Dal nostro inviato

Carmelo Anthony (AP Photo/Jason DeCrow)

Manhattan, NY – Ci eravamo lasciati al Nassau Coliseum dopo la gara di preseason vinta dai Knicks sui Nets con la promessa di rivedere le due squadre in campo il giovedì dopo (il primo novembre) al Barclays Center di Brooklyn.

Ma c’è stato un piccolo imprevisto nello stato di New York e in tutto il Nord Est degli Stati Uniti. Un imprevisto di nome Sandy, che ha lasciato molti, troppi newyorchesi, senza corrente elettrica per giorni. Vedere dal vivo certe scene è impressionante, e fa parte di un bagaglio di esperienza che viene arricchito anche tramite queste catastrofi davvero impensabili per noi italiani (soprattutto nel modo in cui ci si comporta nel post evento).

Per fortuna ci sono anche le esperienze meravigliose che questo posto sa offrire, e quella del Madison Square Garden di New York é una di queste. Nella città ferita, il compito di risollevere il morale é dei New York Knicks, che dopo essersi visti posticipare l’opening night di Brooklyn, affrontano i campioni in carica dei Miami Heat e il giocatore più forte della lega, LeBron James.

E lo fanno nel migliore dei modi, durante l’attesa gara contro Miami, reduce dalla vittoria contro i Celtics e che partono con il quintetto piccolo, con Shane Battier a difendere su Carmelo Anthony. La palla a due vede Chris Bosh contro il rientrante Tyson Chandler, prezioso come il pane per dei Knicks che hanno in quintetto anche Ronnie Brewer, chiamato a difendere sull’MVP James.
L’inizio non potrebbe essere migliore, con New York che gira molto bene la palla, e infatti fioccano le triple per Melo (per lui due nei primi 6 minuti) e compagni, che inaspettatamente difendono forte contro un attacco Heat incapace a trovare le soluzioni giuste: infatti é il solo LeBron in grado di dare punti nel puro e semplice (per lui) uno contro uno, inizialmente contro proprio la difesa di Ronnie Brewer. Coach Spoelstra prova a dare un po’ di linfa offensiva ai suoi con Ray Allen fischiatissimo, ma la mossa non funziona, vista la confusione offensiva e soprattuto difensiva nell’inseguire l’avversario sui blocchi, del numero 34 ex Boston.

15-6 é il primo parziale per i padroni di casa, che sono in grado di sfruttare molto bene i blocchi di Chandler per l’uomo in uscita. Melo é il migliore dei suoi, sorprendentemente attivo anche in difesa, in particolare nel duello con Dwyane Wade. È lui l’uomo più in palla per coach Woodson e lo dimostrano i suoi 13 punti nella prima frazione. Gli Heat decidono di raddoppiarlo, ma per sfortuna loro c’è anche un JR Smith in gran spolvero, che sfrutta alla grande gli spazi trovati. Il primo quarto si chiude con la tripla allo scadere dell’ex Denver, la quarta, che fissa il punteggio, netto per i Knicks, sul 33-17, attutito soltanto da un immenso LeBron James.

La squadra di coach Spoelstra sembra poco presente in campo, ma in realtà l’impressione é che possano accendere e spegnere a loro piacimento. Il copione é lo stesso anche ad inizio secondo quarto, con gli Heat che vivono di molte iniziative personali e i Knicks che continuano a “bombardare” da fuori, a maggior ragione con l’entrata in campo di Steve Novak. Si vede anche Jason Kidd, che inaugura la sua partita con due triple, l’ultima delle quali dà il 41esimo punto agli uomini di Woodson, e con un alley-oop clamoroso verso Chandler, la cui inchiodata fa esplodere il Garden.

In assenza di James, a inizio periodo, é Wade con le sue giocate a tenere a galla gli Heat, che però continuano a concedere troppi rimbalzi offensivi e a non trovare una soluzione efficace contro la voglia e determinazione di Anthony. Nonostante la prova incredibile dei padroni di casa in questo inizio di partita, la gara é ancora aperta su un punteggio tutto sommato positivo per gli ospiti, 45-33 con 5 minuti da giocare prima dell’intervallo.

Ma le palle perse continuano per gli Heat, tagliati in due dalla prestazione straordinaria di Melo Anthony in questo primo tempo. É infatti ancora una volta il numero 7 a ridare 16 punti di vantaggio ai Knicks, con delle stupende giocate fisiche in grado di dar fiducia a pubblico e compagni. Gli ultimi 5 punti dei padroni di casa sono di Felton, davvero a suo agio nella sua seconda vita da “newyorchese”, ma non quanto Melo autore di 20 punti con 15 tiri. LeBron chiude con 14 per Miami, costretta ad inseguire con il punteggio di 55-44.

