Dopo aver parlato dell’Atlantic, è ora il momento di analizzare la Central Division, che nel palcoscenico della stagione NBA alle porte si presenta senza dubbio come una delle più interessanti, ma anche come una tra le più ricche di incognite. Se da un lato, infatti, troviamo gli strafavoriti Cavs di LeBron James, vicecampioni 2014/15 chiamati a una nuova corsa all’anello, dall’altro molta curiosità ruota attorno alle condizioni fisiche di due uomini franchigia ex lungodegenti, Derrick Rose e Paul George, dai quali inevitabilmente dipenderanno le sorti rispettivamente di Bulls e Pacers. Per non parlare, poi, dei ragazzi terribili del Wisconsin, quei Milwaukee Bucks guidati per il secondo anno consecutivo da un ambizioso Jason Kidd e assolutamente intenzionati, dopo la sesta piazza a Est dello scorso anno, a recitare qualcosa di più che un semplice ruolo da outsider. Ruolo per cui si candidano, invece, i Detroit Pistons di Drummond e Jennings, potenzialmente in grado di guadagnarsi un posto nei Playoffs.

CLEVELAND CAVALIERS

LeBron James: riusciranno i suoi Cavs a vincere il loro primo anello?

LeBron James: riusciranno i suoi Cavs a vincere il loro primo anello?

Un solo e unico obiettivo obbligato: il titolo NBA. Non solo per il fatto di poter vantare tra le proprie fila il miglior giocatore del pianeta, quanto per la consapevolezza di esservi arrivati a un passo nel giugno scorso con Love e Irving fuori causa, e con coach David Blatt costretto a pescare nel “deserto” della sua panchina. Ecco perché in estate le scelte del GM David Griffin sono andate tutte nella direzione di dare maggior profondità a un roster dal potenziale sconfinato, ma rivelatosi inadeguato nell’emergenza dettata dagli infortuni. L’arrivo di due veterani di sicuro affidamento come Richard Jefferson e Mo Williams (per lui si tratta di un ritorno), la conferma di JR Smith e Iman Shumpert (nonostante il loro scarso rendimento nelle Finals) oltre che dei sorprendenti Mozgov e Dellavedova, a cui aggiungiamo il rientro dopo un lungo stop di Anderson Varejao, danno un’incredibile solidità a dei Cavs più che mai proiettati a primeggiare nella Eastern Conference. In più, come era lecito attendersi, si è risolta in extremis anche la “grana” Tristan Thompson. Il giovane centro, di fatto fuori rosa durante tutto il training camp, ha finalmente accettato l’offerta propostagli dai Cavs (quinquennale da 82 milioni, sarà il sesto lungo più pagato dell’NBA), chiudendo un braccio di ferro che rischiava di arenarsi a un punto di non ritorno. Eppure non mancano alcune preoccupazioni, relative a quello che è stato lo spettro della passata stagione, ovvero gli infortuni. Se infatti la mancata apparizione di LeBron James nelle ultime gare di pre-season è più dovuta a motivi precauzionali per le condizioni della sua schiena, gli interrogativi sulla data in cui Irving tornerà in campo sono decisamente maggiori. Kyrie è infatti ancora in fase di recupero dalla frattura al ginocchio sinistro che ne ha pregiudicato la presenza nelle ultime 5 gare delle Finals, e, con ogni probabilità, vederlo sul parquet prima di Natale resterà un miraggio.
Detto questo, Cleveland lotterà fino in fondo per vincere l’anello, soprattutto se la sfortuna dovesse finalmente aleggiare lontano dall’Ohio e permettere così ai Big Three di essere al completo anche nei momenti decisivi della stagione. Delle doti da “extraterrestre” di LeBron abbiamo avuto ampia dimostrazione, ma la storia recentissima insegna che competere con collettivi come Golden State o San Antonio sarebbe impresa più che mai ardua anche per il Prescelto senza l’apporto dei due secondi violini di lusso Love e Irving.

