Manca davvero poco all’opening night ed è arrivato il momento di presentare NBA Coffee Break & More il nuovo contenitore su tutto quello che orbita nell’aria del basket NBA, che si legge in soli cinque minuti.

Ci presentiamo a poche ore dalla prima palla a due per ricordare alcuni argomenti caldi che sono “l’entrèe” di una delle stagioni più elettrizzanti degli ultimi dieci anni e abbiamo deciso di farlo in un modo molto “America Style”, con il countdown delle dieci perle della preseason:

Numero 10 Fra poche ore si consuma l’esordio dei campioni in carica dei Miami Heat con canonica celebrazione e consegna degli anelli con He Got Game, al secolo Ray Allen, come primo spettatore non pagante con la nuova canotta numero 34, nelle vesti di grande acquisto della squadra di Lebron, alla caccia del “back 2 back”, mentre nella parte degli avversari troviamo niente di meno che Garnett, Pierce e gli altri ex compagni.

Quello che elabora i calendari nba la sa molto lunga, oppure la fortuna gioca dalla sua parte. Pagheremmo cifre fuori dalla scala per entrare nei pensieri inconsci di KG questa sera, anche se un presentimento ci dice che il primo body check cattivo della stagione è già in pronta consegna in direzione dell’ex compagno.

Numero 9 Una doverosa citazione a T-Mac che saluta l’NBA con una lettera (articolo “Il saluto di un campione”) che parla da sola per far tappa nei Qingdao DoubleStar del ricco campionato cinese. Vogliamo dedicare un tributo al McGrady giocatore ricordando i memorabili 51” secondi di quella Houston San Antonio entrata nella storia

httpv://www.youtube.com/watch?v=IXXwKbci6yo

McGrady è stato la cosa più vicina a Penny Hardaway che ha calcato i campi NBA, ha indossato anche il numero dall’high school in suo onore e con il suo idolo d’infanzia ha condiviso i cronici problemi fisici che ne hanno abbreviato la carriera. Dal 2007, il cugino di Vince Carter è stato molto attivo anche dal punto di vista umanitario e per questo non ci stupisce la splendida lettera di ringraziamento all’NBA e ai suoi tifosi. Goodbye Bro!

Adriana Lima

Numero 8 E’ finita, o almeno temporaneamente sospesa, la saga del ritorno tra i pro di Marco Jaric. Lo stesso giocatore, che faticava a stare in campo con Siena nella stagione 2010-2011 in Italia, ha tentato un clamoroso rientro nel basket che conta, passando dalla porta di servizio dei veteran camp. Ormai più famoso per la bellissima compagna di vita Adriana Lima che per il basket giocato e, per essere precisi quello è un ricordo della stagione 2007/08 (8.3 punti con 4.1 assistenze in maglia T’Wolves), il beniamino Jaric non ce l’ha fatta a superare l’ultima tornata di tagli.

Numero 7 Marco Belinelli, fresco di annuale da 2 milioni scarsi ai Bulls, deve convincere Coach Thibodeau di poter difendere almeno l’esterno meno pericoloso degli avversari e sfruttare il suo tiro per entrare nelle grazie dell’allenatore e di Derrick Rose, un’interprete di questo giochino in grado di supervalutare le qualità del nostro portabandiera.

Sarà solo una questione di applicazione e testa, quella che è venuta meno quando questa estate ha rifiutato la Nazionale, a far pendere la bilancia pro o contro il tiratore ex Bologna. L’inizio della sua avventura non è stato di quelli rumorosi e, se anche le percentuali di tiro iniziassero a scendere, potrebbe trovarsi invischiato in una tipica cuccia NBA. Il suo predecessore Kyle Korver non aveva neanche una minima idea di come si eseguiva uno scivolamento difensivo, ma quando c’era da tirare era un docente universitario.

Numero 6 “Never say never” e quelli di New York ci regalano l’ennesima perla con Sheed che sta carburando un clamoroso e forse neanche troppo necessario ritorno al basket giocato. Sicuramente non mancheranno le grandi T, le multe e le giocate celebrali del prodotto di UNC ma, fino a che non lo vediamo indossare la canotta dei Knicks alla prima gara ufficiale, aspettiamo di svegliarci dal sogno.

Nella grande mela possono schierare un quintetto esperto con il rookie Prigioni, Jason Kidd, Rasheed Wallace, Kurt Thomas e Marcus Camby (37.4 anni di media). Hey coach Woodson, non è che stai pensando di far venir giù anche Allan Houston (42 candeline)? Ci mancherebbe un esterno dalla mano educata!

Numero 5 Per la serie “saranno famosi” parliamo del rookie dei Rockets Royce White, chiaccherato ultimamente per i problemi d’ansia e la richiesta alla squadra di fare alcuni spostamenti in autobus per la paura di volare (accontentato), adesso vogliamo concentrarci sull’aspetto tecnico di questo giovane giocatore.

Poco più di due metri per 118 chili di muscoli ben visibili, White è un giocatore unico e, se non fosse stato per i problemi extracestistici, sicuramente avrebbe scalato un bel po’ di posizioni nel recente Draft.

