Dal nostro corrispondente

Il Barclays Center, nuovissimo impianto dei Brooklyn Nets

Una visuale esterna del Barclays Center, nuovissimo impianto dei Brooklyn Nets

NEW YORK, NY – Il trasferimento dal Madison Square Garden, in cui abbiamo passato le prime piacevolissime ore del pomeriggio in compagnia di Knicks e Clippers, al Barclays Center è cosa facile facile, e pure veloce. Ci vogliono infatti solamente una ventina di minuti di metropolitana per cambiare borough, vale a dire per lasciare Manhattan ed approdare a Brooklyn.

Il nuovissimo Barclays Center l’avevamo già potuto adocchiare dall’esterno durante una mite giornata di fine settembre, ma mai ci eravamo entrati prima d’ora. Ovviamente, l’atmosfera che ci si respira è totalmente diversa rispetto a quella del Garden. Tutto qui è nuovo di zecca, e rimanda alle eleganti tonalità bianco-nere tanto volute — così, almeno, si dice — da Jay-Z, co-proprietario dei Nets.

Che Shawn Carter, alias appunto Jay-Z, sia coinvolto come mai prima nella gestione del club lo si capisce anche dalla colonna sonora che rimbomba potentemente in tutta l’arena durante l’intero arco della serata. Sono difatti i brani del compianto Notorious BIG, compagno e socio d’infanzia dell’allora giovane Jay-Z, e dello stesso Mr. Carter ad occupare gran parte della playlist della serata che, immaginiamo, potrebbe essere la stessa di tutte quante le altre — il tutto, per il piacere delle nostre orecchie. Dentro di noi c’era tra l’altro la piccola speranza di avere l’occasione di incrociarlo nel dietro le quinte, magari (ma magari!) accompagnato dalla consorte Beyoncé Knowles. Una cosa che avremmo immensamente apprezzato, ma che poi sfortunatamente non si è realizzata.

Altra mostruosa prestazione di Tony Parker, che chiude con 26 punti e 11 assist (Foto Rick Osentoski/USA Today Sport)

Altra mostruosa prestazione per Tony Parker, che chiude con 29 punti e 11 assist (Foto Rick Osentoski/USA Today Sport)

Passando a temi più tecnici, sono i San Antonio Spurs a fare visita agli ancora neonati Brooklyn Nets. Sfortunatamente per gli Spurs, e per tutti coloro che come noi sono presenti all’arena, Tim Duncan e Manu Ginobili non sono della partita. Abbiamo comunque l’occasione di avvicinarci all’argentino quando manca un’ora scarsa al tip-off, quando lo vediamo scherzare assieme al compagno Tony Parker e a Thierry Henry — sì, proprio lui, il celebre calciatore francese, ora in forza ai New York Red Bulls — seduto a bordo campo in qualità di spettatore.

Dicevamo delle pesanti assenze tra le fila degli Spurs, squadra comunque ampiamente abituata a fare a meno di qualche suo prezioso elemento. I Nets, dal canto loro, possono invece contare su un organico al completo, con le due stelle Deron Williams e Joe Johnson regolarmente in quintetto. Durante le presentazioni di rito, Tony Parker riceve un’inaspettatamente calda accoglienza, durante la quale spuntano anche svariate bandiere francesi orgogliosamente sventolate da decine di suoi connazionali presenti in tribuna.

Eravamo parecchio curiosi di assaporare l’atmosfera presente in un’arena così nuova, e collocata in un quartiere come Brooklyn in cui la pallacanestro professionistica mancava da così tanto tempo, forse troppo per essere parte della memoria collettiva della generazione moderna. E le sensazioni nostre non sono state tutto sommato negative, nonostante la (a nostro parere) evidente presenza di molti individui “occasionali”, che non aiuta di certo a creare un’ambiente ideale. Il fatto poi che i boati più chiassosi si levino in occasione dei numeri di Tony Parker rappresenta un qualcosa da noi non molto gradito, poiché possibile indice dell’assenza di una vera e consistente base di competenti appassionati locali — una cosa che, per intenderci, è al momento più che comprensibile.

Ora, la partita. Johnson e Williams, come previsto, prendono subito in mano le chiavi dell’attacco dei Nets, contribuendo in maniera decisiva al loro positivo avvio di gara. Si fa subito segnalare anche Reggie Evans, nel bene e nel male: già 4 sono i suoi rimbalzi dopo nemmeno quattro minuti di gioco, ma quasi altrettanti sono i suoi errori dalla lunetta che non possono comunque sorprendere nessuno, visto il suo notorio grezzume tecnico.

Pure Brook Lopez entra presto in azione, mentre Kris Humphries rimane inizialmente in ombra. Chissà se le recenti voci che lo vorrebbero indirizzato verso la non-ridente (cestisticamente, s’intende) Charlotte in cambio di Ben Gordon lo stanno in qualche modo influenzando.

Gregg Popovich sta guidando gli Spurs alla loro ennesima stagione al vertice (Foto Alan Diaz/AP)

Gregg Popovich sta guidando gli Spurs alla loro ennesima stagione al vertice (Foto Alan Diaz/AP)

Il coro “Broooooklyn, Broooooklyn” comincia a farsi svogliatamente sentire verso la fine del primo quarto, quando Keith Bogans infila due triple consecutive che lanciano i Nets sul +9 (29-20). Coach Gregg Popovich non esita a chiamare timeout, dal quale i suoi Spurs sembrano trarne un certo beneficio. Il primo intervallo lo si raggiunge però con un jumper vincente dalla linea di fondo di Lopez, che riporta i suoi sul +10, 35-25.

