti di forza in questo campionato. E per cambiare questi rapporti a comando non serve l’innesto di un secondo straniero: un giocatore che arriva potrebbe sempre stravolgere gli equilibri”.

Il messaggio è dunque partito: forte, chiaro. Come gli obiettivi di una squadra tutta da costruire, un sogno da realizzare.