Dal nostro corrispondente

Boston Celtics-New York Knicks 80-88

Un TD Garden caldissimo anche stasera

Un TD Garden caldissimo anche stasera

BOSTON, MA È una stupenda giornata di primavera qui nel New England. Il freddo vento del nord ormai è un ricordo e la gente inizia a lasciare a casa le giacche e ad affollare i parchi. Ma alle sette i parchi sono deserti, le strade sono deserte: in dociottomila sono al TD Garden, la splendida arena che sorge nel West End della città a breve distanza dal Charles River, gli altri sono a casa, davanti alla tv. Stasera i C’s si giocano partita, serie e dinastia. Stasera affrontano i Knicks per gara 6 del primo turno playoff.

L’orgoglio – Sembrava una serie finita. Invece non lo era. Dopo l’iniziale 0-3 tutti avrebbe scommesso sullo sweep da parte di New York. Ma quando in campo ci sono i Boston Celtics tutto può succedere: può succedere di essere sopra di 20 e poi andare a vincere solo all’overtime o andare sotto di 11 e poi annichilire i più brutti Knicks di questa stagione.

Lo chiamano “Boston Pride”. L’orgoglio di una città che, fin dai tempi dei Tea Party, non si è mai fatta mettere i piedi in testa da nessuna. L’orgoglio di una città che, seppur ferita dalla mano di due di giovani ceceni, non si è lasciata sopraffare dalla paura per tornare alla sua vita normale.

I Knicks – Erano partiti con il favore del pronostico. Perché sono nella migliore stagione degli ultimi quindici anni. Perché, nella Eastern Conference, sono secondi solo a Miami e perché Carmelo Anthony non ha mai giocato così bene da quando è professionista. Hanno vinto le prime tre partite senza faticare. E poi il black out. In gara 4 e soprattutto in gara 5. Oggi ritrovano Smith, dopo la squalifica che gli ha fatto saltare la gara di mercoledì scorso, ma con la paura di essere la prima franchigia della storia a farsi recuperare da un 3-0 iniziale.

I Celtics – Sono una squadra vecchia, senza il loro playmaker titolare e forse alla fine di un ciclo. Ma questo non significa che saranno avversari facili. Hanno perso, male, le prime tre gare. Hanno vinto, bene, le successive due. E ora si trovano con la possibilità di impattare la serie di fronte al loro caldissimo pubblico. Lo chiamano Boston Pride.

Carmelo Anthony, partita non esaltante e con molti errori per il #7 (Photo Andrew Theodorakis/New York Daily News)

Carmelo Anthony, partita non esaltante e con molti errori per il #7 (Photo Andrew Theodorakis/New York Daily News)

La partita – Partono forte i Knicks. Con tre triple di Prigioni, il layup di Felton ed i canestri dalla media distanza di Anthony si ritrovano a +16 dopo appena 7 minuti. I Celtics provano a rientrare, ma questo, timido, tentativo di rimonta li porta al fine del quarto comunque sotto di 12.

Nella seconda frazione New York riparte spingendo forte sull’acceleratore e grazie a Felton e Martin porta il vantaggio a 20 lunghezze. Sembra finita. Ma non lo è. Shumpert, Chandler, Melo e JR (quest’ultimi due in evidente fase involutiva) commettono tanti errori, troppi e Terry e Pierce riducono lo svantaggio fino al -12 di metà partita.

Tutti si aspettano ancora Boston dopo l’intervallo e invece è ancora New York. Le difese si allentano, gli spazi si allargano ed i tiratori dei Knickerbockers ne approfittano. Prigioni (il playmaker argentino regala sempre degli ottimi inizi di tempi ma poi Woodson tende a dimenticarselo in panchina), Felton, Shumpert e Smith tirano da fuori e non sbagliano mai: 26-10 di parziale e 20 punti di margine alla fine della terzo.

Vantaggio che sale addirittura a 26 quando di minuti ne mancano solo 9. Sembra finita ed invece non lo è. Perché New York inizia a giocare col cronometro e perché New York è già convinta di aver vinto, ma non aveva fatto i conti con i Celtics, non aveva fatto i conti con il Boston Pride.

E così iniziano cinque incredibili minuti. I Knicks sbagliano tutto: sbagliano le rimesse laterali e da fondo campo. Sbagliano i passaggi ed i tiri più semplici. I padroni di casa invece non sbagliano più nulla. Green, Terry, Pierce e Garden vedono il canestro grande come il Charles River e segnano sempre. In trecento secondi realizzano un parziale di 20-0. Venti a zero. E si ritrovano, per la prima volta dalla palla a due, a contatto. E con tutta l’inerzia dalla loro parte. E con il pubblico che porta il volume del TD Garden a livelli illegali.

New York ha paura, ha paura di portare palla, di tirare, di sbagliare ancora, di perdere. Non c’è più attacco, non c’è più circolazione. La palla viene data ad Anthony e poi si incrociano le dita. Ma il numero sette in maglia blu fa fatica. Parecchia fatica. Ed è solo grazie agli errori dei Celtics e ai tre canestri sbagliati di Pierce che non pagano dazio e, piano piano, riportano a quel +8 con cui chiuderanno gara e serie (88-80).

Tante volte questa serie sembrava finita ma solo adesso i Knicks possono “godersi” le 40 ore di riposo fino alla partita di domenica con Indiana per le semifinali di conference.

Kevin Garnett e Paul Pierce, ultima partita insieme?

Kevin Garnett e Paul Pierce, ultima partita insieme?

In conferenza post gara un visibilmente provato Doc Rivers, dopo aver fatto i complimenti di rito agli avversari, ha dichiarato: “Non so se Pierce rimarrà, non so se Garnett rimarrà, non so se io rimarrò”.

Parole di certo dettate dalla delusione e dalla stanchezza ma che forse nascondo qualcosa che prima o poi doveva succedere: la fine del ciclo di questi C’s. Finirà un ciclo forse ma non finirà quello spirito che chiamano Boston Pride.

 

New York Knicks: C. Anthony 21, I. Shumpert 17. Rim (42): T. Chandler 18, J.R. Smith 7. Ass (18): R. Felton 7.

Boston Celtics: J. Green 21, K. Garnett 15. Rim (35): , K. Garnett 10. Ass (13): P. Pierce 5.


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