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Giorno di compleanni. E tra i molti nati il 2 gennaio troviamo anche Alessandro Cittadini, centro, capitano e capo carismatico di una Leonessa Brescia che viaggia col vento in poppa: prima del Girone Est ed unica a quota 11 vittorie di tutta la Serie A2. Giorno di festa e di regali. Forse uno più gradito d’altri: Firmerei subito per ricevere in dono altri 10 anni di carriera!, sorride Alessandro. Poi, però, chiarisce subito: “Scherzi a parte, credo di essere un uomo molto fortunato: ho una bellissima moglie che mi ha dato bimbi stupendi, oltre ad una fantastica famiglia. Non potrei davvero desiderare altro. Faccio quello che voglio fare, che è giocare a pallacanestro, vivendo in una bellissima città: credo quindi di avere davvero tutto, senza bisogno di chiedere altro in regalo.

Alessandro Cittadini (Foto Sebastian Ronzani 2015)

Alessandro Cittadini (Foto Sebastian Ronzani 2015)

GLI INIZI – Nativo di Perugia, il capitano della Centrale-Amica Natura ha iniziato presto a girare il ‘mondo’ per inseguire il suo sogno: Sono nato in un paesino della campagna perugina dove c’era solo il calcio – peraltro mi costringevano a giocare in porta e non mi piaceva! –, situazione che ha determinato il mio avviamento allo sport. Per fortuna, però, sono stato visto a scuola da un allenatore che cercava bambini più alti della media e che mi ha spinto a provare con la pallacanestro – rivela Alessandro, che poi prosegue – “e dopo soli due anni mi sono ritrovato a Bologna, sponda Fortitudo. Probabilmente, oltre all’altezza avevo anche qualche altra qualità! Magari fossi nato in posti con maggiore tradizione cestistica come la stessa Bologna, avrei iniziato prima dei 13 anni”.

Alessandro Finelli, head coach dell'Assigeco Casalpusterlengo

Alessandro Finelli, head coach dell’Assigeco Casalpusterlengo

L’EMULAZIONE – E proprio negli anni a Bologna, l’incontro con due giocatori che, senza alcuna retorica, ne hanno condizionato la crescita umana e professionale: Gregor Fucka e Dan Gay sono stati per me grandi esempi: primi ad arrivare sul parquet essendo poi gli ultimi ad andarsene. Inoltre, nei loro momenti liberi mi spingevano ad accompagnarli in palestra per sessioni libere di tiro o anche solo per passar loro la palla. Un’educazione al lavoro incredibile che è quella che poi, probabilmente, mi ha portato a diventare il giocatore che sono. E non essendo certamente un giocatore dotato di un particolare talento innato – sottolinea il lungo di Brescia -, partendo dai miei 207 cm, mi sono costruito da solo, grazie anche ad allenatori delle giovanili come coach Alessandro Finelli, che ha avuto la pazienza e la voglia di insegnarmi le basi principali, dandomi la possibilità di crescere.
LA FAMIGLIA – Alessandro ha compiuto tutto il percorso delle giovanili in Fortitudo, con cui ha esordito in prima squadra nel ’97 partecipando anche ad una Final Four di Eurolega, compiendo una scelta complessa in età molto precoce, con la certezza e la sicurezza data dalla condivisione della sua famiglia, che gli è stata di grande sostegno in tutti gli anni della sua carriera. Devo grande riconoscenza ai miei genitori – afferma Cittadini con orgoglio -. Si sono letteralmente ‘tappati le orecchie’ lasciandomi andare a Bologna quando avevo appena 15 anni, accordandomi una fiducia incredibile per permettermi di inseguire un sogno, non condizionando mai, successivamente, le scelte fatte nell’arco della mia carriera. Allo stesso modo devo ringraziare mia moglie che mi ha sempre seguito senza mai entrare nel merito delle mie scelte, restandomi sempre vicina per appoggiarmi incondizionatamente, desiderando il meglio per me come giocatore”.
LEONESSA – Sono state tante le scelte fatte da Alessandro in quasi 20 anni di splendida carriera. Brescia, l’ultima e indovinatissima perché “mi sono trovato benissimo sia con la Città che con la Società, e poi con l’allenatore, col playmaker e coi compagni tutti. Sono quelle chimiche che scopri solo quando ti ci ritrovi dentro: qui l’ho trovata e quindi spero di poter restare alla Leonessa il più a lungo possibile. Una Centrale-Amica Natura che sta bruciando le tappe, ripercorrendo, ma anche migliorando, il percorso fatto nella passata stagione. Seppur con differenze evidenti di roster e tipologia di gioco: “Siamo due squadre diverse principalmente per l’innesto dei due nuovi americani che in A2 fanno tanta differenza. Nonostante ciò, però, l’aver conservato lo stesso allenatore, il medesimo asse play-pivot, o uomini della panchina del calibro di Passera, ci ha permesso di mantenere un’identità similare – seppur con gioco e giocatori diversi – a quella della stagione passata”, chiarisce ‘Il Citta’.

