PaS rossi

Romano de Roma, romanista da sempre e per sempre. Una casa a Riva del Garda condivisa con la ‘sua’ Layla, moglie nata a Trento ma di padre siriano. Papà premuroso e protettivo di Shady, “colui che incanta. Ho spinto io la scelta di un nome arabo per mio figlio che così potrà conservare le origini culturali di entrambi i genitori”. Un affetto vero e sincero per Chieti ma testa, cuore e anima a Treviglio e per Treviglio: “Per me, una seconda casa. Il posto che, insieme a Chieti, mi ha dato e mi dà tantissime emozioni: indossare questa maglia, coi gradi di capitano, è un grande onore e mi carica di responsabilità ed orgoglio”. Vario, variegato, colorato e colorito il bellissimo mondo di Emanuele Rossi, “Il Gladiatore” della Remer.

Remer Treviglio - Angelico Biella

Rossi e Marino, l’asse play-pivot di Treviglio

ASSE PLAY-PIVOT Dopo le due stagioni già vissute in canotta biancoblu tra il 2007 ed il 2009, Emanuele è al suo terzo anno consecutivo in Lombardia, proprio come Tommaso Marino, playmaker di Treviglio con cui il lungo romano ha un feeling speciale: “Il nostro è un rapporto vero, schietto, in cui ci si scontra anche. Ci completiamo nella nostra diversità: lui è maggiormente istintivo, io più pacato e razionale. Connotazioni forse anche dettate dai miei 4 anni in più e dall’essere diventato padre l’anno scorso, condizione che mi ha portato a vedere alcune cose da un punto di vista differente rispetto a prima”. E anche sul parquet “c’è un’ottima intesa – rivela Lele – come deve essere sull’asse play/pivot. E comunque, posso dire di esser stato fortunato nella mia carriera, avendo sempre giocato con ottimi registi come Tommy, ma anche come Rajola, Tommasiello e Guarino.

LE MINORS SEMPRE COL #17 Partito da Roma passando per Frascati, società che ormai 15 anni fa gli stampò sulla schiena – e di spazio ce ne doveva essere parecchio già allora! – il numero #17 che “porto sulle spalle da ormai 15 anni consecutivi (che abbia scelto le sue squadre in base alla disponibilità del numero?!). Dai tempi di Frascati, quindi, quando un mio compagno e grande amico, chiese di scambiare il suo 17 col mio 20. Accettai di buon grado, essendo lo stesso numero di Damiano Tommasi, allora faccia pulita e instancabile lavoratore del centrocampo della Roma. E mio grande idolo essendo, un po’ come me, un giocatore di quantità!”. Dopo le giovanili, Emanuele ha indossato le canotte di Riva del Garda, Rieti, Virtus Siena, Casale (anche se solo per metà stagione), Treviglio, Omegna, Chieti, per poi tornare nuovamente alla Remer, guadagnandosi la ribalta delle ‘minors’ (B1, DNA o che dir si voglia), dominando il pitturato a suon di punti, rimbalzi ed intimidazione, provandosi praticamente solo ora (a 33 anni) nel secondo campionato nazionale. “Probabilmente il mio percorso prevedeva questa strada fatta di tanta gavetta – rivela Lele -. Inoltre le mie scelte sono state spesso dettate dalla volontà di stare a lungo sul parquet. Però sono contento e abbastanza soddisfatto di quello che ho fatto fino ad ora. Solo abbastanza perché ancora non ho vinto un campionato, pur avendo giocato 4 finali e 3 semifinali. Mi resta, quindi, quel pizzico di amaro in bocca, unito però alla voglia di provarci ancora, fino a quando riuscirò a farcela!”.

Grande battaglia sotto i tabelloni tra Lele Rossi e Raminelli (foto di Danilo Scaccabarossi)

Battaglia sotto i tabelloni per Lele Rossi con la maglia di Chieti (foto di Danilo Scaccabarossi)

IL RECORD “Me lo ha ricordato Facebook: proprio ieri (9 dicembre, ndr) è stato il terzo anniversario della gara contro Latina con la mia prestazione monstre – che non scorderò mai -, in cui ho realizzato 62 punti di valutazione (frutto di 33 punti, 21 rimbalzi, 9 falli subiti, 4 assist ed altrettante palle recuperate, ndr). Ancora oggi punteggio record per quanto concerne la serie B1. Un piccolo segno nella storia di questo campionato che mi inorgoglisce molto”, ci rivela Rossi con grande soddisfazione.

