UPS&DOWNS: Continua incontrastata la corsa dei Portland Trail Blazers, che grazie al loro record di 30-8 non solo guardano dall’altro tutte le compari di Division, ma si piazzano al secondo posto a Ovest. Esaltata da Aldridge e Lillard, Portland ha nella coesione e nella compattezza di gruppo il suo punto di forza. Se, infatti, le due già citate stelle danno quel qualcosa in più, un sorprendente Matthews (16.6 punti di media, con il 39.4 dalla lunga) e una più che affidabile panchina sono stati, anche nell’ultimo mese, ingredienti fondamentali della ricetta vincente studiata da coach Stotts. Non è un caso, dunque, che l’infortunio di un titolarissimo come Robin Lopez sia stato assorbito senza eccessive difficoltà, confidando nella bontà del “sistema”. L’arma in più continua a essere la difesa. Nell’ultimo mese i Blazers si sono confermati primi nella lega per rimbalzi catturati (46.6) e secondi per punti concessi agli avversari (97). E’ chiaro, comunque, che per poter fare veramente la voce grossa saranno fondamentali le prestazioni da urlo di questi Lillard e Aldridge.

Anche Oklahoma City (18-19) si aggrappa a una coppia di fenomeni. Chi? Naturalmente Russel Westbrook e Kevin Durant. Tornati a inizio dicembre, KD e RW hanno ribaltato una stagione da incubo, che a inizio dicembre vedeva OKC ben lontana dalla zona playoff, col suo record di 7-13. Da quel momento, infatti, i Thunder sono cambiati da così a così, abbandonando i bassifondi delle graduatorie. Il ritorno dei due uomini franchigia ha dato punti, qualità, intensità e credibilità a una squadra priva d’identità. Andando oltre i numeri e le statistiche, è piuttosto evidente che il gioco dei Thunder abbia ancora dei problemi: troppa dipendenza dal #35 e dallo #0, la mancanza di un terzo violino offensivo di spessore, il fatto che Westbrook non sia un vero play-maker ecc. Fatto sta che se i due incappano in una giornata no per i Thunder sono dolori. Per cercare di dare più consistenza al resto del team, la società ha portato in Oklahoma Waiters: uomo di striscia dalle indubbie qualità offensive, ma anche elemento disordinato, che gioca fuori dai disegni tattici (che già sono pochi nel caso di coach Brooks) e che mette sempre e comunque palla a terra prima di combinar qualcosa, rallentando sistematicamente la circolazione di palla. Tutte cose che ti puoi permettere (ma anche no) in situazioni senza capo né coda tipo New York, ma di certo non in casa Durant.

Nuovi scenari a Denver per Timofey Mozgov (fonte: Doug Pensinger/Getty Images)

Timofey Mozgov ha lasciato il Colorado, direzione Cleveland. (fonte: Doug Pensinger/Getty Images)

Terza piazza occupata dai Nuggets (17-20), altalenanti a dir poco. Dopo un inizio stentato, Denver si era rialzata e aveva cominciato la propria risalita, trascinata da un ottimo Lawson e da un gruppo che sembrava pian piano oliare sempre più il meccanismo. Ma da metà dicembre, poco dopo il nostro primo report, la squadra del Gallo ha ricominciato a zoppicare, sprofondando in una mini crisi che ne aveva fiaccato le speranze di playoff. Motivi? Nessuno può saperlo, ma di certo ci sono alcuni fattori che hanno influito non poco: la prolungata assenza di Gallinari, il ritorno alla “normalità” di Lawson e la mancanza di un leader carismatico con una ventina di punti nelle mani. Senza troppi patemi, la franchigia del Colorado ha ceduto alle lusinghe di Cleveland per Mozgov, che, in cambio di due future prime scelte, andrà a fare lo scudiero di Lebron. Chi ci abbia guadagnato per ora non si sa; quel che è certo è che Denver, con le due picks, ha in mano una potenziale fortuna. Le ultime prestazioni (striscia di 4 W) hanno restituito una squadra viva, ma la sensazione è che Denver non sia la principale favorita per l’ottavo posto a ovest.

Gli Utah Jazz (13-25) nell’ultimo mese hanno confermato le impressioni della prima parte di stagione: squadra flat, poco appariscente, senza giocatori di vero impatto. Hayward, con i suoi 18.9 punti di media, è il miglior realizzatore, pur confermando di non essere un uomo franchigia (sarebbe il perfetto comprimario di una vera stella). Anche Burks, Kanter, Burke e Favors, gli altri quattro uomini del quintetto base più utilizzato (24 volte su 38), viaggiano in doppia cifra di media. Due le letture possibili: i Jazz sono una squadra equilibrata; manca un vero go-to-guy capace di accendere la miccia. Fatto sta che l’ultimo periodo dei “mormoni” rischia di essere ricordato solo per il fantasmagorico canestro di Booker.

