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Nel periodo natalizio il calendario NBA  è sempre qualcosa di frenetico, una specie di dono di Santa Claus a noi appassionati che ci immergiamo in questa abbuffata di basket americano prima di tornare alla routine di tutti i giorni. In queste due settimane le notizie scorrono più veloci e anche le storie importanti vanno acchiappate velocemente, prima che volino nell’album dei ricordi.

Los Angeles di questi tempi è tanto bella e natalizia che i pessimi risultati dei Lakers riescono a essere mitigati, anche se l’umore del Black Mamba non fa presagire la luce alla fine del tunnel, come si è potuto vedere dal possesso decisivo nel derby contro i Clippers. Abbiamo iniziato a preoccuparci seriamente vedendo il tanto atteso Steve Nash non attaccare il ferro, consegnando a Kobe il possesso della dannazione, quello che lo ha riportato nuovamente nel suo mondo di 1 vs. The World. Nonostante la stratosferica stagione offensiva che il 24 dei Lakers sta disputando se torniamo all’antico “io contro tutti” le quotazioni dei gialloviola scenderanno vorticosamente.

Proprio adesso che sono passate un po’ di partite dal rientro di Nash, il futuro di Gasol, nonostante le smentite, sembra sempre più in bilico; aggiungeteci che il Catalano nel derby ha visto l’ultimo quarto dalla panchina, la frittata sembra quasi pronta.

Un’altra squadra “vecchia” e in declino sono i Celtics che stanno tentando in tutti i modi di ottenere sul mercato quel singolo giocatore in grado di rimetterli nella cartina delle contenders, ma per ora non se ne è fatto nulla e il record 16 W- 17 L piange. Rajon Rondo con la palla in mano ogni possesso per quarantotto minuti vale il prezzo del biglietto, ma al Garden sono abituati a tutt’altro basket e difficilmente ci si accontenterà dell’attuale spettacolo in palinsesto. Una trade per tentare l’ultimo disperato assalto agli Heat se lo aspettano tutti i numerosi tifosi bostoniani.

Rimanendo a est vogliamo dedicare qualche riga agli Atlanta Hawks, che sotto gli effetti dell’elisir della cessione di Joe Johnson, stanno stupendo tutti con il terzo miglior record della Eastern Conference, con i progressi di Jeff Teague, la consacrazione di Louis Williams (17.2 di media nelle ultime dieci gare), un tiratore dalla mano fatata come Kyle Korver, il ritorno ai suoi standard del Dominicano Al Horford e tanti mestieranti. A dirla tutta ci sarebbe anche la questione  Josh Smith e del nuovo contratto da risolvere, in attesa di capire se gli Hawks si scioglieranno nella post season come nel recente passato.

Le otto partite vinte nelle ultime dieci gare dei Rockets hanno ufficialmente incoronato James Harden come quel giocatore vincente che si vedeva a Oklahoma, ma che si dubitava potesse riproporsi altrove senza KD e Westbrook. Non basteranno poco più di trenta gare per emettere il verdetto finale, ma in primo appello ci schieriamo con il talento del Barba (26,4 punti conditi da 4.2 rebs, 5.3 assistenze e 2 steals) che ha letteralmente rivoltato come un guanto Houston portandola a un record che sfiora il 60% nella Western Conference con compagni del calibro di Lin, Asik e Chandler Parsons, oltre a un sistema di gioco non paragonabile minimamente a quello dei Thunder.

Un dato statistico chiamato “alternate win score“, sviluppato da David Berry e perfezionato da Dan Rosenbaum, che si differenzia da quello originale che premiava troppo i big man, ci conferma che Harden è il sesto giocatore della lega dietro a Lebron, Durant, Paul, Varejao e Kobe, per influenza sulle vittorie della squadra e senza dimenticare che va in lunetta dieci volte a sera!

uno spot va dedicato a Monta Ellis e alla sua ultima auto celebrazione di paragonarsi a Dwyane Wade senza vittorie e anelli. Caro Monta forse sono proprio questi dettagli che contano!

Scendiamo al piano di sotto per parlare di Trey Burke, point guard dei Michigan Wolverines potrebbe essere il segreto di pulcinella del prossimo Draft NBA. Alto solo sei piedi sta conducendo la sua squadra a scalare il ranking NCAA con 18.1 punti e 7.2 assist ad allacciata di scarpe, tirando con il 53.8% dal campo e un battito di ciglia sotto il 41% nelle triples.

Burks nei mock Draft è stabile intorno alla ventesima chiamata, ma se continua su questa linea, “l’effetto Lillard” potrebbe contagiare le sue future proiezioni. Oltre alla grande dote di saper concludere nel traffico, il ragazzo può anche contare su un atletismo inatteso e un apertura di braccia di 15 centimetri superiore alla sua altezza: segnatevi il suo nome.

Scendiamo ancora un po’ per parlare di quelli che non verranno subito nella lega, ma che con un po’ di pazienza potremo ammirare tra qualche stagione.

Va bene che T-Mac ha iniziato l’affaire dell’auto-assist alla tabella, che poi è stato sdoganato nel resto del mondo con l’argentino Delfino e il nostro Gallinari, ma ora stiamo un po’ esagerando se iniziano a farlo anche nelle High School.

httpv://www.youtube.com/watch?v=463EGZeTjak

Ci salutiamo con la schiacciata della settimana: Victor Dukes, guardia sophomore di Nettlenton High in Arkansas, troppo velocemente paragonato ai migliori del giochino, ci regala una versione della “Elbow in the rim” di Vince Carter tutta da gustare:

httpv://www.youtube.com/watch?v=MerJpZw7Puk

Visto che non ci bastava il filmato vi lasciamo con il “frame-by-frame”. Goodbye.

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