Dal nostro corrispondente

Il parquet del Madison Square Garden, teatro del nostro primo appuntamento di giornata

Il parquet del Madison Square Garden, teatro del nostro primo appuntamento di giornata

NEW YORK, NY – Dopo le disavventure logistiche subite a causa della tempesta nevosa “Nemo”, che ci hanno costretti a sbarcare in città con ben 24 ore di ritardo, eccoci finalmente nella sempre meravigliosa New York, pronti a vivere una domenica cestistica di altissimo livello. L’”NBA doubleheader” che ci attende è, infatti, decisamente succulento, quasi unico: si apre all’una con Clippers-Knicks, e si chiude alle 7 con Spurs-Nets. Ci poteva andare (molto) peggio, insomma.

In attesa della palla a due del Madison Square Garden, decidiamo di fare due passi tra le eleganti vie dell’Upper West Side, dove dopo aver consumato un salato (in tutti i sensi) brunch ci imbarchiamo sulla linea 1 rossa della subway in direzione di Penn Station, celebre stazione ferroviaria adiacente al Garden. Le condizioni atmosferiche sono ideali, e — se non per qualche mucchio di neve ancora presente ai bordi delle strade — non c’è più alcuna traccia del tanto, troppo temuto Nemo.

Clippers-Knicks è una partita molto attesa in città, visti i anche i recenti rientri di Chris Paul, Blake Griffin, Chauncey Billups e Jamal Crawford tra le fila dei los angeleni. Di certo, la nostra speranza iniziale è di assistere ad una loro più dignitosa prestazione rispetto a quella messa in scena due sere fa a Miami, in cui sono stati letteralmente travolti dagli Heat di uno scatenato LeBron James.

Dopo aver perlustrato bordo campo e corridoi, ed avere incrociato due vere e proprie icone cestistiche newyorkesi come John Starks e Allan Houston, ci appostiamo nella tribuna stampa posizionata ad inizio secondo anello. Il contorno è notevole, in cui non si nota praticamente nessun seggiolino vuoto.

Grande prova del leader dei Clippers, Chris Paul (Foto Robert Hanashiro/USA Today)

Grande prova del leader dei Clippers, Chris Paul (Foto Robert Hanashiro/USA Today)

Los Angeles apre la gara infilando tre triple consecutive, a cui New York riesce comunque a rispondere grazie ad un Carmelo Anthony subito in ritmo. Per i Clippers, è (ovviamente) Chris Paul a comandare le operazioni, per la felicità dei nostri occhi e di tutti quelli di coloro che riempiono gli spalti della “World’s Most Famous Arena”.

A metà primo quarto, ecco che entrano contemporaneamente in campo Jamal Crawford e JR Smith, due tra i talenti più puri ed anarchici del globo intero. Dalla panchina di coach Mike Woodson esce poi anche Amar’e Stoudemire, che al momento sembra stia sorprendentemente accettando di buon grado il fatto di non far parte del quintetto iniziale. Di certo, se gli attuali equilibri dovessero reggere, i Knicks potranno davvero puntare a fare la voce grossa in tarda primavera, viste le immense dosi di talento su cui possono contare.

Quando mancano una manciata di minuti alla fine del primo quarto, arriva finalmente il primo squillo di Blake Griffin, che va ad inchiodare a canestro raccogliendo al volo l’assist di Lamar Odom. I primi 12 minuti iniziali si chiudono sul +5 Clippers (22-17), che si trasforma poi velocemente in un +11 alla ripresa delle operazioni, grazie ai canestri in rapida sequenza di Crawford, Bledsoe e Odom.

Sono dei Knicks sbadati ed imprecisi in attacco, a cui poco serve l’ingresso in campo del saggio e stagionato Pablo Prigioni. L’allungo Clippers continua, grazie soprattutto al 50% abbondante dal campo che, se comparato con il 30% dei rivali, fa ovviamente tutta la differenza del mondo.

Il boato più grande dell’intero primo tempo avviene quando è Tom Hanks, seduto a bordo campo, a finire in primo piano sul maxi-schermo del Garden. È una buona occasione per riscaldare un pubblico sino a questo momento piuttosto tiepido, ma che poi viene ulteriormente esaltato dalle due triple di Jason Kidd e JR Smith, che riportano i Knicks sotto di 7 (27-34) a metà secondo quarto.

Sul finale di quarto si assiste ad un entusiasmante botta-e-risposta ad altezze siderali tra Tyson Chandler e Blake Griffin, con quest’ultimo che, visto dal vivo, si conferma atleta dalle doti totalmente irreali. Paul firma gli ultimi 5 punti dei suoi (fanno 16 nel solo primo tempo, mentre 20 sono quelli messi a referto da Anthony), e le squadre tornano negli spogliatoi sul 52-44 a favore di Los Angeles.

Un’entrata del solito Chris Paul apre il secondo tempo, a cui risponde subito Anthony con uno dei suoi mortiferi jumper dalla media distanza. ‘Melo prende fuoco, sfruttando tutto il suo eccezionale repertorio offensivo, che lo rendono uno dei più letali attaccanti della lega.

