Allen Iverson

Allen Iverson

A 38 anni, rimasto senza squadra, dopo la vana speranza di rientrare in NBA al termine della breve esperienza in Turchia chiusa per un infortunio, Allen Iverson è pronto a dire basta e lasciare ufficialmente il basket giocato. Manca solo l’annuncio del diretto interessato ma la notizia sta già facendo il giro del mondo.

Dopo i successi all’high school sia nel football (fu nominato miglior quarterback della Virginia) che nel basket e un positivo biennio di college con la prestigiosa maglia di Georgetown, Iverson fu la prima scelta assoluta al draft del 1996. Lo chiamarono i Philadelphia 76ers, con cui disputò ben 11 stagioni, giocando 961 partite e segnando poco meno di 26 mila punti (26.8 di media), col picco della stagione 2000-01, in cui vinse con merito il titolo di MVP stagionale (e fu anche miglior giocatore dell’All-Star Game) e risultò talmente dominante e trascinante da portare i suoi fino alla Finale NBA, persa 4-1 contro i Lakers di Bryant e O’Neal pur dopo un’epica gara1 in cui riuscirono a sbancare lo Staples Center.

Carattere e cuore in grado di fare provincia, Iverson, dotato di una tecnica individuale e un ball-handling clamorosi, sarà ricordato anche come uno dei giocatori più veloci in assoluto ad attaccare il canestro. Il micidiale crossover rimarrà come il suo principale marchio di fabbrica. La capacità di crearsi un tiro praticamente in qualunque situazione lo hanno reso uno dei giocatori più immarcabili e di conseguenza uno dei migliori realizzatori di sempre nella NBA. Il suo sapersi prendere rischi talvolta eccessivi per un fisico più che normale (1.83 di altezza per 77 chili, almeno ufficialmente, forse qualcosa meno), pur di riuscire a mettere in campo tutta la sua immensa voglia di vincere, lo ha reso un idolo per molti appassionati in ogni parte del pianeta.

Personaggio non semplice da gestire, ha avuto rapporti difficili con molti coach, ma proprio uno di questi fu l’artefice della svolta della sua carriera, cioé quel Larry Brown che, a dispetto di un fisico da point-guard, lo trasformò in una guardia tiratrice per liberarne tutte le qualità e gli incredibili istinti offensivi. Anche grazie a lui, è riuscito a dimostrare di essere uno dei giocatori più tecnici mai visti su un parquet NBA.

“The Answer” lasciò Philadelphia nel 2006 per andare a Denver, poi a Detroit ed infine a Memphis. Ma, complici gli infortuni, l’avanzare dell’età e realtà non più cucitegli addosso, non riuscì a raggiungere di nuovo, se non in qualche fiammata, i picchi degli anni precedenti. L’approdo all’arricchito Besiktas del 2010 generò grande entusiasmo in Turchia, ma nel complesso l’esperienza si chiuse in maniera tutt’altro che indimenticabile e soprattutto molto presto, per una calcificazione alla gamba che lo costrinse al riposo.

Le preoccupazioni per la salute della figlia malata, i problemi con l’alcool sono stati altri fattori che hanno contraddistinto l’ultima fase della sua carriera, in cui ha provato a rientrare nella NBA, offrendosi per qualunque ruolo e qualunque squadra. Ma non è arrivata nessuna proposta. Così ha deciso di dire basta. L’annuncio ufficiale è atteso nei prossimi giorni.