nba coffee break & more old  style

Ci stiamo avvicinando al nostro pellegrinaggio negli States dove cercheremo di raccontarvi il maggior numero di storie possibili e visto che seguiremo una parte del tour a est dei Lakers (@Brooklin, @Boston e @Miami) non potevamo non celebrare l’ingresso di Steve Nash nel “club dei 10.000” anche se il periodo negativo e il rischio fallimento della squadra da 100 milioni, ha offuscato questo storico traguardo. Prima di lui solo Magic, Marc Jackson, Jason Kidd e il maestro irraggiungibile John Stockton (15.806 assistenze) avevano compiuto l’impresa.

Se Nash facilmente supererà Magic e Jackson non può credere di avere lo stesso effetto benefico sui risultati della squadra che, superata l’emozione di sostituire Chris Duhon con un vero giocatore NBA, è tornata nel baratro e  numeri alla mano ha bisogno di recuperare 4 partite di svantaggio sui Blazers o i Rockets per raggiungere la zona playoff. Considerando che la distanza è ancora recuperabile, il vero punto di domanda di coach D’Antoni riguarda la reale capacità di riuscire a indirizzare il talento individuale di cui dispone verso l’unico obiettivo comune: le vittorie di squadra. E’ vero che i Lakers devono provare a vincere nei prossimi due anni, e che in questa stagione hanno l’injured list sempre piena, ma prima di pensare a lavorare oggi per il 2014 devono dire a Buss che i 100 milioni spesi in questa stagione forse serviranno per provare a vincere la prossima!

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L’argomento principale di oggi è il “Re-Drafting”; analizzeremo a posteriori le prime dieci scelte della scorsa stagione per vedere sarebbe potuto succedere conoscendo i rendimenti dopo la prima metà di stagione ufficiale.

  • 1th pick, NEW ORLEANS HORNETS, Anthony Davis (original pick Anthony Davis)  

Damian Lillard sarà anche il “Rookie of the year” della stagione, ha mostrato una quantità di intangibles fuori dal comune, ma per un vecchio detto che arriva dalla storia della lega, difficilmente si sceglierà un piccolo rispetto a un big man e, considerando anche l’età dell’ex Wildcats, non ci sarebbero scenari differenti all’orizzonte.

  • 2th pick, CHARLOTTE BOBCATS, Michael Kidd-Gilchrist (original pick Michael Kidd-Gilchrist)

Sembra strano ma difficilmente i Bobcats, anche conoscendo le qualità di Lillard, avrebbero preso un copione di Kemba Walker, soprattutto se scottati dalla passata stagione con D.J. Augustin e l’esperimento poco riuscito del doppio playmaker. Le alternative a Kidd-Gilchrist potevano essere Bradley Beal e Harrison Barnes, ma a Charlotte serviva un giocatore di energia che poteva sfruttare la ricostruzione della franchigia per migliorare individualmente. Questo toglieva dalla lista dei papabili Barnes (più giocatore di sistema) e comunque penalizzava leggermente Beal che non dispone di un fisico dominante. A posteriori confermerebbero la scelta fatta al 70% e prenderebbero Beal al 30%, noi di Dailybasket avremmo preso tutta la vita Lillard e, se non funzionava la convivenza, si potevano trovare sempre buoni deal con una point guard da scambiare.

  • 3th pick, WASHINGTON WIZARDS, Bradley Beal (original pick Bradley Beal)

Ancora più paradossale della situazione dei Bobcats, ma se hai John Wall nella tua squadra non c’è spazio per un altro catalizzatore di palloni e, visto che alla scelta numero tre generalmente non si sceglie il giocatore più forte in assoluto se nel ruolo ne hai già uno più forte in squadra (e non pensi di cederlo o perderlo a breve), ma quello più funzionale al progetto di ricostruzione. Beal ha tutte le carte in regola per diventare il partner in crime di Wall per i prossimi quattro o cinque anni almeno.

  • 4th pick, CLEVELAND CAVALIERS, Andre Drummond (original pick Dion Waiters)

Se il discorso Lillard lo abbiamo fatto con Kemba Walker e John Wall in precedenza, figuratevi se i Cavs potevano scegliere uno così avendo in squadra Kyrie “Uncle Drew” Irving, mentre il discorso sarebbe davvero interessante con Drummond, uno che sta studiando per diventare uno dei centri dominanti della lega e che ha tutte le carte in regola, a parte la questione liberi al 39%, per diventarlo. A Cleveland, con più minuti a disposizione, la crescita del ragazzo poteva anche essere maggiore della situazione attuale.

