Come per i premi di metà stagione, la redazione NBA di Dailybasket alla vigilia dei playoffs ha deciso di assegnare i propri “Season Awards” ai giocatori che hanno più impressionato durante la regular season.

MVP
LeBron James (Miami Heat)
Premio meritato per quello che è al momento il miglior giocatore dell’anno. Le statistiche parlano chiaro: 27.1 punti per gara, 7.9 rimbalzi e più di 6 assist per allacciata di scarpa. Questi i numeri di King James che, viste le sue medie in carriera, non stupirebbero più di tanto almeno finché non si vanno a leggere le percentuali al tiro. Infatti il nativo dell’Ohio ha concluso la stagione con il 53.1% dal campo e col 36.2% da oltre l’arco che gli valgono la maggiore precisione su azione da quando calca i parquet NBA. E’ inoltre terzo nella lega per rubate a partita (1.8) ed è nelle prime cinquanta posizioni in ogni voce statistica. E più dei numeri LeBron ha messo in mostra una leadership ritrovata dopo la brutta batosta dello scorso anno nelle Finals contro Dallas. E’ riuscito ad essere più di una volta decisivo nell’ultimo quarto ed ha spesso sopperito alle assenze di Bosh e Wade conducendo comunque la squadra a vittorie importanti. A Miami tutti si augurano che in coincidenza con l’inizio dei playoffs non si verifichi il crollo nel gioco e nella testa di LeBron, che già lo scorso anno tradì le aspettative degli Heat.
Le nostre scelte: 1) L. James, 2) K. Durant, 3) K. Bryant.

Most Improved Player
Jeremy Lin (New York Knicks)
E’ stato la rivelazione della stagione NBA. Quando è comparso sul parquet del Madison, dopo un anno e mezzo da dimenticare passato tra Golden State (2.6 punti a partita) e la D-League, ha subito rubato la scena ai vari Anthony, Stoudemire, Chandler. E dalla prima partita in quintetto alla “Lin-mania” il salto è stato repentino. Infatti, oltre che con i numeri (14.6 punti di media e 6.2 assist in 27 minuti d’impiego) Lin è stato capace di conquistare gli States stuzzicando la passione tutta americana verso i “fenomeni del momento”. I soprannomi si sono sprecati durante l’anno (Yellow Mamba, Linsanity, Linpossible) così come le prime pagine di vari magazine e giornali in giro per il mondo. Quella faccia occhialuta da “secchione” uscito da Harvard, dal quale non ci si aspetterebbe mai un “buzzer beater” o una prestazione da 38 punti contro i Lakers, ha stupito l’intera lega, portando probabilmente una boccata d’aria rinfrescante dopo l’inizio di stagione turbolento per via del lockout. Poi è arrivato l’infortunio al menisco a fermare la cavalcata del giocatore di origini taiwanesi, quasi a spezzare un sogno (il suo e quello di molti tifosi in giro per gli Stati Uniti). Ed ora non è detto che Jeremy ritorni ai livelli di questa stagione, sicuramente viaggerà meno sulle ali dell’entusiasmo e le difese in giro per la lega saranno pronte ad affrontarlo per magari sfruttare una delle sue pecche. Ma di sicuro il suo segno nell’NBA l’ha lasciato e, comunque vada, fra qualche anno molti si ricorderanno di quando quel play uscito dal nulla segnò 38 punti in faccia a Kobe.
Le nostre scelte: 1) J. Lin, 2) R. Anderson, 3) G. Monroe.

Sixth Man Of The Year
James Harden (Oklahoma City Thunder)
Senza dubbio il miglior sesto uomo della lega. Harden era chiamato alla definitiva esplosione in questa stagione e di sicuro non ha deluso le aspettative. 16.8 punti (12.2 lo scorso anno), 4.1 rimbalzi (3.1 la scorsa stagione) e 3.7 assist (2.1 lo scorso anno) fanno dell’ex Arizona State uno dei giocatori più importanti dell’intera NBA e il migliore in uscita dalla panchina. Durante il corso della stagione è stato anche coinvolto molto di più in attacco dove ha mostrato di non soffrire per niente la pressione migliorando di molto le sue percentuali  al tiro (49.1% dal campo e il 39% dall’arco). Giocatore a dir poco fondamentale per i suoi Thunder per la capacità di leggere la difesa e sfruttarne ogni distrazione, il suo rendimento diventerà ancora più cruciale nel viaggio di Oklahoma alla ricerca del titolo. Di certo non mancheranno il suo coraggio e la sua intelligenza, anche se le difese nei playoffs cercheranno di escluderlo sempre più dal gioco, così come accaduto nella finale di Conference dello scorso anno contro i Mavericks.
Le nostre scelte: 1) J. Harden, 2) J. Terry.

