Il coach rossoblu tira le somme al termine di una stagione complicata chuisa in crescendo

Andrea Zanchi a colloquio con Marino (Foto Barbara Lodigiani © 2013)

Andrea Zanchi a colloquio con Marino (Foto Barbara Lodigiani © 2013)

CODOGNO – Nei pensieri di Andrea Zanchi non si è ancora spenta l’eco degli applausi offerti dal pienone del “Campus” venerdì scorso all’Assigeco: colonna sonora ideale non solo dell’epilogo della serie di semifinale play off vinta da Torino ma dell’intera stagione iniziata zoppicando e conclusa in gloria – commenta il coach veneziano arrivato a novembre a sostituire “Cece” Riva -. Seppur sconfitti da un avversario più forte, è con la determinazione messa sul parquet che i rossoblu si sono guadagnati ammirazione e rispetto. «Il gruppo del “Pilla” ha strameritato, ha sempre trovato con lucidità la contromisura adatta a superare i momenti di difficoltà: a 1’25’’ dalla fine eravamo pari, i ragazzi sono stati bravi a non cedere. A inizio anno non era così. La forza mentale emersa negli ultimi mesi è frutto di una crescita generata dalla condivisione da parte dei ragazzi del sistema di gioco e di accettazione dei propri limiti. L’impegno è alla base di tutto, poi ci sono entusiasmo, umiltà e partecipazione al lavoro che unitamente alla voglia di non mollare mai all’interno di vincoli fisici e tecnici rende questo gruppo una squadra con la “s” maiuscola».

Il girone di ritorno da urlo, 12 successi su 17 gare, ha aperto la porta dei play off, riservati solo alle prime quattro di regular season. «Risultato eccezionale, in semifinale abbiamo sbattuto contro una “corazzata”, dalle ottime prospettive future, giocandocela alla pari con voglia, applicazione e, non ricordarlo sarebbe riduttivo, anche tecnica: all’interno delle nostre possibilità abbiamo fatto vedere una bella pallacanestro. Per come siamo arrivati ai play off potevamo essere battuti solo da Torino, brava a trovare canestri difficili con esecuzioni da grande squadra nei momenti decisivi».

I tifosi speravano in almeno un successo. «Forse siamo stati puniti oltre i nostri demeriti (l’arbitraggio di gara-3 non è stato dei migliori, ndr), probabilmente ha pesato un po’ di stanchezza per la pazzesca rimonta culminata nel successo di Matera, la delusione con Chieti, la ripresa a Firenze e la chiusura “da battaglia” con Castelletto Ticino. Abbiamo speso tanto ma è stato bello così».

L’Assigeco ha finito in crescendo. «Non è stato facile. In un momento nel quale il lavoro di coach è sottostimato e le società hanno difficoltà a programmare, venendo da un anno a casa dopo l’amarezza di Omegna in un campionato impegnativo per lunghezza e regole, questi ragazzi mi hanno ridato la gioia di allenare. Non solo per le vittorie, ma per lo stare in palestra credendo in quello che gli veniva proposto. Devo solo ringraziarli. Da questa base scaturisce il sentimento: vivere bene assieme genera amicizia e affetto. Abbiamo creato qualcosa esteso poi a tutto l’ambiente ricreando entusiasmo. Questa è una delle squadre più importanti nella storia dell’Assigeco».

È appena finita ma si deve già guardare al futuro. «Credo si sia fatto un gran lavoro. Merito anche di “Cece” Riva che, come può capitare ai coach, non ha ne goduto i frutti pur costruendo questa squadra. Siamo stanchi, ed è un momento di grande difficoltà economica: la dirigenza deve fare le sue valutazioni. Se ci fosse la possibilità di operare in un certo modo, per come mi sono trovato, di sicuro metterei l’Assigeco in cima alle mie preferenze. È presto per fare programmi da concordare con la società: mi auguro si possano creare i presupposti giusti a costruire qualcosa tenendo conto del lavoro fatto finora».

Luca Mallamaci (Il Cittadino di Lodi)


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