Gianluca Lulli

Gianluca Lulli

Parlare della carriera di Gianluca Lulli e riassumerla in poche righe
non è semplice, ci potremmo concentrare sul giovane che ha mosso i
primi passi nel nostro settore giovanile, forgiando un ragazzo che
aveva già tutto per diventare un grande e che semplicemente dominava
contro pari età e non solo. Neanche quindicenne è considerato il
miglior prospetto della nostra regione, Scarinci lo lancia anche in
prima squadra e diviene uno dei più giovani esordienti con la maglia
del Palestrina, allora in B2. L’ala classe 1972 ha però nel destino la
massima serie e la prima a puntare su di lui è la Messaggero Roma, con
la quale vince anche una Coppa Korac, prima di completare la sua
crescita vestendo le maglie di Venezia, Imola, Fabriano, Pozzuoli e
Napoli ed infine nel pieno della maturazione cestistica il matrimonio
con Teramo che diventerà la sua seconda casa, un connubio lunghissimo e
col quale ha scritto le più belle pagine della società abruzzese in A1,
diventandone persino capitano indiscusso e idolatrato.
La sua carriera
da giocatore si chiude il 5 maggio del 2013 col Teramo sponda Penta, in
un playoff di C Regionale che assume grande importanza proprio perché
vive l’ultima apparizione di un atleta attraverso il quale Palestrina
ha conosciuto nuovamente i massimi livelli dopo i vari Tomassi e Busca,
spedendo un proprio figlio ai livelli più alti del basket nazionale.
Il
19 luglio però si volta pagina ed inizia un nuovo capitolo nella storia
di questo fantastico professionista. La Pallacanestro Palestrina e
Gianluca Lulli si riuniscono ufficialmente, la dirigenza prenestina
corona il grande sogno di inserire nei propri ranghi una delle figure
del basket nostrano più rappresentative e cariche di personalità.
Gianluca, che ha da poco guadagnato il patentino come allenatore di
base, appende come detto le scarpette al chiodo ma conferma la propria
volontà di rimanere coinvolto con il mondo delle palestre ed accetta la
possibilità di mettere a disposizione il suo enorme bagaglio di
esperienza e conoscenze maturate nella lunghissima carriera. Dalla
prossima stagione Lulli ricoprirà il ruolo di assistente allenatore in
B e impreziosirà il settore tecnico della Pallacanestro Palestrina
coinvolgendo la persona più adatta nel sempre più convincente programma
di crescita e valorizzazione del vivaio. E’ un accordo che come facile
immaginare riempie di immenso orgoglio la società arancio verde,
restituisce al pubblico una figura amata, rispettata e carismatica, un
beniamino capace di calamitare sempre di più le attenzioni. Una
presenza di indiscutibile spessore, a 25 anni di distanza dalla sua
uscita cestistica da Palestrina, iniziata negli anni Ottanta con tutta
la trafila delle giovanili fino all’esordio in B2 a neanche 16 anni e
la grande affermazione ai Campionati Nazionali Studenteschi di Udine
(vedi foto).
Gianluca, si è materializzato questo matrimonio sognato a
Palestrina. Hai dichiarato che una volta appese le scarpette al chiodo
saresti rimasto nell’ambiente per mettere la propria esperienza al
servizio di un progetto che la richiedesse. Il ritorno non è dunque
solo questione di cuore ma anche una interessante prospettiva
lavorativa.
“Devo partire dall’emozione che ho provato una volta che si
è concretizzato il mio ritorno a Palestrina, sono passati 24 anni da
quando sono partito e sono comprensibilmente contento, soprattutto
perché arrivo in un momento esaltante sulla scia dell’entusiasmo e dei
risultati che la società ha saputo riportare. A lei va il mio
lulli5ringraziamento, anche al ds Braghese che per anni mi ha proposto
l’idea di tornare nel mio paese, ho apprezzato questo grande desiderio.
Era il momento giusto per accettare e mi spiace per chi non mi ha
potuto veder giocare nuovamente con questa maglia, ma credo che tutti
abbiano compreso le circostanze. Ora sono qui e si può lavorare, con
tanti giovani, e io porterò la mia passione per questo sport e un
pizzico di competenza che ho maturato negli anni, ricordando che è la
mia prima esperienza in panchina dove potrò lavorare come assistente di
Fabrizio (Longano) e sui nostri ragazzi“.