  • 5th pick, SACRAMENTO KINGS, Damian Lillard (original pick Thomas Robinson)

Finalmente la matricola dell’anno ha trovato casa; sarebbe stata una di quelle scelte che potevano cambiare la storia di una franchigia per i prossimi anni. Lillard con le sue doti di playmaking e la sua leadership, avrebbe potuto provare a condurre i Kings più vicini alla fine del tunnel permettendo inoltre più flessibilità sul mercato, vagliando anche una possibile cessione di Evans e spingere Fredette verso lidi più felici. Sam Amick di USA Today ha riportato che a Sacramento scelsero Robinson per i dubbi nel riuscire a convincere il restricted free agent Jason Thompson a firmare un’estensione, rinunciando alla scelta di prendere Lillard che era maggiormente gradito allo scouting staff. Thompson ha firmato (5 anni per 30M), mentre Robinson è finito in panchina e Lillard sarà il giocatore dell’anno: un cristallino esempio di quanto influisce una scelta sbagliata su una franchigia NBA.

  • 6th pick, PORTLAND TRAIL BLAZERS, Jared Sullinger (original pick Damian Lillard)

Senza Lillard o altre point guard disponibili, considerando Rivers una combo guard e Marshall poco talentuoso, la scelta primaria era un lungo come Sullinger da affiancare a Aldridge e Hickson, soprattutto visti i progressi mostrati e le buona integrità fisica, oppure prendere un esterno dietro a Batum e Matthews. (50% Sullinger, 30% Waiters, 20% Barnes)

  • 7th pick, GOLDEN STATE WARRIORS, Harrison Barnes (original pick Harrison Barnes)

Barnes è uno dei migliori rookie della stagione, sta facendo bene e sta crescendo costantemente; l’unica alternativa possibile era prendere Drummond se fosse stato disponibile o scommettere su Thomas Robinson, ma crediamo che difficilmente i Warriors si priverebbero del Barnes con il vantaggio di averlo visto a questi livelli.

  • 8th pick, TORONTO RAPTORS, Terrence Ross (original pick Terrence Ross)

Fino alla fine di Dicembre i Raptors avrebbero preso Waiters ad occhi chiusi, ma appena il minutaggio si è stabilizzato e dopo la prestazione da 26 punti del 2 Gennaio, Ross ha tirato dritto senza più guardarsi indietro. Oggi Waiters è un giocatore migliore e con una conoscenza del gioco superiore, ma il potenziale di Ross anche dal punto di vista atletico e stazza fisica vale la scommessa.

  •  9th pick, DETROIT PISTONS, Dion Waiters (original pick Andre Drummond)

Alla scelta numero nove non puoi avere la presunzione di poter scegliere il miglior giocatore disponibile per il tuo sistema, si prende quello più forte sperando nello steal, magari pensando di aver visto qualcosa che gli altri GM hanno tralasciato. Se Waiters fosse stato ancora senza squadra Detroit gli avrebbe passato il suo cappellino.

  • 10th pick, NEW ORLEANS HORNETS, Thomas Robinson (original pick Austin Rivers)

Stesso discorso dei Pistons: se avessero pensato che Robinson sarebbe diventato il miglior giocatore disponibile sulla piazza, gli Hornets non lo avrebbero lasciato andare e avrebbe formato con Davis una bella coppia di giovani lunghi atletici.

Scendiamo al piano di sotto e riprendiamo da dove ci eravamo lasciati la scorsa settimana, perchè dall’altra parte dell’oceano sembra iniziata la gara a chi compie il miglior auto alley oop. Considerando che ormai questo sembra il leit-motiv delle ultime settimane, stiamo pensando di sdoganare un termine nuovo per richiamare la spettacolare esecuzione.