Non sono bastati ai Knicks i 42 punti di Carmelo Anthony, qui in perentoria schiacciata (Foto AP)

Non sono bastati ai Knicks i 42 punti di Carmelo Anthony, qui in perentoria schiacciata (Foto AP)

La partita entra nel vivo, con i Knicks che aumentano l’intensità difensiva, facendo finalmente entrare in partita tifosi e turisti presenti in tribuna. Carmelo firma il pareggio (58-58) a metà terzo quarto con un altro siluro dalla lunga distanza, a cui fa seguito un tentativo di standing ovation da parte del pubblico.

La furia del numero 7 non si placa, e sembra contagiare anche Raymond Felton, che sfodera un’entrata plastica degna di un (si fa per dire) Derrick Rose dei tempi d’oro. Un paio di azioni dopo è invece Crawford ad esibirsi in una penetrazione ancora più contorta, che, in questo caso, fa invece decisamente parte del repertorio del soggetto in question. Nessuna delle due squadre riesce ormai più ad allungare, ed il 71-70 in favore di LA con cui si chiude il terzo quarto ne è la prova.

Dopo aver assistito nell’ultimo mini-intervallo ad uno stupefacente spettacolo circense, siamo impazienti di vedere cosa gli ultimi 12 minuti di gara avranno per noi in serbo. Entrata di Felton, taglio di Stoudemire che riceve palla dal compagno, e due punti da parte dell’ex-Phoenix che diventano poi 3 grazie al tiro libero supplementare; sul ribaltamento di fronte, tripla di Bledsoe, a cui fa seguito un’altra pregevole acrobazia di Crawford, vero e proprio giocoliere della palla a spicchi. Bledsoe colpisce ancora, e i Clippers riescono a riallungare sul 78-73.

Crawford e Bledsoe, panchinari di lusso come pochi altri, mantengono i Clippers in rassicurante vantaggio, mentre Anthony commette un’insolita infrazione in attacco a causa della pressione difensiva del veterano Grant Hill. Simile errore commesso poco dopo da Stoudemire, la cui irregolare partenza non viene perdonata dall’attenta terna arbitrale.

I Knicks tornano così a farsi sconclusionati nella metà campo offensiva, mentre faticano a tenere difensivamente a bada gli avversari, che zitti zitti tornano avanti di 9 quando mancano poco più di 6 minuti alla sirena finale.

Solida prestazione da 17+12 per Blake Griffin (Foto Chris Trotman/Getty Images)

Solida prestazione da 17+12 per Blake Griffin (Foto Chris Trotman/Getty Images)

New York continua a sgonfiarsi, perdendo ulteriore contatto dai roventi Clippers, che ora possono anche contare sulla ritrovata vena di Paul e Griffin. Quest’ultimo riesce a mettere in mostra un notevole ed incoraggiante tiro dalla media distanza che, se dovesse davvero entrare a fare stabilmente parte del suo repertorio, lo renderebbe giocatore ancor più immarcabile.

E quando i padroni di casa si riaffacciano sul -6 (86-92) con 3 minuti sul cronometro, ci pensa CP3 a chiudere in conti in favore dei Clips con 5 consecutivi punti che non lasciano speranza a ‘Melo e compagni. 102-88 è il risultato finale, con i Clippers che riescono a riprendersi dopo il pesante -22 subito venerdì scorso in Florida. Per i Knicks, invece, una sconfitta che fa male.

L’analisi post-partita di coach Woodson si concentra sulla panchina dei suoi, oggi surclassata da quella dei Clippers: “La loro ‘second unit’ ha giocato meglio della nostra, e quello ha probabilmente deciso la partita — afferma Woodson — Fino ad ora, abbiamo avuto pochissime occasioni di allenarci con il roster al completo, soprattutto difensivamente. Dobbiamo fare del nostro meglio per migliorare”. E interrogato sulla presunta, eccessiva importanza rivestita da Chandler, l’allenatore dei Knicks non si scompone: “Non credo che su Tyson cada troppa responsabilità difensiva. È il suo compito; è il suo lavoro”.

Dopo essere passati dalla press dining room, e aver assaggiato qualche gustoso brownie, siamo pronti a lasciare il Garden e a cominciare a pianificare il trasferimento verso Brooklyn. In TV, c’è LA Lakers-Miami a tenere compagnia agli spettatori in attesa di quella che sarà la nostra partita serale. Per noi, è l’occasione di gironzolare un pochino in giro per la città, con addosso l’eccitazione derivante dal fatto di non dover salire su alcun treno indirizzato verso le desolanti paludi delle Meadowlands — come avremmo dovuto fare nel caso in cui i Nets fossero rimasti di casa in New Jersey — ma invece di spostarci in tutta calma verso quello stiloso neighborhood di nome Brooklyn. Seguiteci, il divertimento non è ancora finito.

Simone Donei