Defensive Player Of The Year
Serge Ibaka (Oklahoma City Thunder)
Sapere di dover affrontare la marcatura di Serge Ibaka spaventerebbe un po’ chiunque in giro per l’NBA. E’ lui il nostro “Defensive Player Of The Year” ed è sempre lui uno dei peggiori incubi che gli attaccanti possano fare. 3.6 stoppate (primo assoluto) in appena 27 minuti di impiego a partita. A cui si devono aggiungere i 7.5 rimbalzi, dei quali 2.9 offensivi. Inoltre il lungo di origini congolesi ma nazionale spagnolo ha messo a referto per ben 12 volte una doppia-doppia in questa stagione ed è riuscito addirittura a piazzare una tripla-doppia da 14 punti, 15 rimbalzi e 11 stoppate. Su di lui è posta una buona fetta delle speranze di vittoria dei Thunder visto il rendimento altalenante degli altri lunghi in squadra (a partire da Perkins). E di sicuro, come già fatto lo scorso anno, Ibaka proverà a farsi trovare pronto al varco. In tal caso non sarebbero buone notizie per gli avversari.
Le nostre scelte: 1) S. Ibaka, 2) L. Deng, 3) R. Hibbert.

Coach Of The Year
Gregg Popovich (San Antonio Spurs)
Definire coach Pop o cercare di racchiuderlo in un premio è una cosa impossibile da fare. Basterebbe dire che in questa pazza stagione post-lockout si è permesso il lusso di tener fuori (a turno oppure tutti insieme) i propri Big Three in molte partite riuscendo, nonostante tutto questo, a portare a casa il miglior record della lega (50-16) alla pari con Chicago (a cui rimane dietro solo per il tiebreaker sfavorevole). Il bello è che Popovich anima e rilancia di stagione in stagione una squadra che ogni anno è data in fase calante da tutti gli esperti. Inizia la regular season  e si fa male Ginobili. Out per un paio di mesi. Nessun problema, Popovich ti fa uscire dalla panchina un Danny Green da quasi 10 punti a partita o un Kawhi Leonard da 7 punti e quasi 6 rimbalzi in 24 minuti e tutto è risolto. Miracoli di coach Pop, ai quali ormai siamo abituati. Quello che resta è un Duncan che arriva ai playoff riposato, così come Parker e Ginobili, e la sensazione abbastanza forte che questi Spurs continueranno a vendere cara la propria pelle finché Gregg Popovich rimarrà sulla panchina di San Antonio.
Le nostre scelte: 1) G. Popovich, 2) T. Thibodeau, 3) F. Vogel.

Rookie Of The Year
Kyrie Irving (Cleveland Cavaliers)
All’unanimità per la nostra redazione il rookie dell’anno. E come potrebbe essere altrimenti. Il prodotto di Duke, che ha compiuto 20 anni un mese fa, ha impressionato in questa sua prima stagione nonostante il record alquanto deludente dei Cavaliers. Nonostante un paio di infortuni che gli hanno fatto saltare 15 partite in stagione, il play ex Duke ha fatto registrare numeri molto interessanti  al debutto tra i professionisti e incoraggianti per i prossimi campionati. I 18.5 punti a partita parlano chiaro sulle potenzialità di Irving, così come i 5.4 assist e i 3.4 rimbalzi. E su di lui sono puntate le speranze dei Cavs “post-James”. Di certo la squadra così composta non consente di fare molto meglio ma, con l’arrivo di qualche rinforzo, Irving potrebbe giocare con meno responsabilità e senza attirare l’attenzione di  tutta la difesa, trovando sempre di più la via del canestro. Di certo Cleveland ha trovato una base su cui costruire un buon team in futuro.
Le nostre scelte: 1) K. Irving.