REVENGE Probabilmente, invece, il centro di Treviglio non avrà bisogno di Facebook per ricordarsi della bella vittoria conquistata sul campo della Tezenis Verona guidata da coach Marco CrespiUno degli allenatori più bravi che abbia avuto dal punto di vista tecnico (suo coach nella parentesi di Casale Monferrato, ndr). Gran conoscitore di pallacanestro, ha ottenuto risultati importanti con tutte le squadre che ha allenato. Ma quelli in Monferrato con lui, sono stati i 6 mesi della mia carriera che ricordo con meno piacere, avendo dovuto affrontare situazioni particolari. In quel frangente, ebbi anche io le mie colpe: con la maturità e la conoscenza che ho adesso non rifarei determinate cose, ma alla fine penso che mi sia servito ad arrivare dove sono ora, non rinnego nulla”. Rapporto allenatore-giocatore spesso crudo, diretto, duro, come rivela Rossi stesso: “In tutto questo ci tengo a sottolineare che coach Vertemati non è un angelo, ma io lo amo! E da coach Billeri, che mi ha formato a Riva del Garda, presi pure uno schiaffo, ma è stato come un padre per me. Non mi ha mai spaventato la durezza, ma credo sia doveroso misurare e pesare le parole, capire le diverse personalità presenti all’interno dello spogliatoio e relazionarsi di conseguenza”. In definitiva, prosegue Emanuele, “dopo 8 anni, mi sono preso una bella rivincita, anche se preferisco vedere la vittoria di Verona come un’affermazione importante, su un campo ostico, in un momento difficile per la nostra squadra”. Un inizio di stagione complicato per la Remer, saldamente guidata però da coach Adriano Vertemati, come ci racconta lo stesso capitano biancoblu: “Ho massima stima e rispetto del lavoro che svolge, è un comunicatore, un trascinatore è la nostra punta di diamante. Mi auguro che possa avere la chance di confrontarsi col basket del piano di sopra, allenando in serie A, la merita. Con lui ho un rapporto molto diretto e sincero, vero, che va oltre la pallacanestro. E’ una persona molto importante nella mia vita, essendo anche quasi coetanei, abbiamo la possibilità di confrontarci su tante altre situazioni”.

Remer Treviglio - Angelico Biella

L’esultanza di coach Vertemati nella serie di Playoff 2015 giocati contro Biella

5 STELLE Una vittoria emozionante, dal grande valore intrinseco, ma “la mia carriera è costellata da tante affermazioni che ricordo con gioia. Una di queste è gara-3 di semifinale playoff del 2012, conquistata paradossalmente contro la mia Treviglio, indossando la maglia di Chieti. Dopo aver vinto gara-1 in casa, non potei scendere sul parquet in gara-2 per problemi fisici, extracestistici. Grazie allo staff medico ed alla mia forza di volontà riuscii a giocare e, nonostante uno stiramento importante subìto dopo pochi minuti, riuscii a restare in campo, dando il mio contributo ad una splendida vittoria, ottenuta mettendoci cuore e determinazione. ‘Il Gladiatore’“Poi Treviglio, con cui abbiamo conquistato tanti successi di valore: mi piace ricordare quello in casa su Piacenza che ci diede l’accesso ai playoff della passata stagione, o gara-2 con Biella in un PalaFacchetti incredibile che ci spinse con veemenza per superare una compagine di categoria superiore come l’Angelico”.

FAIR PLAY Match decisivo con Biella certamente contrassegnato dal suo bel gesto, quando dichiarò spontaneamente il suo tocco, permettendo all’arbitro di assegnare agli avversari la rimessa. All’istinto non si comanda! Quell’episodio fece scalpore e da un certo punto di vista – non sono ipocrita -, fa anche piacere salire alle luci della ribalta per situazioni positive. Dall’altra, in quell’occasione mi venne spontaneo rivelare il mio tocco all’arbitro. Poi, speravo che l’onestà venisse premiata dal fato, invece arrivò un canestro anche fortunoso di Berti, ancora oggi ben impresso nella mia mente. Cerco di essere una persona coerente, pur con le mie pecche ed i miei difetti, però, usando una metafora, qualche volta le rimesse non le cambio!”.

