MIAMI HEAT (37-27): L’inserimento di Joe Johnson e la conferma di Josh Richardson: queste le due “novità” più importanti delle ultime due settimane degli Heat.

L’ex Nets (il cui ingaggio ha indirettamente favorito il taglio di Udrih, che dovrebbe rifirmare in estate) è sembrato subito a suo agio negli schemi di Spoelstra. Si è preso immediatamente il posto in quintetto e le prestazioni gli danno ragione: solidità offensiva (13.5 di media col 60% dal campo), duttilità tattica e ottimo feeling coi compagni. So far, una mossa azzeccata.

Come giusto è, senza dubbi, dare fiducia a Josh Richardson, l’annuale colpo a sorpresa di Pat Riley. Il prodotto Tennessee, al di là delle cifre (4 punti in 16 minuti), garantisce energia, dedizione, quel pizzico di imprevedibilità e, soprattutto, minuti di riposo per il gli altri del back court.

A tutto questo aggiungiamoci la ritrovata costanza di Dragic, l’immancabile apporto di Wade e l’esuberanza di Whiteside, e il gioco è fatto: quarto posto nella Conference che è ancora una realtà, record di 7-3 nelle ultime dieci e striscia di cinque W consecutive (a dirla tutta, contro avversari mediocri) interrotta solo dalla caduta contro i Bucks.

Fosse questo il quadro di fine regular season, a Miami non potrebbero che far festa.

 

CHARLOTTE HORNETS (35-28): In scia a Miami c’è Charlotte, prontissima al sorpasso.

Eh sì, perché gli Hornets continuano a correre velocissimi. Lo splendido mese di febbraio da 8-2 sbiadisce davanti a questo inizio marzo intonso e scintillante: percorso netto, 5-0. L’ultima sconfitta, che è anche l’unica delle ultime due settimane, è datata 28 febbraio: 76-87 in casa degli Hawks.

Da quel momento, solo sorrisi. La squadra vince, convince e diverte. Quando la luna gira giusta, spesso ultimamente, le gare degli Hornets si trasformano in un festival del tiro da tre (nell’élite per percentuale dall’arco, triple tentate, triple segnate) e del gioco in velocità. Senza tralasciare l’aspetto difensivo, efficace grazie anche a un roster costruito con elementi capace di lasciare il segno su entrambi i lati del campo. Come Courtney Lee, appena arrivato da Memphis e subito inserito in quintetto da coach Clifford.

Non si può però parlare di Charlotte senza ricordare quel che sta combinando Kemba Walker: in marzo, 31.6 punti, quasi 7 assist e 6 rimbalzi a partita. In questo momento, tra i primi cinque della Lega.

 

ATLANTA HAWKS (36-29): La lotta a tre per il primo posto nella Division è ufficialmente aperta. Serrata e avvincente. Di conseguenza, pure quella per il quarto posto a Est. Di certo, in Georgia non avrebbero mai pensato di trovarsi in questa situazione. Anzi, si prevedeva di stare molto più su. Ma è il campo a scrivere la storia.

Altra musica, comunque, rispetto a febbraio. Dalla nota sconfitta con lodevole losing effort contro Warriors, cinque vittorie in sette partite. Gli unici passi falsi contro Golden State e Toronto. Ci può stare. Per il resto, da sottolineare le prove con Chicago, Charlotte e Clippers.

Successi meritati e pesanti, figli della ritrovata efficacia, finalmente “contemporanea”, dei big three: Teague, Millsap e Horford. Decisivo l’impatto del play, che, accantonate del tutto le voci di possibile trade, ha confermato la rinascita mostrata nel mese passato, riprendendosi saldamente le redini della squadra.

Nel frattempo, Humphries si è aggiunto alla truppa.

 

WASHINGTON WIZARDS (30-33): L’ultimo posto utile per i playoff, attualmente occupato dai Bulls, dista solo un paio di partite, ma Washington non sembra avere la spinta giusta per tentare la rimonta. Almeno per ora.

Marcin Gortat, la scorsa stagione 13 punti e 9.9 rimbalzi di media

Marcin Gortat: in marzo, 13 punti, 10 rimbalzi e 2.3 stoppate di media

Nelle ultime due settimane, infatti, sono arrivate tre vittorie consecutive, ahi per loro vanificate da altrettanti insuccessi. Anche questi in fila. Striscia negativa ancora aperta. A dirla tutta, ci si è messa anche un po’ di malasorte. Sconfitte contro Pacers e TrailBlazers, ma l’esito sarebbe potuto essere ben diverso: Indiana è finita 99-100, Portland l’ha spuntata solo all’overtime.

Insomma, un po’ la storia di tutta la stagione dei Wizards: manca sempre il centesimo per fare il dollaro (per essere magnanimi; ce ne sono di problemi).

L’obiettivo, dunque, è radunare le forze e azzardare il tutto per tutto per agguantare l’agognata post-season. Ovviamente puntando sulla grande forma di John Wall e la buona vena di Gortat e Beal, sperando che gli altri seguano questi tre. Magari andando oltre l’apprezzabile ma pur sempre altalenante apporto dei vari Porter, Morris e compagnia cantante. Servirebbe una scintilla in più.

Che la possa dare Marcus Thornton, appena arrivato da Houston? Guardia tiratrice di discreto affidamento, è tatticamente inquadrabile come elemento in grado di trasformare in punti gli scarichi sul perimetro di Wall. O almeno così sperano nella Capitale.

 

ORLANDO MAGIC (27-36): Nella classifica di Conference, appena dietro ai Wizards. Ma se questi ultimi sono ancora in lotta playoff, Orlando guida il gruppetto di quelle cinque franchigie (le altre: Milwaukee, NY, Brooklyn e Philadelphia) che, salvo miracoli, possono già pensare alla prossima annata.

I Magic lo stanno facendo da tempo. L’addio di Harris ne è stata testimonianza e gli esperimenti continui, e tutto sommato logici, di Skiles non fanno altro che avvalorare la tesi. L’importante, a questo punto, è iniziare a farsi un’idea di quale direzione prendere in ottica futura, capendo su quali elementi sia opportuno puntare.

Ciò non significa rinunciare a giocare, ma le cinque sconfitte nelle ultime sette (però un bel successo con Chicago) ci suggeriscono che la tensione è un po’ calata.

A differenza di Aaron Gordon, quasi stabilmente in doppia-doppia. Per il resto, i punti fermi si chiamano sempre Vucevic (qualche acciacco ma nulla di grave) e Oladipo. Con l’ormai proverbiale incostanza, benino anche Fournier e Payton.