RosterDionte Christmas (G), Quinn Cook (G), Jack Cooley (F), Jared Cunningham (G), Austin Daye (F), Matt Dellavedova (G), Joe Harris (G), Kyrie Irving (G), LeBron James (F), Richard Jefferson (F), James Jones (G-F), Sasha Kaun (C), Kevin Love (F), Nick Minnerath (F), Timofey Mozgov (C), Iman Shumpert (G), JR Smith (G-F), DJ Stephens (G-F), Tristan Thompson (F-C), Anderson Varejao (F-C), Mo Williams (G).

Partenze: Brendan Haywood, Shawn Marion, Mike Miller, Kendrick Perkins.

CHICAGO BULLS

A proposito di malasorte, chissà se Derrick Rose avrà pensato bene di fare un salto in quel di Lourdes dopo l’ennesimo infortunio, stavolta all’occhio, che lo sta mettendo in dubbio per l’inizio della Regular Season. Ormai da troppo tempo nella città del vento attendono che la loro stella si getti alle spalle i tormenti fisici che lo attanagliano ed è innegabile che i Bulls, ancora una volta costruiti attorno al loro leader, non possano più permettersi un’altra stagione da sole 51 partite con Rose in campo. Persino con un Jimmy Butler che ha ormai definitivamente assunto i connotati di una vera Star, dopo un’annata chiusa a 20 di media e che lo ha visto ricevere il meritatissimo premio di Most Improved Player of the Year. Sì, perché è con l’ex MVP del 2011 arruolabile e al top della condizione che Chicago assume tutta un’altra fisionomia ed entra a pieno titolo tra le pretendenti alla vittoria finale. Soprattutto se, con Noah e Gibson a garantire la consueta dose di energia e presenza sotto le plance, Pau Gasol dovesse esprimersi ai livelli dell’Europeo appena terminato, in cui ha ricordato al mondo intero che esistono pochi (o forse nessuno?) numeri “5” con il suo potenziale offensivo. Senza dimenticare, tra gli altri, quel Nikola Mirotic tanto atipico nello spot di “4” tattico quanto prezioso con la propria di capacità di allargare il campo e di punire le difese da dietro l’arco. Dal draft, invece, è arrivato l’interessante Bobby Portis da Arkansas, ala grande dalle mani più che educate e dal notevole atletismo, già messosi in mostra durante la pre-season. Chissà che il ragazzo non possa essere il vero “acquisto” di un mercato che ha puntato più che altro a confermare l’ossatura dello scorso anno, fatta eccezione per il coach. La rottura con Thibodeau, maturata in maggio dopo che i rapporti già tesi con la dirigenza dei Bulls si erano ulteriormente deteriorati a causa dell’eliminazione con Cleveland, ha portato infatti all’ingaggio di Fred Hoiberg. Debuttante in NBA, almeno come allenatore, visto che invece può vantare un passato da giocatore di buon livello (tiratore micidiale, 10 stagioni nella Lega, di cui 4 proprio ai Bulls), si tratta di un profilo decisamente differente rispetto al suo predecessore. Comunicatore efficace, buone doti relazionali e un approccio più offensivista, almeno per quanto fatto vedere in quel di Iowa State, dove ha mostrato di prediligere quintetti rapidi e in grado di mantenere alto il ritmo. La sfida per il Sindaco (questo il suo soprannome dai tempi del college) sarà quella di portare una squadra abituata a schemi d’attacco rigidi verso l’adozione di un sistema offensivo coerente con il (grande) talento a disposizione, senza troppi vincoli e capace di esaltare al meglio le doti dei singoli.