A inizio terzo periodo gli Heat concedono subito due rimbalzi offensivi agli avversari, e nuovamente non riescono a trovare la via del canestro. I Knicks invece continuano da dove avevano lasciato, con l’arma terrificante quando ben innescata, rappresentata dal tiro da tre. Nonostante l’imperioso James, in grado di eseguire una stoppata clamorosa ai danni del numero 7 avversario, gli Heat sembrano lasciare la scena ai padroni di casa, avanti 63-46 dopo solo 5 minuti dall’inizio della frazione.

LeBron James (AP Photo/Jason DeCrow)

Heat offensivamente brutti, che ricordano i peggiori periodi delle passate due stagioni. L’attacco fa affidamento unicamente sulle giocate individuali dei due fenomeni, ma se anche James e Wade si inceppano é davvero dura. Purtroppo per gli Heat non sono i Knicks ad incepparsi: é il turno di Steve Novak, che dalla panchina segna 5 punti consecutivi che danno il 75-52, massimo vantaggio, ai padroni di casa. Con 3 minuti da giocare i Knicks sembrano vicini all’upset di giornata, ottenuto finora grazie alle triple (ben 30 punti in più degli Heat in questa statistica fino a quel momento). Si iscrive alla gara anche Ray Allen finalmente, con la prima tripla di serata seguita da un tiraccio del “risorto” Rashard Lewis. Buon per l’ex mister 20 milioni che sono suoi i successivi 5 punti degli Heat, che però continuano a non trovare risposte allo splendido giropalla offensivo dei Knicks: i tiri da fuori di Novak e Smith chiudono il terzo periodo sull’81-63, un punteggio che sembra davvero troppo per questi Heat, dimessi e caricati tutti sulle spalle del loro numero 6, come nei peggiori giorni.

Il quarto e ultimo periodo comincia con Prigioni e Thomas dentro per i Knicks, Cole e Haslem per gli Heat con James e Bosh a riposare. L’avvio di quarto sembra quasi da preseason, infatti i due soli punti nei primi tre minuti sono di Udonis Haslem. Gli Heat ci provano, e lo dimostra il rientro, in altre situazioni da considersi prematuro, di James, nonostante il meno 18. La serata dei Knicks é però di grazia. Prima Melo (che chiude a 30 punti e 10 rinbalzi), calmatosi dopo il bellissimo primo tempo, poi Felton (14 punti) , rispondono colpo su colpo ai vani tentativi degli ospiti. Sul meno 19 gli Heat sembrano ancora meno determinati, e lo dimostrano gli errori su semplici rimesse e tiri con metri di spazio. Dall’altra parte Steve Novak (importanti stasera i suoi 17 punti) continua a non sbagliare e “giocando” letteralmente Ray Allen, segna la tripla del 96-76. È a quel punto che LeBron James viene sostituito da Rashard Lewis, segnale di resa se c’è ne uno da parte di coach Spoelstra. È arrivato il momento per il pubblico di invocare il nome di Rasheed Wallace, idolo della folla ancor prima di entrare in campo. Woodson obbedisce e al rientro dal timeout effettuato a 3 minuti dalla fine, Sheed entra in campo. É l’ultimo highlight di una gara dominata dai Knicks, capaci di tirare con percentuali pazzesche dal campo e da tre punti, rispettivamente 42 e 52 percento.

La gara si chiude con la tanto attesa tripla di Sheed, chiamata a gran voce da tutto il pubblico. Certamente non é il trattamento migliore per un fenomeno cosi (“accetto il ruolo alla Scalabrine, mi sta bene”), ma il pubblico di New York é anche questo, entusiasta e sollevato dopo i duri giorni passati. Il punteggio finale é fissato sul 104-84 per i padroni di casa, un più 20 netto che di certo non toglie il sorriso a LeBron e compagni, consci di essere un altro tipo di squadra rispetto a quella vista stasera, ovvero la squadra campione NBA.

Questo concetto coach Woodson lo comprende bene, parlando, come al solito in maniera posata, di una grande vittoria che non deve essere giudicata eccessivamente.

Coach Spoelstra dal canto suo ammette la differenza di energia mostrata in campo: “Hanno giocato una grande pallacanestro, ci hanno tenuto in ginocchio tutta la gara”.

Il sapore di rivincita dopo l’uragano Sandy coinvolge anche i giocatori, anche loro in prima persona affetti dal catastrofici evento. Tutto sta nelle parole di Ray Felton, che rimandano i tifosi alla gara di domenica a mezzogiorno: “Questa vittoria significa molto, per noi e per tutta New York”.