Sono un paio di canestri di DeJuan Blair a ridare un po’ di slancio agli Spurs in avvio di secondo quarto. Brooklyn però tiene, grazie anche al risveglio dell’ex-Mr. Kardashian Humphries, che non fa mai mancare la sua dote di agonismo e fisicità.

L’atteso duello Williams-Parker, nel frattempo, non delude le aspettative. Entrambi si confermano, se mai ce ne fosse bisogno, tra i migliori della lega nel loro ruolo, nonostante siano spesso snobbati da chi compila certe inutili graduatorie individuali. È il francese a colpirci particolarmente, anche a causa della sua corporatura assolutamente normale, per nulla muscolosa, che non gli sta però impedendo di compilare l’ennesima stagione ad altissimi livelli.

I primi 24 minuti si chiudono con la tripla quasi sulla sirena di Joe Johnson, che va a stoppare il tentativo di rimonta di San Antonio, che era stata brava a non mollare la presa ed a rientrare fino al -3. 57-51 Brooklyn è dunque il punteggio con cui le due squadre si ritirano negli spogliatoi, e gran parte dell’affamato pubblico negli stand gastronomici.

Si riprende, e Danny Green mette subito a segno la sua terza bomba su quattro tentativi, prima dello 0/2 ai tiri liberi di Reggie Evans che in questo modo, se mai ce ne fosse bisogno, ricorda a tutti quanto poco educate siano le sue mani.

Spurs a stretto contatto dunque, sotto 60-61 dopo che sono passati quasi quattro minuti sul cronometro del terzo quarto. Un tiro dal gomito di Parker riporta poi in vantaggio San Antonio per la prima volta dopo gli ormai lontani minuti iniziali, prima che Kawhi Leonard mandi in fumo gli sforzi a rimbalzo offensivo di Thiago Splitter andando a commettere una sciocca interferenza nel tentativo di tap-in.

Serata non eccelsa per Deron Williams, point guard dei Nets (Foto Debby Wong/US Presswire)

Serata non eccelsa per Deron Williams, point guard dei Nets (Foto Debby Wong/US Presswire)

Il coro “Broooooklyn, Broooooklyn” fa la sua misera ricomparsa a metà quarto, quando i Nets effettivamente necessiterebbero di qualche aiuto esterno per riuscire tenere a bada il primo tentativo di allungo degli ospiti. Green colpisce ancora dall’angolo, e Parker suscita ancora gli stupori dei suoi connazionali sugli spalti con un paio di magie in pitturato.

Il finale di quarto gira tutto a favore di San Antonio, che spinge decisa sull’acceleratore e, quando si gira indietro, si ritrova in tasca un vantaggio in doppia cifra (81-71).

Un’acrobazia sulla linea di fondo di CJ Watson riporta Brooklyn sul -8, ma i rodati Spurs non si scompongono più di tanto e rimangano saldamente al comando per tutto il finale di partita. Ci sono pure Matt Bonner e Boris Diaw a bucare la retina con un paio di tiri da tre in rapida sequenza, che spezzano definitivamente le gambe ai bianco-neri casalinghi.

E dopo che Parker mette a segno il floater del più +18, si sente persino qualche “boo” levarsi dalle tribune, prima che PJ Carlesimo non chiami perentoriamente timeout. Sono a questo punto le “Brooklynettes”, le cheerleaders/ballerine locali, ad attirare le uniche (e meritate, ci mancherebbe) urla di approvazione del pubblico, che sconsolato comincia ormai ad alzarsi in piedi e ad indirizzarsi verso le vie d’uscita del Barclays Center.

I minuti finali sono quasi una passerella per Parker e compagni, con il francese — il quale potrebbe quasi essere definito “idolo di casa”, visto l’entusiasmo che è stato capace di generare durante l’intera gara — che chiude con una pregiata doppia-doppia da 29 punti e 11 rimbalzi. 111-86 San Antonio è il punteggio finale, tanto positivo e soddisfacente per degli Spurs privi di due stelle come Duncan e Ginobili, quanto negativo e deludente per dei Nets le cui ambizioni in chiave-playoffs sembrano così drasticamente ridimensionarsi.

“Abbiamo disputato un pessimo secondo tempo, non so cosa sia successo, di sicuro non è la prima volta che ci accade in stagione — dichiara PJ Carlesimo in conferenza stampa — Non possiamo permetterci di giocare in questo modo in casa, non è assolutamente accettabile, e la cosa mi ha sorpreso, visto che il nostro approccio alla gara mi sembrava fosse quello giusto”. E riguardo agli Spurs, l’ex-nemico di Latrell Sprewell ha solo parole dolci: “Sono un’eccellente squadra, tra le migliori della lega. Sono ormai abituati alle assenze di importanti giocatori, e la nostra strategia difensiva contro Parker evidentemente non ha funzionato”.

A noi, invece, la strategia di puntare su una domenica interamente dedicata al basket NBA è andata benissimo. E pazienza, se al posto di Tim Duncan, ci è toccato vedere Nando De Colo (chi?). Ci rinfiliamo dunque lo zaino in spalla ampiamente soddisfatti, al termine di una lunga giornata che — francamente — meglio di così proprio non poteva andare. Ora, un’ultima corsa di metropolitana ci attende, magari preceduta da una late dinner in qualche ristorante della zona, e sicuramente seguita da una notte di dolce riposo. Ce lo siamo meritati.

Simone Donei