Leonardo Zeppieri, presidente Prima Veroli

VEROLI – Ad accontentarsi non ce la fa. Dopo più di un decennio di stagioni piene di successi e soddisfazioni, a lui fa strano sentir parlare di squarcio di luce per appena due successi conquistati in tre partite dalla sua squadra, pure con la prospettiva di allungare il trend positivo con la sfida casalinga di domenica contro Ostuni. Leonardo Zeppieri ha vissuto filotti ben più esaltanti come presidente della Prima Veroli. Tanto che, sentendo la sua analisi del periodo giallorosso, aver vinto con Piacenza e a Forlì e perso in casa con Brindisi non gli basta proprio: “Io partirei proprio dalla sconfitta di Brindisi. Sulla carta Veroli non aveva niente da invidiare alla squadra pugliese e sotto questo punto di vista la partita di Brindisi è stata una gara infelice. Non dovevamo pensare che fosse normale perdere a Brindisi – sebbene ci possa stare -, perché se la nostra squadra mettesse in campo tutto quello che ci aspettiamo dall’inizio della stagione, di certo Brindisi non è superiore a Veroli. Quindi questo amareggia un po’. Però, tutto sommato, in tre partite abbiamo vinto 2 volte, quindi faticosamente proviamo a rialzarci”.

 

Pure le sofferenze patite nel finale di Forlì contro un’avversaria rimaneggiatissima non contribuiscono a risollevare l’umore del numero uno giallorosso: “Io ero a bordo campo a Forlì e la sofferenza negli ultimi minuti è stata tantissima. Effettivamente ha rispecchiato ciò che è questa squadra, timorosa, paurosa di portare in porto il risultato, una squadra che in certi momenti dovrebbe essere presa in mano da qualcuno e invece non c’è mai il giocatore che si erge. Abbiamo rischiato di non vincere una gara che dopo tre quarti era già chiusa a nostro favore, talmente evidente era la superiorità rispetto al loro roster risicato”.

 

Con la vittoria casalinga di Jesi su Brindisi nel posticipo di martedì sera, i punti di ritardo dalla zona playoff sono risaliti a 4, ma restano sempre “paragonabili” ai 2 di vantaggio sulla retrocessione. Zeppieri è contrastato tra il guardare avanti o indietro nella classifica: “Io sono portato a guardare avanti per mentalità di imprenditore. Ma io non posso guardare avanti in questo momento perché fino a poche ore fa eravamo con la possibilità, perdendo a Forlì, di essere di nuovo ultimi. Sta alla squadra dimostrare che il periodo buio è passato. E poi la classifica è così corta che tutto è ancora possibile”. Ma l’ingresso ai playoff potrebbe davvero raddrizzare la stagione? “Questa è una squadra matta. Già l’anno scorso è successo che dopo un girone d’andata catastrofico siamo andati a giocarci la finale – perché quella con Venezia si è rivelata di fatto una finale vista la successiva ammissione in Serie A dei veneziani. Le caratteristiche di squadra da vertice ce le abbiamo ancora, se mentalmente e fisicamente è a posto Veroli non ha nulla da invidiare alle altre 14 “sorelle” del campionato. Aspettiamo con fiducia, dopo aver passato momenti molto brutti speriamo che esca quel raggio di sole che porti la squadra ad un livello che le compete maggiormente”.

 

Attualmente le soddisfazioni maggiori in ambito cestistico per Zeppieri vengono da fuori Veroli, in particolare dai personali attestati di stima giunti da Roma. Infatti, il presidente verolano conferma la notizia, anticipata la scorsa settimana da “La Provincia”, del suo possibile ingresso nella dirigenza della Virtus Roma, che a fine stagione verrà lasciata dal presidente Claudio Toti. Zeppieri spiega come stanno in effetti le cose: “Sono stato contattato da un paio di persone per creare un progetto generale a livello di settore giovanile che coinvolga le società di basket più importanti di Roma e delle zone limitrofe, progetto che avrà chiaramente riflessi sulla Virtus. E si è parlato anche di un mio possibile coinvolgimento diretto per rilanciare il club capitolino, che però, per quanto mi riguarda, non può prescindere dalla permanenza del presidente Toti, che ha fatto tanto per il basket a Roma e va tenuto stretto: io non vedo una Virtus Roma senza Toti. Proprio per il rapporto di amicizia che mi lega a lui, non ho fatto nessun diniego circa un mio possibile ingresso. Ma non abbiamo parlato di soldi, non si è detto che vado ad aiutare Roma perché Roma ha bisogno di me. Ho detto solo: se c’è un progetto su cui poter far decollare il basket capitolino, essendo io uomo di basket se posso dare il mio contributo potrei essere disponibile, soprattutto dal punto di vista dell’esperienza nel campo, visto che in tutti questi anni ho avuto modo di maturarla. Però, ripeto, non buttandomi all’avventura, ma ripartendo dalla dirigenza attuale che ha le capacità per cambiare il trend negativo del basket a Roma”. Ma andare a Roma significherà abbandonare Veroli? “Ad oggi non penso niente, né di abbandonare Veroli, né di andare a Roma. O viceversa. Di certo Veroli è un progetto che deve essere fatto ad ampio respiro, sennò altrimenti in mano a poche persone – ovvero io e il mio piccolo gruppo dirigenziale che ringrazio per tutta la sua affidabilità – non può andare avanti. Se non ci diamo una mossa tutti, le poche realtà positive di questa provincia rischiano di sfuggirci. E certi programmi, che tanto piacciono ai nostri tifosi, cioè vincere sempre per poi lasciare il palazzetto vuoto quando si perde, essere rivisti”.

 

Paolo De Persis