Questa settimana gioca con noi il notevole Jaamal Franklin, guardia-ala di San Diego State University che sta viaggiando a 17.8 punti con 10.3 rebs e 3.5 assistenze (anche 3.9 perse a sera), guidando gli Aztecs al 15° posto del ranking. Nonostante il fatto che gioca in una squadra di vertice del college basket, il ragazzo ha trovato il tempo per regalarci la sua versione della dunk con tanto di auto passaggio fuori dalla linea delle triples.

httpv://www.youtube.com/watch?v=0-stx17fY-I

E’ il momento di un giocatore che generalmente è fuori dai radar principali, ma che è emerso grazie al quarantello rifilato ai Wildcats di Kentucky, permettendosi sole 19 conclusioni e sbagliando praticamente solo quando ha voluto lui. Per la carta d’identità è Elston Turner, omonimo e figlio d’arte, il padre ha giocato dal 1981 all’89 nella lega e poi si è dedicato a coaching ed è seduto con gli assistenti ai Suns, si occupa di difesa ma recentemente è stato anche sondato come possibile head coach dei Blazers.

A noi però interessa il figlio perché se mai non dovesse rientrare nel secondo giro del Draft, visto chè è un senior, potrebbe venire facilmente a dominare nel vecchio continente magari passando da un campionato minore prima di finire al Maccabi o al Panathinaikos (segnatevi il suo nome). Tosto fisicamente anche se non altissimo e con mano molto educata al livello attuale di gioco, riesce a costruirsi i tiri anche da solo senza però dimenticarsi come si gioca insieme ai compagni. Attualmente è il terzo marcatore del SEC che non è una conference facile, è in grado di attaccare il ferro e ha tutte le carte in regola per emergere partendo dal basso: statene certi che per la questione attributi non siamo messi male (il video ne è la conferma).

httpv://www.youtube.com/watch?v=W04lzDyh6u0

Un altro esempio di giocatore che domina a livello NCAA ma che non è sicuro del suo futuro professionistico, anche se qualcuno disposto a scommettere lo trovate, è Jordan Hulls, combo guard dal tiro mortifero degli Indiana Hoosiers. 180 centimetri di un fisico differente dai tipici giocatori di basket, rappresenta lo stereotipo del giocatore dell’Indiana, bianco biondo e con notevole successo tra le coetanee, non mostra limiti nel raggio di tiro e soprattutto sembra quasi infallibile sfiorando il 53% di realizzazione.

Spostato a inizio stagione nel ruolo di guardia da coach Crean e sollevato dai compiti di regia, nonostante Cody Zeller rimane la star assoluta dello show degli Hoosiers, Hulls è spesso il direttore, giocando un basket ben al di sopra dei suoi limiti. Se da piccolo ha imparato a tirare nel canestro appeso sul muro di casa (a sole 4 miglia dall’Assembly Hall), e diciamo che non ha smesso una volta trovata la confidenza con la retina, il ragazzo sta supportando il padre nella ben più ardua lotta contro un cancro, si è già laureato in tre anni, sta seguendo un Master e se per caso con il basket non funziona difficilmente non lo vedremo primeggiare in qualche altra competizione della vita.

Le voci che girano sull’etica di lavoro del ragazzo narrano di 200 o 300 tiri al giorno durante la off season e almeno un centinaio dopo ogni allenamento, che oltre a dimostrare la tenacia e la leadership di un atleta che vuole arrivare alla vittoria, ci evidenzia anche la possibilità di migliorare partendo già da un livello altissimo. Per la cronaca il 75% dei tiri del ragazzo sono triples.

Distribuzione di tiri di Jordan Hulls

Concludiamo la parentesi sul College con il canadese Anthony Bennett, ala di peso e potenza  poco sopra i 2 metri con le scarpe ma che dispone di un’apertura alare da pterodattilo (216 centimetri). Il ragazzo ha deciso di accettare la borsa di studio di UNLV e dopo esserci transitati nel 2010 non riusciamo a capacitarci della possibilità di frequentare l’Università a Las Vegas. Questo per lui non dovrebbe comunque essere un problema dato che non si fermerà più di una stagione: i mock draft oggi lo assestano intorno alla quinta chiamata assoluta, visto anche il rendimento eccellente da 19.6 punti ed 9.3 rebs con il 56% abbondante al tiro e il 41% nelle triples.

Anthony Bennett

Per la questione della forte Nazionale del Canada alle prossime Olimpiadi di Rio, il GM Steve Nash crediamo che lo possa convincere a venir giù per prendere una medaglia.

see you soon

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