Roster: Cameron Bairstow (F-C), Aaron Brooks (G), Jimmy Butler (G-F), Jordan Crawford (G), Mike Dunleavy (G-F), Cristiano Felicio (F-C), Pau Gasol (F-C), Taj Gibson (F), Kirk Hinrich (G), Doug McDermott (F), Nikola Mirotic (F), E’Twaun Moore (G), Joakim Noah (C), Bobby Portis (F), Derrick Rose (G), Marcus Simmons (G), Tony Snell (F).

Partenze: Nazr Mohammed.

INDIANA PACERS

Evidentemente la Small Ball praticata da Steve Kerr non è più vista solo come una moda, bensì come una necessità. La mini-rivoluzione operata dai Pacers va concepita proprio in questo senso. Via giocatori d’area fisici e poco mobili come Hibbert e West, dentro interpreti molto più versatili e dinamici. A cominciare da Chase Budinger, prelevato da Minnesota, fino al promettente rookie Myles Turner, “draftato” alla 11 e apparso già pronto a dare un contributo, oltre che a incarnare l’evoluzione del lungo moderno: tiro dalla media mortifero, rapidità da esterno e grande intimidazione difensiva nel pitturato. A questi si aggiunge il vero “botto” del mercato estivo di Indiana, ossia l’arrivo da Dallas di un top player come Monta Ellis, bocca da fuoco da quasi 20 di media in carriera che arricchisce enormemente le opzioni offensive a disposizione di coach Vogel. Anche e soprattutto considerato il tanto agognato rientro, dopo un anno passato ai box, di Paul George, dalle cui mani passerà gran parte della stagione dei Pacers. Per quanto infatti le esibizioni di pre-campionato siano state piuttosto incoraggianti, ci si chiede: sarà il prodotto da California State in grado di tornare ai livelli che lo hanno portato a essere uno degli All Star più acclamati della Lega (21,7 a gara nel 2013/14) ? E, inoltre, quale potrà essere il suo impatto nel ruolo di finto lungo in cui Vogel intende provare a schierarlo? Qualora George dovesse smentire queste perplessità, è chiaro che Indiana guadagnerebbe chances più che concrete di far strada nel tutt’altro che proibitivo tabellone dei Playoffs a Est. Al di là di ogni ragionevole dubbio, tuttavia, la più grande incognita riguarda ovviamente il radicale cambiamento che Indiana apporterà al proprio sistema di gioco e che, per quanto in linea con la tendenza in voga nella NBA, necessiterà sicuramente di tempo per essere metabolizzato con continuità.

Roster: Lavoy Allen (F-C), Chase Budinger (F), Rakeem Christmas (F), Toney Douglas (G), Monta Ellis (G), CJ Fair (F), Paul George (F), George Hill (G), Jordan Hill (F-C), Solomon Hill (F), Kadeem Jack (F), Ian Mahinmi (C), CJ Miles (G-F), Glenn Robinson III (G-F), Rodney Stuckey (G), Myles Turner (F-C), Shayne Whittington (F-C), Joe Young (G).

Partenze: Chris Copeland, Roy Hibbert, Damjan Rudez, Luis Scola, Donald Sloan, CJ Watson, David West.

MILWAUKEE BUCKS

Lo slogan “Own the future“, promosso dalla dirigenza dei Bucks, è quantomai adatto alla situazione, ma anche ambizioso. L’obiettivo della franchigia, infatti, è quello di crescere ancora rispetto al sorprendente risultato dello scorso campionato, e le premesse, va detto, ci sono tutte. Milwaukee ha conservato praticamente per intero il gruppo pieno di giovani dal gran talento che Kidd è stato capace di plasmare: CarterWilliams, Middleton, Parker e soprattutto Antetokounmpo, la potenziale stella del roster. Forti di un anno trascorso assieme e del mix con giocatori più esperti quali Mayo, Copeland e Bayless, i Bucks si sono ulteriormente rinforzati con l’innesto di Greg Monroe. Il centro ex Pistons, uomo da 16 punti e 11 rimbalzi di media, è tra i migliori del ruolo nella Lega e il fatto che abbia scelto Milwaukee da free agent, seppur corteggiato in estate da club ben più blasonati, la dice lunga sulla fiducia che ruota attorno a un team sapientemente costruito. Se da un lato, quindi, Jasone avrà materiale a volontà per tentare una scalata nella gerarchia della Eastern Conference, dall’altro dovrà mantenere fede alle tante aspettative createsi sui suoi ragazzi. Fermarsi al primo turno dei Playoffs non sarebbe più un traguardo da accogliere con il sorriso, ma, al contrario, potrebbe avere l’amaro sapore di un piccolo fallimento.

