PaS fantinelli

“Come tipo di giocatore, oltre che come tipo di persona, trovo molta più soddisfazione nel far segnare un compagno, piuttosto che farlo io. In queste poche parole si può riassumere Matteo Fantinelli, playmaker classe ’93 della De’ Longhi Treviso.
TRIPLA DOPPIA – Parole che rendono ancora più forte e chiara l’idea della sua prestazione monstre nella straordinaria vittoria contro Mantova (25 punti, 11 rimbalzi, 11 assist e tanta tanta leadership!) ottenuta dopo 3 tempi supplementari. “La Dinamica è una delle squadre favorite per vincere il campionato. Noi invece siamo in una situazione non facilissima: il capitano (Agustin Fabi, ndr) è fuori da 3 settimane per un problema alla schiena, Marshawn non si era allenato tutta la settimana e poi non ha giocato, Abbott è arrivato da poco e lo stiamo ancora inserendo – Matteo racconta così l’approccio al match vincente di domenica scorsa -. Abbiamo fatto una grande gara di squadra per riuscire a portarla a casa, trovando un’affermazione che ci dà fiducia e morale”. E non si sofferma troppo sulla sua ‘tripla doppia’: Non guardo le statistiche. Mi interessa arrivare alla fine della partita conquistando una vittoria. Domenica è andata così, ho giocato una bella gara, ma potevo essere io come chiunque altro, non era importante: quel che conta è che siamo riusciti a portarla a casa!”.

Matteo Fantinelli MVP (De' Longhi Trevso)

Matteo Fantinelli MVP (De’ Longhi Treviso)

CONTINUA CRESCITA – A livello numerico, una prestazione più unica che rara nel panorama cestistico nazionale (36 di valutazione) che confermano il trend positivissimo fatto registrare dal playmaker nativo di Faenza. La sua Faenza(!): “Ho poche conoscenze all’interno del mondo della pallacanestro, qualche amico con cui ho giocato, ma gli amici sono tutti nella mia città d’origine, e nessuno di loro è un giocatore di basket!. In questa prima metà di stagione è migliorato in tutte le voci statistiche rispetto all’anno scorso, dato numerico di cui Matteo non si fregia: “Non ho idea di quali siano le mie statistiche, proprio perché è una cosa che non guardo”. Restando comunque ben conscio degli angoli da smussare per crescere ancora: A livello personale devo aumentare la fiducia nel mio tiro: più che non essere un tiratore, sono un ‘rifiutatore’ del tiro, situazione diversa (sorride… ma domenica serviva segnare, e lo ha fatto!). Preferisco far giocare la squadra, mentre qualche volta sarebbe più utile alla squadra se mi prendessi qualche conclusione personale in più. Poi, ovviamente, devo lavorare in tutti i fondamentali del gioco, particolari che vanno quotidianamente allenati e migliorati”.

COAST TO COAST – Regista dotato di grande stazza fisica, con altezza certamente superiore alla media nel ruolo, Matteo è capace di regalare anche giocate di grande spettacolarità. Capita spesso, infatti, di vedergli catturare il rimbalzo difensivo per poi guidare la transizione, molte volte chiusa con l’affondata! Mi piace molto aprire il campo, spingere il contropiede, pensando che si possano creare belle situazioni sia per me che per i miei compagni quando le difese non sono ancora schierate. Oltretutto è proprio la nostra prima opzione – anche come sistema di gioco della De’ Longhi, spiega Fantinelli -, quindi non faccio altro che eseguire le richieste dell’allenatore, essendo una situazione in cui mi ci rivedo e trovo molto, peraltro”. Grande feeling con coach Pillastrini, quindi… Con lui mi trovo benissimo. Mi piace il rapporto che instaura con i giocatori avendo un approccio piuttosto distaccato, relazione che trovo corretta vista la sua posizione, il suo ruolo e le sue responsabilità nel dover prendere decisioni importanti. Gestisce bene le situazioni, con grande tranquillità, trasmettendoti fiducia e serenità. Inoltre è molto chiaro nelle cose che chiede sul parquet, rendendo tutto più semplice!”.
DALLA F ALLA V – Ma il ‘piccolo’ Matteo non è nato con la palla a spicchi in mano: Giocavo a calcio, poi mi sono avvicinato alla pallacanestro perché mi piaceva, e mi piace ancora, andare a giocare al campetto. Il regista della TVB ha vissuto molto il basket delle minors: “Faccio fatica a pensare a nomi o idoli in particolare che abbiano condizionato la mia carriera: sono sempre stato appassionato e tifoso di Faenza, che allora militava tra la Serie C1 e la C2. Forse, il giocatore che mi impressionò di più da bambino, fu Simone Cervi, ritiratosi quest’anno. Un ragazzo dotato di grande talento che ha sempre giocato nelle minors, dandomi sempre l’impressione di essere veramente forte.

