UPS&DOWNS – A comandare sono i solidi Grizzlies, che hanno mostrato segnali di cedimento durante una serie di quattro sconfitte consecutive ma si sono rialzati definitivamente con una convincente vittoria ai danni degli Spurs. Difesa, gioco di squadra e il salto di qualità di Mike Conley continuano ad essere gli ingredienti principali del successo della truppa di coach Joerger nonostante qualche acciacco di Tony Allen e Zach Randolph. Il record di Memphis è di 25 vittorie e 10 sconfitte, che vale il terzo posto nell’agguerrita Western Conference.

Al secondo posto troviamo i Mavericks, che vantano il secondo miglior attacco della Lega per punti realizzati a partita. Una “trade”, ufficializzata il 19 dicembre, ha portato in Texas il 4 volte All-Star Rajon Rondo ma ha indebolito ulteriormente il reparto lunghi di coach Carlisle a causa della partenza verso Boston del discreto Brandan Wright. Dallas sta mantenendo un ottimo ritmo (ha appena concluso una serie di sei vittorie consecutive), ha raggiunto una discreta chimica di squadra considerando i numerosi nuovi volti ma per puntare al titolo manca qualcosa: un rinforzo sotto canestro da far partire dalla panchina, interverranno sul mercato?

Josh Smith, l'uomo che Houston stava cercando? (Foto: si.com)

Josh Smith, l’uomo che Houston stava cercando? (Foto: si.com)

E’ stato un dicembre pieno di cambiamenti anche per i Rockets, ora terzi nella Southwest e quinti a Ovest spinti da uno straordinario James Harden. In cambio di Troy Daniels, soldi e scelte future è arrivato l’esterno Corey Brewer, che si è confermato la pedina che Houston stava cercando da far partire dalla panchina. L’ex T’Wolves si è subito trovato a suo agio e qualche giorno dopo la dirigenza biancorossa ha deciso di completare l’opera firmando l’ambito “free-agent” Josh Smith, tagliato da Detroit. Il suo processo di ambientamento sta procedendo nel migliore dei modi anche se si sono viste delle sconfitte che confermano il fatto che l’organico di McHale è ancora un cantiere aperto. Ma il talento c’è e abbonda e se tutte le componenti dovessero funzionare i Rockets avrebbero tutto il diritto di sognare già in grande. Tra un mese si avranno segnali più indicativi.

Il quarto posto è occupato dagli attuali campioni NBA degli Spurs, tartassati dagli infortuni di uomini estremamente importanti e, quindi, ancora impossibili da valutare in prospettiva playoffs. I numerosi insuccessi contro le “Big” e le 7 sconfitte su 10 partite nel periodo a cavallo tra il 15 e il 31 dicembre non sono accaduti per caso. Tony Parker è rientrato ieri dopo aver saltato 10 degli ultimi 12 incontri a causa di un infortunio al tendine del ginocchio (per lui solo cinque presenze a Dicembre), l’MVP delle scorse Finals Kawhi Leonard è fuori dal 17 dicembre per un problema alla mano e Tiago Splitter e Patty Mills hanno recuperato da poco.

Nella Eastern Conference sarebbero abbondantemente in zona Playoffs ma nella West Coast nessuna squadra può permettersi di essere troppo discontinua. Nonostante un record che continua ad oscillare intorno al 50% (17-18), il sogno dei Pelicans di qualificarsi tra le prime otto sta pian piano svanendo. La panchina è di basso livello, la difesa fa acqua da tutte le parti e un Anthony Davis sempre eccellente, aiutato da Tyreke Evans, Jrue Holiday e Ryan Anderson, non sta bastando. La stagione di New Orleans è un alternarsi di vittorie apparentemente convincenti a sconfitte banali e per ora la compagine di coach Williams non può fare più di così.

