Con la regular season andata in archivio da poche ore, la redazione di DailyBasket, come di consueto, ha voluto assegnare i premi a chi maggiormente si è distinto durante l’arco di una stagione intensa, nella quale hanno pesato, come sempre, i tanti infortuni occorsi a molte stelle del firmamento NBA, ma non sono mancati i momenti spettacolari, emozionanti, combattuti e tecnicamente di spessore. Tanti sono infatti gli elementi di alto livello nella lega ed in particolare i vincitori dei nostri riconoscimenti sono quelli che hanno dato maggiormente lustro ad una stagione che, con i playoffs ormai imminenti, deve ancora mostrare il meglio di sé. Quest’anno, rispetto all’anno scorso, abbiamo aggiunto un ulteriore premio virtuale, quello di “Executive of the year”. Sette differenti premi per sette differenti attori, scopriamoli insieme.

 

MVP

KEVIN DURANT, Oklahoma City Thunder

32.0 pts, 7.4 reb, 5.5 ast, 50.3% FG, 39.1% 3p, 87.3% FT, 1.3 stl, 0.7 blk in 38,5 min

Kevin Durant (Photo by Marc Serota/Getty Images)

Kevin Durant (Photo by Marc Serota/Getty Images)

Se la grandezza di un giocatore si misura dal valore degli avversari, beh, spalleggiare per il premio di MVP della lega con gente del calibro di LeBron James, Stephen Curry, Chris Paul e compagnia, certifica la grandezza dell’ala texana. Il recente record con il quale ha superato Michael Jordan per il numero di partite consecutive durante le quali ha fatto registrare 25 o più punti, è certamente significativo ma al contempo incidentale rispetto alla sensazione di manifesta superiorità che lascia continuativamente intravedere in campo. Un’efficacia offensiva che non ha eguali, una leggiadria sorprendente per un giocatore oltre i 2 metri e 5 di altezza, una rinnovata leadership accentuata e favorita dalla duratura assenza di Westbrook. Durant ha trascinato OKC per tutta la stagione, incantando, ad esempio, contro i Warriors con una performance da 54 punti, o ammutolendo la American Airlines Arena grazie a tre quarti paradisiaci nel duello contro LeBron James. Basta? Certo che sì. Meglio di così è difficile giocare. Se poi dovesse vincere il premio di MVP delle Finals…
La Top Three di DB: 1) Kevin Durant, 2) LeBron James, 3) Blake Griffin.

 

MOST IMPROVED PLAYER

ANTHONY DAVIS, New Orleans Pelicans

2o.8 pts, 10.0 reb, 1.6 ast, 51.9% FG, 22.2% 3p, 79.1% FT, 1.3 stl, 2.8 blk in 35.2 min

Anthony Davis (Photo by Andy Lyons/Getty Images)

Anthony Davis (Photo by Andy Lyons/Getty Images)

Nuovo Garnett? Nuovo Stoudemire? Nuovo Bill Russell? Arrivato nella lega forte del titolo NCAA vinto con Kentucky, tanti erano i paragoni con cui, il “monociglio” più alto del mondo veniva, un giorno sì e l’altro pure, accostato. Eppure, la prima stagione in NBA non è stata poi così straordinaria, per via dei tanti problemi fisici ma anche per “colpa” di un carattere riservato. La stagione appena terminata, però, ha mostrato un Davis diverso, molto diverso. Più fisico, più maturo, più determinato, migliorato non poco nel tiro dalla media, nei movimenti spalle a canestro, nella capacità di dar via la palla a seguito dei consueti raddoppi in post basso. Non è così un caso, che in questo 2014 sono arrivati i massimi in carriera per punti (40 contro Boston il 17 marzo) e rimbalzi (21 sempre contro Boston in quella sera da ricordare). L’impatto sul parquet assomiglia sempre più a quello di un giocatore dominante. I paragoni con gli altri giocatori si assottigliano sempre più, Davis è Davis, non più il nuovo Garnett e via discorrendo. Il prossimo passo? Il premio di MVP.
La Top Three di DB: 1) Anthony Davis, 2) Goran Dragic, 3) Lance Stephenson.

 

SIXTH MAN OF THE YEAR

JAMAL CRAWFORD, Los Angeles Clippers

18.6 pts, 2.3 reb, 3.2 ast, 41.6% FG, 36.1% 3p, 86.6% FT, 0.9 stl, 0.2 blk in 30.4 min

Jamal Crawford (Photo by Nathaniel S. Butler/NBAE via Getty Images)

Jamal Crawford (Photo by Nathaniel S. Butler/NBAE via Getty Images)

Se fra qualche anno, Adam Silver decidesse di intitolare a Crawford il premio di 6° uomo dell’anno non ci sorprenderemmo affatto. Già, perché il nativo di Seattle, per l’ennesima volta, si dimostra il giocatore più efficace e produttivo in uscita dalla panchina. Eppure, i dubbi all’inizio dell’anno erano tanti, se si considera l’abbondanza di esterni e dei relativi minuti da dividere nella squadra di Doc Rivers. Ancora una volta, però, Crawford ha disputato una stagione di assoluto livello, elemento imprescindibile nei finali di partita punto a punto o nelle gare in cui occorre tutto il suo talento per provare a rimontare. Con lui, vincere è un po’ più facile.
La Top Three di DB: 1) Jamal Crawford, 2) Taj Gibson, 3) Reggie Jackson.

