Carmelo Anthony: un nome che ha sempre diviso i pensieri dei tifosi dei Knicks. Melo arrivato nella stagione 2010-21011 è stato accolto nella città più famosa degli Stati Uniti come il salvatore della “patria”, quello che mancava ai Knicks da anni per arrivare finalmente ad essere una squadra di alto livello. Non è andata proprio così. In otto stagioni con Anthony in campo New York ha raggiunto i playoff solo tre volte e non è mai andata oltre le semifinali di conference. L’ex Syracuse ha subito tantissime accuse, dalla difesa che ha sempre latitato fino al suo stile in attacco, troppo accentratore di palloni secondo tanti tifosi e addetti ai lavori.
Sicuramente Anthony é un tipo di giocatore che “ferma” l’attacco, giocando il 23.1% dei suoi possessi con isolamenti (primo in tutta la lega) e fa spesso ristagnare la palla nelle sue mani. Ma é anche vero che ha tenuto a galla l’attacco dei Knicks che negli ultimi anni è stato tragico, con medie sempre sopra le righe (24.7 punti di media da quando gioca a New York).
Il vero problema è difensivo. Nell’ultima stagione con lui in campo i Knicks erano al ventiduesimo posto come defensive rating, inoltre aveva una percentuale di 1.6 deflections a partita le stesse di Justin Holiday che però giocava la metà dei minuti. Difensore poco mobile e poco attento.
Passiamo al mercato: Melo sembra veramente voglia andarsene dopo anni di rumors mai concretizzati, stanco forse anche lui delle critiche di una stampa newyorkese che non gli ha mai perdonato nulla.
Nelle ultime ore Anthony pare abbia dichiarato che l’unica destinazione a lui gradita sarebbe Houston. Non più i Cavs alla luce della volontà di Irving di volersene andare e quindi di indebolire il team dell’Ohio.
A Houston però cosa troverebbe Anthony? Paul e Harden che tengono la palla in mano tanto (usage del 58.6% proiettata al 2017-2018) e sono a loro volta accentratori di attacco. Dovrebbe calarsi nel ruolo di secondo o terzo violino, molto difficile mentalmente per un giocatore che è sempre stato la stella della propria squadra. Ovviamente c’è anche il lato positivo: in questo momento della sua carriera a 33 anni andrebbe in una sicura contender e probabilmente avrebbe la possibilità di giocarsi finalmente qualcosa di importante. Ricordando sempre che Melo nel suo contratto ha una clausola che gli permette di rifiutare trade per destinazioni a lui non gradite (no-trade clause).
Houston sembra ormai l’unica soluzione possibile visto la preferenza di Anthony; il suo passaggio a ovest renderebbe ancora più talentuosa una conference già a livelli stellari. Rimane da dire che per i Rockets potrebbe essere la costruzione di una squadra molto competitiva, qualora i tre si unissero e a livello mentale riuscissero a calarsi in ruoli diversi da quelli avuti fino a qui nella loro carriera per il bene loro e della squadra. Oppure un rischio di implosione totale con tre giocatori di questo tipo. Le mezze misure sembrano poco probabili.