Roster: Giannis Antetokounmpo (F), Jerryd Bayless (G), Michael Carter-Williams (G), Chris Copeland (F), Tyler Ennis (G), John Henson (F-C), Damien Inglis (F), OJ Mayo (G), Khris Middleton (F), Greg Monroe (C), Johnny O’Bryant (C), Jabari Parker (F), Miles Plumlee (C), Greivis Vásquez (G), Rashad Vaughn (G).

Partenze: Jared Dudley, Jorge Gutiérrez, Ersan Ilyasova, Zaza Pachulia.

Brandon Jennings (Photo by Rocky Widner/NBAE via Getty Images)

Brandon Jennings (Photo by Getty Images)

DETROIT PISTONS

Dovessimo stilare l’ipotetica classifica di una Division così competitiva, i Pistons occuperebbero, almeno nei pronostici, l’ultimo posto a disposizione. Occhio alle sorprese però. Coach Stan Van Gundy è una vecchia volpe e non è da escludere che possa tirare fuori il meglio da un gruppo a cui comunque non mancano margini di miglioramento. Andre Drummond ha appena 22 anni, eppure è già un centro tra i più dominanti (13,8 punti e ben 13,5 rimbalzi a gara la scorsa stagione), Caldwell-Pope, anch’egli giovanissimo, ha già svelato una buona varietà di soluzioni offensive nell’ultima Regular Season (ottimo tiro sugli scarichi, ma anche capacità di arrivare al ferro con efficacia), mentre Brandon Jennings, 15,5 punti a partita prima del grave infortunio al tendine d’achille che lo tiene lontano dai campi da gennaio, è atteso al rientro per il mese di dicembre.
Da capire come questi elementi potranno integrarsi con un’individualità come Reggie Jackson, play-guardia dalle indubbie capacità, ma difficile da inserire in un gruppo obbligato a ricercare prima di tutto coesione ed equilibrio. Non a caso, oltre al confermato Jodie Meeks, sono arrivati giocatori d’esperienza come Steve Blake, Danny Granger e Ersan Ilyasova, chiamati a fare da chioccia al talento dell’ottava scelta dell’ultimo draft, il rookie Stanley Johnson, da molti addetti ai lavori ritenuto come un potenziale “crack”. Esterno dal fisico poderoso (201 cm per 110 kg), ma allo stesso tempo esplosivo e rapido, Stanimal non è solo capace di attaccare l’area con molta aggressività grazie alla sua notevole stazza, ma sa essere parecchio pericoloso anche da tre punti, a dimostrazione di una completezza che potrebbe fare le fortune dei Pistons.

Roster: Joel Anthony (C), Jordan Bachynski (C), Aron Baynes (F-C), Steve Blake (G), Reggie Bullock (G-F), Kentavious Caldwell-Pope (G), Spencer Dinwiddie (G), Andre Drummond (C), Danny Granger (F), Darrun Hilliard (F), Ersan Ilyasova (F), Reggie Jackson (G), Brandon Jennings (G), Stanley Johnson (F), Cartier Martin (F), Jodie Meeks (G), Marcus Morris (F), Adonis Thomas (G-F), Anthony Tolliver (F).

Partenze: Caron Butler, John Lucas III, Quincy Miller, Greg Monroe, Tayshaun Prince, Shawne Williams.