ATLANTA HAWKS (5-1): Il ritorno alla Philips Arena dei finalisti della Eastern Conference non è stato esattamente quello sognato dalla truppa di coach Budenholzer: sconfitta piuttosto netta contro i fisicati Pistons, con tanto nervosismo in campo e nell’immediato post partita. Lo shock, però, è servito: da quel momento in avanti per Horford (che viaggia a 18 pts e 9 reb a partita di media) e compagni sono arrivate cinque vittorie consecutive e la squadra è ancora imbattuta in trasferta nonostante le trasferte a New York e a Miami. Abbiamo avuto l’ennesima conferma di come Atlanta, anche senza un giocatore in grado di costruirsi tiri da solo, riesca grazie ad una eccellente circolazione di palla a mettere sia i tiratori scelti, sia i lunghi in grado di prendere tiri ad alta percentuale. C’era preoccupazione circa l’addio di Carroll: il suo sostituto Bazemore si è inserito alla perfezione e dopo sei uscite stagionali sta tirando con un impressionante 57.9 % da tre punti.

WASHINGTON WIZARDS (3-1): Ottimo è stato anche l’avvio dei Wizards, sconfitti solo dai 37 punti di Carmelo Anthony nella sfortunata sfida con i Knicks. Per il resto, la squadra della capitale ha mostrato, seppure a sprazzi, che tipo di pallacanestro può e deve giocare: difesa asfissiante, con Gortat e/o Nenè a presidiare il pitturato e transizione rapida in attacco, dove Wall e Beal hanno tutte le carte in regola per divertirsi e far divertire i tifosi. Entrambi sono tra i migliori realizzatori della lega, con 20.8 punti di media il primo e 25.8 il secondo. La squadra dimostra carattere e, anche quando il punteggio non le arride, resta a galla e prova a portare a casa il successo, come attestano i 36 punti segnati nel solo quarto periodo proprio contro Spurs, con la tripla sulla sirena di Beal, e Bucks.

MIAMI HEAT (3-2): La partita casalinga contro gli Hawks rappresentava una chance importante per la truppa della Florida, perché una vittoria degli Heat avrebbe sancito il sorpasso al comando della Division ed avrebbe garantito un apporto enorme in termini di entusiasmo e prospettive. Invece, dopo la splendida vittoria contro i Rockets, Wade e compagni hanno dovuto alzare bandiera bianca al cospetto della squadra finalista della scorsa Eastern Conference. Ad ogni modo, mancano ancora un numero spropositato di partite e diversi segnali incoraggianti sono emersi in quel di Miami: Wade e Bosh sembrano essere in salute come non erano da diverso tempo e Whiteside si sta confermando ai livelli della scorsa stagione, con già due doppie doppie e altre due sfiorate in cinque apparizioni. Una tegola si è abbattuta però su coach Spoelstra: Gerald Green, che stava contribuendo con oltre 10 punti a partita dalla panchina, è stato ricoverato improvvisamente in ospedale, e c’è segretezza assoluta circa le cause. La speranza, ovviamente è che non sia nulla di grave e che il ragazzo possa tornare presto sul parquet.

CHARLOTTE HORNETS (2-3): A Charlotte passano le stagioni, ma la musica è sempre la stessa: la squadra non ha un giocatore in grado di trascinarla verso traguardi importanti e l’unico presunto tale, Kidd-Gilchrist, sarà out per tutta la stagione. Certo, Batum e Lin sono stati inserimenti mirati ed intelligenti, e l’asse WalkerJefferson resta di ottimo livello. Due delle tre sconfitte sono arrivate contro gli Hawks, affrontati nel giro di pochi giorni, e le vittorie prepotenti ottenute contro i Bulls e i Mavs, con la bellezza di oltre 100 punti segnati potrebbero segnare un punto di svolta dopo le prime tre deludenti uscite. Ora le  difficili trasferte ad Ovest con Spurs e Timbervolwes ci permetteranno di capire se gli Hornets sono la squadra delle prime tre sconfitte o quella che ha schiantato Chicago e Dallas.

ORLANDO MAGIC (1-4): Non lasciamoci ingannare dal record negativo di questi giovani e spensierati Magic. Oklahoma City per averne ragione ha dovuto soffrire due overtime e chiedere 48 punti a Westbrook più 43 a Durant. Anche a Houston il k.o. è arrivato dopo un supplementare, mentre all’esordio con Washington è finita 88-87. È sbocciato un grande feeling tra coach Skiles e Evan Fournier, già autore di diverse prestazioni super, come quella da 30 punti (career high) che ha regalato l’unico sigillo in casa dei Pelicans. Il numero 10 ha dedicato la prestazione e la vittoria al coach. Ottimo avvio anche degli altri ragazzi terribili: Oladipo ha fatto registrare una tripla doppia nella tana di Durant, Harris vuole dimostrare di meritare l’esoso rinnovo appena ottenuto e Vucevic è ormai una certezza. Poco spazio, sinora, per l’atteso ventenne croato Hezonja, ma arriverà anche il suo momento. I margini di miglioramento sono enormi, e i punti emersi sui quali urge un cambio di rotta sono: le troppe palle perse a partita (19), le troppe stoppate subite (8.7) e la percentuale da tre punti troppo bassa.