Jesi – Trieste non riesce a far sprofondare ancor più in basso l’Aurora, le scava la fossa, ma quando arriva il momento di darle il colpo di grazia, si vede sfuggire di mano il successo. Un successo praticamente già in tasca.

Accade tutto, quando mancano poco meno di 4’ dalla fine, quando la terna arbitrale fischia frettolosamente un antisportivo a Gueye, che entra in rotta di collisione con Pecile, lanciato in contropiede, mandandolo a terra. Contatto apparso ai più fortuito, anzi, un fallo del genere, se volontario, sarebbe stato da espulsione, più che da antisportivo. Fatto sta che dopo i due liberi di Pecile, che la portano sul +6, Trieste inaspettatamente diventa preda di un colossale black-out, che le costa un doloroso 0-13. In poche parole la squadra di Dalmasson, praticamente in vantaggio da sempre, ritrova il canestro solo 5” dalla fine, con due liberi di Zahariev, sul 68-75. Roba dell’altro mondo.

Una metamorfosi inaspettata, per di più quando la squadra era a un passo dalla vittoria: paura di vincerla, paura di perderla? Non si sa, forse proprio quella stessa paura di perderla che all’inizio era sembrata attanagliare Jesi.

Nelle fasi decisive l’Aurora, per la prima volta in tutta la partita, ha giocato con la determinazione giusta, ha capito che era arrivato il momento di essere più cinica, di mordere l’avversaria e in un attimo – pochi giri di lancette – Trieste si è sciolta come neve al sole.

Peccato, perché gestire il finale, con qualche punto di vantaggio e vincere la partita, sarebbe significato molto per Trieste, che avrebbe superato un esame importante, più per sé stessa, che per la classifica.

Jesi invece chiude il match in bellezza, denotando insperati segnali di vita, quando, come detto, aveva già un piede nella fossa e un’altra vittoria avrebbe significato il tracollo e poter lottare solo per il minimo degli obiettivi, il più pericoloso, cercare di chiudere almeno al penultimo posto.

Certo, i due impegni proibitivi a cavallo tra fine 2015 e inizio 2016, contro Brescia e Verona, non alimentano tante speranze, ma con due punti in classifica in più si può tirare legittiamente un sospiro di sollievo.

Bel duello Pecile-Gueye (foto G.Esposto)

Bel duello Pecile-Gueye (foto G.Esposto)

Starting five

Jesi: Battisti, Greene, Santiangeli, Hunter Paci

Trieste: Prandin, Baldasso, Parks, Zahariev, Pipitone

 

Palla avvelenata

Quello 0-13 finale grida davvero vendetta, Dalmasson non infierisce sui suoi ragazzi e non cerca facili alibi, ma sicuramente sarà d’obbligo una tiratina d’orecchi: hanno perso un’occasione importante per la loro maturazione. Perdere una partita già vinta… o quasi, è un notevole passo indietro.

Continua la serie impressionante di palle perse dell’Aurora, stavolta 15, buon per lei che di fronte non c’era Roseto, non ce ne voglia Trieste, sarebbe stato un altro massacro.

 

Se la matematica non è un’opinione

I 27 punti complessivi di Trieste nei due quarti conclusivi, spiegano l’involuzione della squadra di Dalmasson, ma c’è un altro dato allarmante i 68 tiri tentati dai giuliani, contro i 49 dell’Aurora, che non sono bastati per avere la meglio sull’avversaria, tanto più quando sparano a salve giocatori come Parks (1/12) e Pecile (1/8), che di fronte al suo ex pubblico stecca, chiudendo perfino con una valutazione negativa, -3.

Prandin (foto G.Esposto)

Prandin (foto G.Esposto)

Coach to coach (ipse dixit)

Dalmasson: “E’ stata una partita tra due squadre che avevano paura di perdere, Jesi all’inizio ha faticato a entrare in partita, alla fine noi, quando il pallone scottava, siamo andati incontro a grandi difficoltà. Questo testimonia le difficoltà attuali della mia squadra a gestire le situazioni che contano, quando si va a decidere la partita. Non voglio trovare le solite scusanti, che la squadra è giovane, chi vuole fare il giocatore di professione deve sfruttare proprio queste situazioni per crescere e dimostrare maturità. Penso che in tal senso, per noi, sia stata un’occasione persa. Dobbiamo lavorare tanto e questa partita ce l’ha dimostrato, sarebbe bastato mettere un po’ di cattiveria e determinazione, invece abbiamo sbagliato dei tiri da sotto incredibili, che ci avrebbero portato a +6, +8, e magari loro avrebbero avuto difficoltà a rimontare. Al contrario, con quegli errori abbiamo ridato fiducia a loro e nel finale c’erano in campo due squadre con visi diversi. Noi avevamo sempre più paura di perdere, di pari passo Jesi riusciva a ritrovare autostima”

Lasi: “Ho provato situazioni tattiche nuove, mettendo in quintetto Battisti come play, dando quindi più libertà a Greene e Santiangeli, come in altre partite ho provato a partire con Picarelli o Gueye. Battisti ci ha dato una buona mano, pur perdendo un po’ di sicurezza al tiro. Era una partita che dovevamo vincere e ci siamo riusciti, giocando con pazienza, soprattutto senza mai smettere di crederci. Abbiamo messo più attenzione in difesa, anche con quei giocatori che sono più votati all’attacco che alla difesa, insomma, ci siamo fatti un bel regalo di Natale, alla vigilia di due partite che saranno difficilissime, contro Brescia e Verona”

 

AURORA JESI – PALLACANESTRO TRIESTE 2004 75-70

18-23; 19-20; 15-14; 23-13

Arbitri: Rudellat, Longobucco, Barone.