Dicembre eccezionale per James Harden (Foto: galleryhip.com)

Dicembre eccezionale per James Harden (Foto: galleryhip.com)

HOT – A guidare i Rockets verso questo promettente avvio stagionale è stato specialmente James Harden, autore di un dicembre eccezionale e vincitore del premio di “Player of the Month” della Western Conference. L’esterno 25enne è stato il miglior realizzatore dell’ultimo mese con 30.6 punti di media ed è attualmente anche il “Top Scorer” dell’intera NBA (26.8). A Dicembre ha toccato e superato otto volte quota 30 punti e quattro volte quota 40, ottenendo per ben due volte la nomina di giocatore della settimana. Ma il fatto più piacevole e che testimonia la crescita del ‘Barba’ è il diverso atteggiamento che sta avendo nei confronti della squadra, evidente anche nelle cifre: Harden, in carriera, non ha mai distribuito così tanti assist (7.1 di media nell’ultimo mese e 6.6 in generale) e sta mostrando anche più di applicazione dal punto di vista difensivo (1.9 recuperi a Dicembre, nono a Ovest).

NOT – In estate i Mavericks avevano puntato su Al-Farouq Aminu come giovane talento in grado di portare punti veloci ed energia partendo dalla panchina. Ma fino ad ora, specialmente nell’ultimo mese, le aspettative non sono state per nulla rispettate. Le pessime percentuali e una selezione sbagliata dei tiri dell’ex Pelicans hanno portato coach Carlisle a diminuire drasticamente il suo impiego e l’ala piccola non ha poi approfittato delle rare partite in cui ha toccato il parquet per 15 o più minuti. Le sue cifre nel reparto dei punti recitano uno stonato 4.7, il minimo in carriera per l’ottava scelta al Draft NBA 2010.

Cory Joseph, che sorpresa! (Foto: www.brownsvilleherald.com)

Cory Joseph, che sorpresa! (Foto: www.brownsvilleherald.com)

UNEXPECTED – Per avere successo nella NBA devi essere nato pronto e Cory Joseph degli Spurs ha pianamente appreso il concetto. Il playmaker classe 1991 ha approfittato al meglio dell’infortunio di Tony Parker per conquistarsi la fiducia di coach Popovich e di tutta la Lega. A dicembre, a parte in sei occasioni, ha sempre toccato e superato la doppia cifra con il suo minutaggio che è aumentato e cambiato a seconda dei momenti delle partite. Ora Joseph è la miglior “Point Guard” della NBA per percentuale al tiro (54.2%), ha mostrato tanta personalità e miglioramenti non solo in attacco ma anche sul lato di campo difensivo, con la sua stoppata su John Wall nella vittoria nero-argento sui Wizards il 3 gennaio, in cui ha realizzato 19 punti, che è l’emblema del salto in avanti del canadese. Joseph vanta 10.3 punti di media con 3 assist e 3.4 rimbalzi in 25.8 minuti, più del doppio rispetto ai 5.0 dello scorso anno in cui fece la sua miglior stagione in carriera dal punto di vista statistico.

STATSIl momento “NO” di San Antonio: i numerosi infortuni in casa Spurs hanno penalizzato e non di poco il team texano, uno dei grandi punti interrogativi di questa prima parte di 2014-2015. I campioni NBA in carica hanno perso nove gare a dicembre, chiuso con solo sei successi. Si tratta del maggior numero di sconfitte per San Antonio dall’aprile del 1997, l’ultimo mese dell’ultima stagione prima dell’arrivo di Tim Duncan.
Memphis e Houston puntano sulla difesa: avere la difesa come proprio asso nella manica è una garanzia all’interno di una Conference così competitiva come la Western. Sotto questo punto di vista i Rockets continuano a migliorare con una media 97.3 punti concessi a gara, il quarto miglior dato della Lega; mentre Memphis si conferma una delle maggiori forze difensivamente parlando, ma non solo, grazie ad un sistema molto efficace messo in pratica da ottimi specialisti (97.5 di media, sesti in NBA).

INJURIES – Stagione sfortunata per l’MVP delle NBA Finals 2014 Kawhi Leonard (15.2 punti e 7.6 rimbalzi), che dopo i problemi all’occhio di inizio stagione si è procurato un brutto infortunio al tendine della mano. L’ala piccola degli Spurs è ferma da 11 partite e la sua assenza, sotto tutti gli aspetti del gioco, sta pesando notevolmente sul rendimento della squadra: infatti senza di lui i nero-argento hanno perso sette incontri, faticando a trovare continuità di risultato anche a causa degli altri acciacchi nel roster. Il recupero dall’infortunio sta comunque procedendo positivamente e Leonard tra massimo due settimane ritornerà a calcare i parquet della NBA.


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