Marco Sanguettoli

Coach Marco Sanguettoli

Dopo la crescita nel Basket ’96 Faenza, due stagioni giocate indossando la maglia della Fortitudo Bologna, poi il passaggio in Virtus: “Passo obbligato a causa del fallimento della Fortitudo. Dopo l’estate è arrivata la chiamata e sono andato a provare alla Virtus, entrando in contatto con una persona speciale come Marco Sanguettoli, diventato poi il mio allenatore. Con lui mi sono trovato benissimo: è una persona squisita con cui ho legato anche fuori dal campo. Un coach che ti permette di crescere moltissimo anche individualmente, avendo come obiettivo proprio la crescita del singolo più che il risultato di squadra, concetto basilare per un settore giovanile. Passaggio in Virtus che gli ha consentito di vincere il campionato nazionale U19 battendo Siena nella finale del 2012 (insieme a Landi, Imbrò, Pechacek…), con la nomina nel quintetto ideale della manifestazione: Lo scudetto U19 vinto è qualcosa che mi porterò dentro tutta la vita. Nell’arco di una sola settimana abbiamo giocato tante partite decisive, vivendo emozioni uniche, intense e vibranti”.
IL ROSSONERO – A quel bambino che giocava a calcio, è rimasta la passione, una passione a tinte rossonere, tifoso del Milan (“Sono passati tanti campioni, ma quello che mi faceva impazzire quando entrava e segnava, era Pippo Inzaghi. Tecnicamente non era il migliore in campo però riusciva a compensare le lacune che poteva avere, con una voglia, un amore per il gioco davvero invidiabili, rivela Matteo). Un Milan che da lungo tempo stenta a trovare risultati consoni al suo blasone: “Facile fare un’analisi da tifoso e affermare che non abbiamo giocatori all’altezza – confessa d’impeto il play della ‘tripla doppia’ -. Ma se poi mi si chiede di fare una valutazione più lucida, pur non avendo le carte in regola per approfondire troppo la questione, mi verrebbe da pensare che, nei momenti difficili, debba esserci in primis programmazione. Quindi, avere un progetto slegato dai risultati del campo ma connesso con la crescita della Società e degli atleti che ne fanno parte, sia indispensabile”. Facile il confronto con la ‘sua’ TVB: “Che poi è quello che sta succedendo qui: dopo Benetton, Treviso era una scommessa, a partire dal trasferimento al PalaVerde dopo la stagione in DNB, senza conoscere la possibile risposta della gente. Ovviamente siamo stati molto aiutati dai risultati, con la vittoria del campionato di Silver e la posizione di vertice della stagione in corso, però è stato fondamentale avere avuto questa buona programmazione, prima ancora di aver ottenuto questi risultati. A Treviso si stanno facendo le cose fatte per bene”, conclude Matteo con un certo orgoglio.

Con la voglia di fare sempre meglio: “Sarà una stagione molto lunga, articolata e complessa – conclude il play della De’ Longhi -. Stiamo giocando praticamente due campionati con una sola promozione. Quello che dobbiamo fare nell’immediato è riuscire a qualificarci per le Final Eight di Coppa Italia e, più nel medio termine, conquistare l’accesso ai Playoff: un round finale in cui, come ha dimostrato lo scorso anno Agrigento, può succedere davvero di tutto. Per cui dovremo arrivare a fine regular season carichi per giocarci le nostre carte fino in fondo.

E allora, buona partita Matteo!

Si ringrazia l’Ufficio Stampa della De’ Longhi Treviso per la cortese collaborazione