Cenerentola del girone rimane Minnesota (5-31), che ha una striscia aperta di ben 15 sconfitte. Non solo non è rientrato nessuno degli infortunati di lusso, ma è anche partito Brewer, sbarcato alla corte di Harden in quel di Houston. Da salvare c’è poco: la continua crescita di Wiggins (tra dicembre e gennaio in media 16.6 punti e 4.5 rimbalzi) e Shabazz Muhammad e la bontà di Dieng e LaVine. In particolare, le ultime settimane sono state terreno fertile per la prima scelta #22, che è diventato il terzo teenager della storia (Lebron e Anthony gli altri due) capace di segnare per 6 partite consecutive 20+ punti. Segnali per il futuro, insufficienti per garantire un presente roseo. Negli ultimi giorni è arrivato Raduljica, ma di certo non sarà il lungo serbo a segnare la svolta della stagione. Giudizio nuovamente sospeso, in attesa di Rubio e Martin.

HOT: Presenza nel pitturato, leadership, tiro dalla media (il migliore dell’intera NBA in questa statistica) tecnica, grinta: LaMarcus Aldridge non è solo il tesoro dei Trail Blazers, ma anche uno dei migliori lunghi della Lega. Per lui un dicembre da incorniciare, in cui ha ritoccato le già buonissime cifre d’inizio stagione, entrando nel club di quelli che stanno viaggiando in doppia doppia di media, grazie a ai suoi 22.9 punti e 10.5 rimbalzi a partita. In più, una continua scalata nelle statistiche all time della franchigia: quarto per stoppate e primo per rimbalzi difensivi.

Jeremy Lamb: per lui un periodo no (fonte: nba.com)

Jeremy Lamb: per lui un periodo no (fonte: nba.com)

NOT: 27 minuti in novembre, 15 in dicembre, 4 in gennaio: bastano i dati del suo minutaggio per dare un’idea del perché Jeremy Lamb possa essere considerato la delusione dell’ultimo periodo. Ça va sans dire che le sue cifre si siano dimezzate: dai 12 punti, 4 rimbalzi e 2 assist di inizio stagione, ai 5.5 punti (1.5 da inizio 2015), 2 rimbalzi e 0.8 assist di dicembre-inizio gennaio. Che con il ritorno di Westbrook e Durant la sua presenza sul parquet diminuisse era anche pronosticabile, ma che addirittura finisse a margine delle rotazioni no. L’arrivo di Waiters, oltre che a rappresentare un ulteriore ostacolo, sigla la bocciatura anche da parte della società. E pensare che doveva essere il post-Harden…

UNEXPECTED: Jusuf Nurkic è una delle poche note liete della stagione dei Nuggets. Il lungo bosniaco in questa stagione ha saggiato il campo 25 volte, mettendo a referto in media 6.9 punti e 5.1 rimbalzi. Quando Brian Shaw l’ha mandato in campo ha sempre dato il suo contributo, ma è con il nuovo anno che il rookie ha decisamente svoltato: nelle ultime 5 ha viaggiato a 11.8 punti, 7.6 rimbalzi e 3.4 stoppate di media. Una rondine non fa primavera, ma di certo il ragazzo ha qualità e tanta, ma davvero tanta, faccia tosta, anche quando di fronte si trova gente del calibro di Cousins. 

STATS: Vediamo nello specifico come sono cambiati i numeri dei Thunder dopo il ritorno di Westbrook e Durant. Okc è passata da 90.3 a 98.8 punti a partita; da 45.5 a 46.5 rimbalzi (di cui 13 catturati in attacco, rispetto agli 11 di inizio stagione); da 4.5 a 5.9 stoppate. Inoltre, KD e RW sono 2 dei migliori 4 realizzatori della Lega rispettivamente con 25 e 26.2 punti, mentre prima il miglior realizzatore era Reggie Jackson, che fino a inizio dicembre (quando aveva molto più spazio) metteva a referto 15.7 punti di media. Come se non bastasse, Westbrook nelle 17 partite giocate tra novembre (una sola) e dicembre ha tenuto una media da capogiro di 30 punti, 6.5 rimbalzi e 7.7 assist. KD, per non essere da meno, tra fine 2014 e inizio 2015, ha messo in fila tre partite con 36 (36!) punti di media.

INJURIES: Denver non conosce la data del rientro di JaVale McGee, mentre tra la metà e la fine di gennaio dovrebbe recuperare sia Foye che, soprattutto, Danilo Gallinari. Questo mese dovrebbe essere panacea anche per i T-Wolves, che dovrebbero presto riabbracciare Pekovic, Martin e Rubio. E’ notizia di ieri, però, che perderanno Muhammad per due settimane. I Blazers dovranno attendere ancora qualche giorno per riavere i loro due centri: Robin Lopez, il titolare, e Freeland, il sostituto andato K.O. di recente. Burks, invece, si è messo l’anima in pace: il suo problema alla spalla lo terrà lontano dai suoi Jazz e dai parquet per tutto il resto della stagione.


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