 

ROOKIE OF THE YEAR

MICHAEL CARTER-WILLIAMS,  Philadelphia 76ers

16.7 pts, 6.2 reb, 6.3 ast, 40.5% FG, 26.4% 3p, 70.3% FT, 1.9 stl, 0.6 blk in 34.5 min

Michael Carter-Williams, un esordio da favola

Michael Carter-Williams

Se l’undicesima scelta del draft, esordisce nella NBA con una partita da 22 punti, 12 assist, 7 rimbalzi e 9 palle recuperate contro i Miami Heat campioni in carica, il sospetto che alla fine dell’annata possa ergersi a rookie dell’anno è più che concreto Sospetti dissoltisi in certezze nel giro di una manciata di settimane di stagione, durante le quali, l’ex point-guard di Syracuse ha eluso la – per la verità – non troppo agguerrita concorrenza dei vari Oladipo, Burke, Adams e compagnia. La sensazione è che non siamo davanti ad un vero e proprio giocatore franchigia, almeno non ora. Deve ancora migliorare nella selezione dei tiri e nella capacità di coinvolgere i compagni ma, di certo, l’impatto con la realtà NBA è stato straordinario. Se poi, insieme a Shaquille O’Neal, il nostro è stato l’unico rookie a venire eletto giocatore della settimana (quella inaugurale), siamo sicuri che di strada ne farà tanta, e ai massimi livelli.
La Top Three di DB: 1) Michael Carter-Williams, 2) Victor Oladipo, 3) Trey Burke.

 

DEFENSIVE PLAYER OF THE YEAR

JOAKIM NOAH, Chicago Bulls

12.6 pts, 11.3 reb, 5.4 ast, 47.5% FG, 73.7% FT, 1.2 stl, 1.5 blk in 35.2 min

Joakim Noah

Joakim Noah

Trascinante. Ci sembra sia questo l’aggettivo più appropriato per descrivere il centro francese, autentico leader e trascinatore di una squadra che, per l’ennesima volta, non potrà puntare concretamente al titolo per via dell’ennesimo infortunio di Derrick Rose. Chicago, però, è riuscita a giocare una stagione di enorme livello, reagendo alle avversità per merito di tutti, certo, ma un minimo di più, crediamo, per merito di Noah, che con i progressi in attacco aggiunti alla sua leadership, la voglia di lottare su ogni pallone, di dare tutto e anche di più in campo, di difendere per sé e per gli altri contro avversari di maggiore talento, ha letteralmente indicato la via ad una squadra che avrebbe anche potuto rinunciare a maggiori ambizioni e guardare al draft 2014. Invece no, Chicago ha lottato e vinto molto. Semplicemente: senza Noah e la sua difesa non sarebbe successo.
La Top Three di DB: 1) Joakim Noah, 2) Roy Hibbert, 3) Serge Ibaka.

 

COACH OF THE YEAR

JEFF HORNACEK, Phoenix Suns, 48 W – 34 L

Jeff Hornacek (Photo Russ Isabella-USA TODAY Sports)

Jeff Hornacek (Photo Russ Isabella-USA TODAY Sports)

Il sogno è finito nella notte tra lunedì e martedi a causa dell’amara sconfitta contro Memphis. La possibilità di giocare la post season contro ogni pronostico è svanita per via del talento di Zach Randolph e della maggiore abitudine dei Grizzlies di giocare partite di una certa importanza. Jeff Hornacek, però, ha condotto i suoi Suns ad un’annata straordinaria, soprattutto se si considera lo scetticismo che aveva accompagnato la squadra dell’Arizona ad inizio stagione. I suoi Suns hanno giocato un basket tra i più divertenti della lega. Grazie a lui, Dragic è, ormai, uno dei migliori play-guardia della NBA, Green è stato una delle migliori rivelazioni stagionali, Bledsoe, pur frenato da un infortunio, ha mostrato tutte le sue doti. E poi ci sarebbe da parlare dei gemelli Morris, di Plumlee, di Frye… Peccato per la mancata qualificazione alla post season, ma che divertenti questi nuovi e rampanti Phoenix Suns!
La Top Three di DB: 1) Jeff Hornacek, 2) Gregg Popovich, 3) Tom Thibodeau.

 

EXECUTIVE OF THE YEAR

MASAI UJIRI, Toronto Raptors, 48 W – 34 L

Masai Ujiri

Masai Ujiri

La dipartita da Denver suscitò scalpore, visto quanto di buono fatto all’ombra delle montagne rocciose. Il trasferimento a Toronto sembrava una diminutio, dato che i Raptors da anni non appartenevano al Gotha della lega. E invece, l’executive di chiare origini nigeriane ha reso i Raptors una squadra vincente, da playoffs. Ha lasciato andare via Rudy Gay, solista non in grado di migliorare la coesione tecnica (e psicologica) della squadra, puntando forte, fortissimo, su DeRozan, Ross e soprattutto su Lowry, richiestissimo a margine della deadline di febbraio. Ha costruito, così, una squadra coesa e competitiva, anche grazie all’azzeccata scelta di affidare la panchina a Casey. Fare meglio di così, con le risorse disponibili, era obiettivamente impossibile.
La Top Three di DB: 1) Masai Ujiri, 2) Ryan McDonough, 3) Daryl Morey.