Iniziamo con questo pezzo una serie di ranking suddivisi ruolo per ruolo (in collaborazione col blog Draftology) in modo da permettere ai nostri lettori di avere le idee più chiare sui giocatori che saranno chiamati da David Stern e David Silver la notte del 28 giugno al Prudential Center di Newark, sede del Draft Nba 2012.

Partiamo con l’analisi dei migliori 7 giocatori (più qualche possibile “sleeper”) nel ruolo di playmaker, lavoro non certo semplice se si pensa all’importanza della posizione e soprattutto alla carenza di PG nella classe draft di quest’anno.

 

1. KENDALL MARSHALL (North Carolina)

Nonostante non goda di molto credito da parte degli esperti del settore, o almeno quelli che mettono alla base di tutto l’upside del giocatore, Marshall si candida ad essere uno di quei giocatori che puntano a cambiare l’oroscopo della franchigia che lo andrà a scegliere. Non perché sia un giocatore dal talento debordante o dal potenziale infinito, ma perché è uno dei pochi distributori di gioco dal grande valore che si affacciano alla Nba negli ultimi anni.

Non ha grandi doti realizzative (seppur abbia fatto vedere buoni miglioramenti nell’ultimo mese di gioco) ma è un passatore superbo, in grado di migliorare i compagni e metterli in ritmo nei tempi e nei modi giusti, offrendo anche una grande leadership e spessore difensivo nell’altra metàcampo.

Come detto, un facilitator che se messo nella squadra giusta può sbloccare molti meccanismi e anche qualche ambizione futura.

 

2. DAMIAN LILLARD (Weber State)

Altra questione ed altra tipologia di giocatore rispetto a Marshall, la point guard del piccolo college di Weber State è salito alla ribalta partita dopo partita con grandi prestazioni, non solo numeriche, che lo hanno gradualmente inserito nei discorsi riguardanti il primo giro fino ad arrivare a giocarsi la lottery grazie anche ai pochi interpreti nel ruolo in questa classe.

Lillard non è una true point, ma più un point scorer che sa giocare a più velocità con grandi istinti offensivi, dove può segnare in più modi ma senza per questo escludere i suoi compagni. Le qualità sono quindi buone per la Nba, ma tutto è da verificare con avversari di livello completamente differente rispetto a quanto abituato nella Big Sky Conference e questo sicuramente amplia certi dubbi sulla possibile traslazione del suo gioco al piano di sopra.

 

3. TONY WROTEN JR (Washington)

Quando hai tra le mani una big guard che flirta con i due metri, può giocare entrambe le posizioni di guardia, ha una capacità di passare l’arancia in maniera sublime e naturale e con un buon utilizzo del ball-handling, è normale per un GM vedersi velocizzata ala salivazione, soprattutto se si conta che stiamo parlando ancora di un progetto che potrebbe rivelarsi ancora modellabile.

Tony Wroten è questo, un giocatore di pallacanestro genuino che potrebbe essere costruito, con pazienza e rigore, a seconda delle necessità di chi decide di sceglierlo nel prossimo draft. Ovviamente non mancano le controindicazioni, come necessitano soprattutto questi prospetti che non hanno ancora dimostrato la loro vera forza o natura comportamentale, ma sicuramente il ragazzo proveniente dall’università Washington è materiale veramente intrigante per chi sceglie dopo la lottery (sembra che ci sia una promessa da parte degli Hawks, difficile quindi che vada dopo la 23)

 

4. MARQUIS TEAGUE (Kentucky)

Valutandolo ad inizio anno, Teague pareva un giocatore che con il primo giro del draft 2012 avesse poco a che fare, nonostante la solita tiritera sul potenziale e su quanto fosse futuribile. Non aveva il minimo controllo in campo, giocava per conto suo in maniera disgiunta rispetto al resto di quella macchina da guerra assemblata da Calipari nell’ultima stagione, mostrava grandi lacune sul decision-making ed erano più le volte che rallentava l’azione che quelle che l’aiutava. Qualche lampo ma niente da sovvertire quanto detto sinora.

Ma con il passare del tempo, Calipari e l’assistente Rod Strickland (sì, quel Rod Strickland) lo hanno aiutato a migliorare il suo impatto con il passare del tempo, lasciandolo ancora a qualche impulsività ma rendendo molto più utili alla squadra le sue accelerazioni e la difesa sull’uomo, e limitando molti colpi di testa dovuti ad un senso tattico molto selvaggio.

L’entrata nei professionisti è un banco di prova importante, perché non avrà più le spalle coperte dagli altri compagni Wildcats, ma dovrà vedere di aver inglobato al meglio gli insegnamenti.

 

5. SCOTT MACHADO (Iona)

Il nome sarà sconosciuto ai più e non può essere altrimenti per un prospetto che arriva dalla piccola Metro Atlantic Athletic Conference, in una delle minori attrazioni cestistiche dell’aria newyorkese, ma il play brasiliano in questa stagione ha chiuso con 9,9 assist di media ad allacciata risultando come il migliore a livello nazionale.