Elegante e con un bel bagaglio di movimenti dal post medio e basso, la caratteristica principale dell’ex Iowa State University è il rimbalzo con annessa conduzione del contropiede che ricordano lontanamente uno molto forte che vestiva la maglia numero 32 dei Lakers.

Naturalmente questa è solo una “NBA comparison”, come la chiamano dall’altra parte dell’oceano, e se White non ha molto altro che ricorda Magic, ogni volta che lo si vede prendere un rimbalzo difensivo e palleggiare l’arancia in contropiede mostrando un ball handling da point guard prima di servire un assist sui polpastrelli a un compagno, si rimane allibiti dai possibili margini di miglioramento del ragazzo.

Passatore d’elite, Royce non ha un jump shoot affidabile e bisognerebbe valutare il suo atletismo al piano di sopra. E’ un difensore sotto la media anche se è un discreto stoppatore, potrebbe soffrire il tentativo di trasformarlo in una small forward, ma con una quantità industriale di pazienza e di sopportazione delle possibili palle perse, White potrebbe rappresentare un investimento ad alto rischio che, nella migliore delle ipotesi, lo vedrebbe entrare dalla porta principale degli “steal of the draft”. Riparliamone tra un anno…

Numero 4 Entrati nell’argomento dei giocatori del passato alla ricerca della vecchia gloria, non potevamo dimenticarci di Eddy Curry registrato con ben sette chili in meno (nessuno sa dirci quanti però ne aveva aggiunti dall’ultima apparizione nelle vesti di giocatore NBA?), si è aggregato al camp degli Spurs e una volta tagliato si è accasato sempre in Texas a libro paga di Marc Cuban.

Causa gli infortuni di Kaman e Wright, il ragazzone si prepara a giocare minuti da starter nell’esordio di questa notte contro Howard e suoi Lakers. Falcidiato da problemi e disavventure nella vita fuori dal campo, Curry era un signor giocatore che sul rettangolo aveva dimostrato di valere almeno parte del contrattone firmato dopo il primo accordo dei rookies, prima di diventare la cosa più vicina a Oliver “O” Miller, centrone di peso favoloso per le mani da clavicembalista associate al corpo di un tacke NFL o di un mangiatore di hamburger professionista.

Numero 3La difficile situazione delle point-guard del Draft 2009 e le estensioni contrattuali hanno occupato le stampa NBA dell’ultimo periodo. A poche ore dalla scadenza del termine per rinnovare i contratti (31 Ottobre)  se per Ty Lawson è affare concluso (48M x 4 anni), a meno di clamorosi cambi di scenario sembra difficile un accordo tra le parti  per giocatori del calibro di Brendon Jennings, Jrue Holiday e Stephen Curry.

Con questa situazione d’incertezza questi tre top players potrebbero avere più chances di rimpolpare la classe dei free agent 2013 (restricted) offrendo ancora maggiori opportunità di scambi clamorosi prima della chiusura del mercato.

Numero 2 la losing streak di otto sconfitte dei Lakers formato Fab 4. Considerando che la preseason NBA ha quasi meno valore del garbage time in stagione regolare (Anthony Carter in campo per un finale punto a punto dei Nuggets docet), ma sicuramente Mike Brown ha tanto lavoro da fare per far diventare i suoi una squadra e per non trasformare Steve Nash in un peso difensivo sul campo. Ricordate l’apparizione di Gary Payton in gialloviola? Tutto ruota intorno a Kobe, ma se in un qualsiasi momento della stagione capiscono che possono vincere avete presente la storia della squadra in missione? A quanto sono quotati?

Numero 1 Il Barba che lascia OKC un po’ meno forte e il suo umore un po’ meno contento ma qualche dollaro in più sul conto.

Se la storia ci insegna qualcosa il vero affare come squadra lo fa Houston aggiungendo un giocatore forte e nel pieno del suo appeal mediatico, ma che deve dimostrare ancora molto senza il supporto di Durant, Westbrook e della front line difensiva di Oklahoma. Un backcourt con Lin e Harden, i tanti giovani atleti nel roster faranno dei Rockets una squadra divertente e che venderà tanti biglietti, con la chicca dello spazio salariale disponibile per i prossimi anni. Dal punto di vista personale “Il Barba” dovrà dimenticarsi velocemente del palcoscenico delle Finals e di tutto il basket che conta senza intaccare il proprio umore e gioco.

Anche Oklahoma perde qualcosa sia come chimica di squadra che come talento, ritrovandosi una scommessa a breve termine come Kevin Martin da sesto uomo, con il contratto da quasi 13 milioni in scadenza, tanto talento ma poca abitudine a giocare con altri più forti di lui. Se dovesse fallire Martin, o comunque rendere sotto le attese, ci saranno il promettente rookie Jeremy Lamb (che sia lui il nuovo Harden?) e due prime scelte per anestetizzare possibili aspettative disattese e nel caso non stupitevi di vedere il prodotto di Western Carolina sul mercato prima della deadline.

See you soon

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