La tua importante carriera ha
avuto luogo grazie anche a sani principi che ti sono stati impartiti e
aspetti fondamentali che in questo sport fanno la differenza. Ora in
veste di allenatore, quali di questi ti senti di voler far conoscere
alle nuove leve?
“Sono cambiati i tempi ed è difficile chiedere quello
che poteva essere chiesto una volta, col rischio di pretendere troppo
da ragazzi che in questi anni sono occupati in tanti aspetti. Quello
che cerchiamo di fare insieme è vivere questo sport con rispetto e
mettendoci determinazione e voglia. Non è tanto l’obiettivo ad avere
importanza quanto come si affronta l’impegno in palestra e la domenica,
dare il massimo per non avere rimpianti ed arrivare dove le
potenzialità lo permettono. Negli anni ci sarà poi chi avrà una
carriera importante, chi giocherà meno ma con la certezza di essere
giunti al meglio che si poteva fare.”
Cominci una nuova avventura ma
non si può dire che si tratti di un salto nel buio, tutt’altro. Lo fai
tornando nella tua Palestrina ma soprattutto sarai contornato da
personaggi chiave nella recente storia prenestina che sono poi gli
stessi che avevi conosciuto nella tua giovinezza arancio verde.
“Tante
persone che ritrovo sono le stesse che mi hanno anche accompagnato in
questi lunghi anni da professionista, da lontano c’era chi mi chiamava
e chi mandava messaggi, per sapere di me ma anche per informarmi su
Palestrina, che ho continuato a seguire sempre e comunque. Sarà ancora
qui il maestro Flavio Cecconi che negli anni Ottanta mi ha praticamente
forgiato e che oggi è sempre in palestra a continuare il suo lavoro,
così come Rossella oggi G.M. che in quegli anni era giovanissima e si
avvicinava già al basket. E per non parlare degli altri dirigenti con
cui ho continuato a sentirmi, non più proprio giovani e con altri ruoli
ma che saranno accanto a me in questo nuovo punto di partenza, a casa
mia, con la voglia ed entusiasmo di sempre“.
lulli-660x330A quasi 25
anni dalla tua uscita dalle palestre di Palestrina, tornando con la
memoria a quel periodo esiste ancora un momento particolare che ti
suscita immediatamente lietissimi ricordi?
“Ricordo in particolare e
con affetto la partita in casa contro Battipaglia, si giocava alla
Verrio Flacco ed avevo credo 16 anni, realizzai 12 punti in meno di tre
minuti e vedevo la gente esaltarsi ed impazzire di gioia, ebbene in
quel momento ho cominciato a credere che avessi intrapreso la strada
giusta e davanti a me si poteva aprire un grande percorso.
Dovrei
accantonare altri momenti, come la vittoria nel Torneo dei Rioni che
questa estate è stato rimesso in piedi a Palestrina, ed anche quella
nei Campionati Studenteschi, sono ricordi indelebili e importanti,
riaprire ogni tanto quei cassetti nella memoria riempie di
soddisfazione e da la forza per guardare avanti.”
A Palestrina per
lavorare su un gruppo di giovani locali, in un periodo in cui la
Nazionale Under 20 conquista l’oro e le Nazionali Over40, 45 e 50
dimostrano che la scuola italiana negli anni passati ha saputo
costruire con criterio. Oggigiorno la strada appare più difficile, si
possono ancora stabilire dei paletti imprescindibili?
“Oggi le regole
non aiutano e mi viene in mente in particolare questo, ho avuto modo di
osservare proprio la Nazionale Under 20 in preparazione e credo che sia
stato fatto un grosso lavoro perché non avevamo inizialmente grosse
aspettative su un gruppo valido e con ottimi elementi ma senza veri e
propri fenomeni, un aspetto che però interessa anche altre nazionali e
credo faccia parte del momento in generale. Bisogna tornare a lavorare
nel concreto, anche a scapito dello spettacolo, senza tanti formalismi,
anche se oggi vediamo americani pure in B1 dove un tempo giocavano
esclusivamente italiani. Se oggi otteniamo risultati penso sia merito
anche degli allenatori ed allora è giusto investire qualche soldo sui
vivai e su chi deve crescere questi giovani, non scopro io oggi che si
è persa l’abitudine di insegnare fondamentali ai ragazzi. A Palestrina
si può pensare a questo, lavorare su ciò che abbiamo e continuare in
quanto svolto finora, con i risultati degli ultimi anni che lo hanno
dimostrato.“