Ma non solo, vedendo la continuità con cui sfornava cifre di riguardo (6 volte sopra le 15 assistenze) Machado ha iniziato a far parlare di sé negli ambienti che contano, facendo passare da New Rochelle un numero importante di scout Nba.

Machado è un play vecchio stampo, bravo non solo a imbeccare i compagni nei momenti giusti ma bravo anche a dettare i tempi dell’attacco e soprattutto a spingere in transizione dove riesce a sfruttare una gran visione di gioco e l’incredibile reattività nel servire gli altri.
Anche qui c’è il rischio della difficoltà di traslazione di gioco, ma se messo alla regia di una squadra con molte bocche da fuoco potrebbe rivelarsi un buonissimo direttore d’orchestra senza troppi squilli.

 

6. TOMAS SATORANSKY (Cajasol Sevilla)

Uscì dall’Eurocamp di Treviso dello scorso anno in pompa magna, con tante buone parole su di lui e tante convinzioni negative rigirate come una frittata da una 3 giorni perfetta sotto moltissimi punti di vista, da una consistenza del tiro più solida ad una miglior cognizione di quello che gli succede intorno.

Quest’anno arriva al draft per capitalizzare queste buone impressioni nonostante una stagione non certo esaltante a Siviglia, dove il ceco non è riuscito a fare quello step necessario per riuscire ad essere più determinante in campo, come dimostrano anche le statistiche peggiorate rispetto all’annata precedente (anche se c’è da valutare quanto sia colpa sua e quanto dell’allenatore Plaza e quello che richiede)

Satoransky comunque è un altro prototipo intrigante dall’atletismo e dalla stazza importante (197 centimetri) per un ruolo che comunque deve fare ancora suo a pieno. Possibile che venga scelto a cavallo tra il primo ed il secondo giro per poi lasciarlo maturare un altro anno in Europa.

 

7. TYSHAWN TAYLOR (Kansas)

Sul playmaker dei Jayhawks ci sono tante scuole di pensiero, da quelle che prevedono un futuro come importante giocatore di energia dalla panchina a quelle che invece mettaono davanti i troppi problemi caratteriali per farne un giocatore quantomeno adatto a questa lega.

La verità sta nel mezzo? E’ probabile, ma ancor più che degi prospetti elencati qui sopra, Taylor sembra vincolato alla destinazione che gli si prospetterà davanti la sera del 28 giugno, perché un giocatore del genere può essere un’arma a doppio taglio, come potrebbe tranquillamente confermare Bill Self che ha avuto un rapporto abbastanza ondivago con il ragazzo, impulsivo sia dentro che fuori dal campo e un po’ troppo fuori dalle righe.

Negli ultimi anni comunque si è molto calmato, riuscendo ad incanalare questa energia sul campo e frenare i suoi istinti come ampiamente dimostrato nel finale di stagione con Kansas. Chissà che non riesca a trovare la solita dimensione mentale anche in Nba…

 

SLEEPERS

Già Scott Machado potrebbe tranquillamente stare in questa categoria, ma rispetto ai nomi che faremo ora crediamo che abbia più chance di a) farsi scegliere e b) far parte di un roster poi dopo.

Il primo da prendere in considerazione è un altro europeo, ovvero lo spagnolo Josep Franch, protagonista assieme a Mirotic del titolo europeo U20 e reduce da una positiva stagione alla guida del Murcia. Anche lui è da prendere e far maturare, ma i suoi grandi istinti da passatore e la spiccata personalità ne fanno un buon investimento per il futuro.

Il secondo nome da prendere in considerazione è quello di Maalik Wayns da Villanova, point guard razzente ed energica che potrebbe venir fuori bene durante la Regular season generosa di spazi aperti e corse lungo i 28 metri. Dalla panchina potrebbe uscirne come ha fatto quest’anno Isaiah Thomas a Sacramento.

Terzo giocatore tra quelli che potrebbero uscire dalle seconde file è Tu Holloway di Xavier, giocatore che lo scorso anno di questi tempi veniva pronosticato vicino alla fine del primo giro ed ora a causa di una classe ben pù talentuosa ed una stagione non certo eccezionale sotto tanti punti di vista, rischia di rimanere fuori dai 60. Holloway però rimane comunque un realizzatore con molte opzioni in attacco ed un fisico compatto che può aiutarlo in difesa nonostante non sia proprio un gran distributore di gioco. Ma anche qui la personalità è un fattore da tenere in considerazione.

In fondo alla lista mettiamo la piccola pallina francese Andrew Albicy, il quadratissimo Jordan Taylor (Wisconsin) e Casper Ware, minuscolo tiratore da Long Beach State.