Coach Andrea Diana (Foto Maurizio Andreola 2014)

Coach Andrea Diana (Foto Maurizio Andreola 2014)

ALLENATORI ‘DIVERSI’ – Stesso allenatore, si diceva, quel coach Andrea Diana tenuto a battesimo nella passata stagione – sua prima da capo allenatore in A2 -, proprio come gli era capitato di fare la stagione precedente a Veroli con un altro giovanissimo allenatore emergente, Marco Ramondino (ora alla Novipiù Casale). “Sono due allenatori diversi ma che trovano un punto di contatto nell’aver fatto entrambi tanta gavetta da vice, esperienza che è servita a prepararli, facendoli essere pronti per l’occasione che gli si è presentata ed alla quale hanno risposto alla grande. Pur essendo così diversi, però, li accomuna il grande carisma e la profonda conoscenza del gioco che li ha portati a fare molto bene entrambi in questa A2”.
A2 UNICA – Una Serie cadetta nuovamente riformata in estate, situazione che lasciava numerose incognite in avvio sul livello del gioco prospettato. Situazione su cui il centro nativo di Perugia si è ormai fatto una sua idea, al giro di boa: “Si pensava che il livello potesse essere più basso, viste le tante squadre chiamate a partecipare alla nuova A2. Però tante compagini si sono ben attrezzate e, avendo poca pressione, giocano una buona pallacanestro, determinando due gironi molto equilibrati. Tante le squadre candidate alla promozione ma alla fine salirà la squadra che arriverà meglio, più sana ed in forma, ai playoff”. Ma nonostante le difficoltà prospettate da un campionato che concede una sola promozione a fronte di ben 32 squadre, Alessandro è determinato a provarci fino in fondo per aggiungere ancora una ciliegina sulla torta già ricca della sua carriera (anche il bronzo agli Europei giocati in Svezia nel 2003): “Ora come ora avrei voglia di vincere un campionato di A2 con Brescia perché mi piacerebbe tornare in Serie A guadagnandomela sul campo: come per tutti i giocatori, infatti, il mio sogno è di confrontarmi con la più alta categoria possibile”.

la schiacciata di Alessandro Cittadini (foto Salvo Bonaceto)

La schiacciata di Alessandro Cittadini in maglia Sigma Barcellona (foto Salvo Bonaceto)

INCOGNITA PLAYOFF – Certo ‘Il Citta’ conosce bene le insidie del giocarsi un’intera stagione nella lotteria dei playoff, proprio come quell’anno a Barcellona: “Avevamo fatto un campionato straordinario, vincendo la regular season – racconta Alessandro -. Poi abbiamo infilato 3 partite negative in una settimana (che però era per noi la più importante dell’anno) nel primo turno di playoff. Questo purtroppo è un campionato con una formula molto penalizzante per le squadre che arrivano prime al termine della stagione. A quell’epoca accadde che perdemmo gara-1 in casa, subendo troppo la pressione della serie contro Trento, perdendo anche la seconda partita al supplementare quando sbagliammo l’ultimo tiro, arrivando così ‘scoppiati’ a gara-3. Un po’ come è accaduto a Verona lo scorso anno”. Non resta quindi che lavorare per vincere ogni partita in stagione per abituare la squadra alla vittoria, prendere fiducia e allenarsi ancora meglio. E’ chiaro che tutti giochiamo per vincere, ovviamente sempre con occhio puntato ai playoff e quindi con la speranza di fare emergere ora le difficoltà eventuali, per evitare che insorgano più avanti!”. Anche perché “l’obiettivo è quello di fare meglio possibile provando a conquistarci la Serie A, compito molto molto difficile: quello che conta, c’è poco da fare, arriva poi alla fine della stagione!.

Forse però, quello che conta di più, proprio nel giorno del suo 37esimo compleanno, è che la voglia è quella di sempre, l’emozione prima di ogni gara è come quella che sentivo quando avevo 18 anni e le motivazioni non mi mancano: quindi, se il fisico regge – con toccata scaramantica d’obbligo -, la testa va finché vuole!”.

E allora, tanti auguri Alessandro!

Si ringrazia l’Ufficio Stampa della Leonessa Brescia per la cortese collaborazione