MONDI DIVERSI Sportività ma anche grande umanità e sensibilità, e allora Emanuele ha voglia di affrontare anche temi extracestistici di grande complessità, ma che gli stanno particolarmente a cuore: Layla, sua moglie, è nata in Italia da madre italiana e padre musulmano, emigrato 50 anni fa dalla Siria. E’ l’ignoranza che fa la differenza, Lele prende in prestito parole non sue ma che esprimono chiaramente e sinteticamente il suo pensiero. “Io non mi reputo un esperto in materia politica o religiosa – prosegue -, però mi rendo conto che c’è molta, molta ignoranza ed è proprio questa disinformazione a far paura. Sono quasi 11 anni che sto con mia moglie, laureata in Lingua e Cultura dei Paesi del Mediterraneo con specializzazione in comunicazioni internazionali, trattato come un figlio dal padre e da tutta la sua famiglia. Fino a 5 o 6 anni fa passavano le ferie proprio in Siria, ora non è più possibile, perché è un Paese che non esiste più. I media ci raccontano mezze verità, quello che succede veramente, non ci arriva. Spesso la mattina ci svegliamo sperando che i pochi parenti rimasti là stiano bene: a volte capita di non sentirli per giorni, settimane, per poi scoprire che hanno dovuto affrontare un periodo senza acqua o cibo, mentre noi siamo qui in Italia a rimuginare su frivolezze. Ogni tanto ci si dovrebbe fermare e pensare a quanto siamo fortunati”. Poi la riflessione si sposta sui tanti sproloqui sentiti nell’ultimo periodo: “L’affermazione ‘rimandiamoli tutti a casa’ è di un’ignoranza clamorosa: se loro avessero avuto una casa, non sarebbero certamente venuti qui. Sono il primo a riconoscere che una minima parte di quelli che arrivano, possono essere delinquenti, però la colpa è anche della legge italiana, che non dà certezze della pena oltre che adeguati controlli”. Poi prosegue: “Fa rumore quello successo a Parigi, ma non la morte di 150 musulmani per mano di cristiani: non è più una questione religiosa, si ha a che fare con gente ‘malata’, che uccide in nome di Dio, o di Allah, o di chicchesia, armata dal potere. Non è un caso che nei Paesi ricchi di petrolio risolvano i problemi, mentre dove non è presente l’oro nero, se ne ‘fottono’ altamente.
Emanuele torna più specificamente dentro al mondo della pallacanestro, un mondo multietnico, multirazziale, ma anche un mondo dove “non ho mai vissuto nessun tipo di problema o di situazione che abbia sconfinato in questioni razziali. Solo in una occasione un avversario ha avuto la malaugurata idea di apostrofare un compagno di colore, ma due azioni dopo è stato casualmente costretto ad uscire per colpa di uno di quei contatti duri che capitano nella pallacanestro. Colpo fortuito, ovviamente, e peggio per lui!”.

Tutta la carica di Lele Rossi (foto di Danilo Scaccabarossi)

Tutta la carica di Lele Rossi (foto di Danilo Scaccabarossi)

#TUTTIINSIEME Planando nuovamente sulla sua Treviglio – vittoriosa domenica scorsa ai danni della Fortitudo Bologna -, ora a quota 8 punti in classifica dopo 11 giornate di campionato. Un campionato difficile, complicato, ricco di insidie e così, dopo l’hashtag #siamoultimi che aveva creato grande viralità mediatica nel corso della passata stagione, il capitano biancoblu conia quello che potrebbe essere il claim del nuovo corso 2015/16 della Remer: #Tuttiinsieme. E con questo ‘insieme’ intendendo chiamare a raccolta la Squadra, la Società e tutto il pubblico, perché dovremo remare con forza e nella stessa direzione se vorremo mantenere questa categoria. Le prime 11 gare stagionali, infatti, ci sono servite per capire che il mare non è piatto, ma è spesso in ‘burasca’ (ci sembra giusto lasciare il termine in romano rafforzativo!), quindi bisogna stare saldi, vogare contro i più forti per andare incontro a questa tempesta e superarla di slancio, tutti insieme!.

E allora, Lele, in bocca al lupo! “Si, ma crepi l’aquila laziale, però, non certo la lupa!”. Romano de Roma, romanista da sempre e per sempre.