Tony Parker beffa Lebron e gli Heat

Tony Parker beffa LeBron e gli Heat

SAN ANTONIO SPURS @ MIAMI HEAT 1-0

La Partita: Dopo l’avvio sprint degli Spurs (9-2 dopo 3’ con Parker ad irridere la morbida difesa di Chalmers), gli Heat hanno sostanzialmente controllato la gara per tre quarti abbondanti. Con LeBron a lavorare più per la squadra che per sé, anche causa l’incredibile lavoro difensivo di Leonard (che ha tenuto “The Chosen One” a 18 punti con 7/16 dal campo e ha fornito alla causa neroargento 10 punti e 10 rimbalzi) e finalmente un buon apporto da Wade, probabilmente alla miglior partita in questa post season (17 punti), pur non riuscendo mai a scappare oltre il +9 (38-29 al 16’ su tripla di Cole) Miami aveva dato l’impressione di poter controllare gli speroni fino alla sirena. Ed invece gli Spurs, congestionando l’area con un Duncan sontuoso (20 punti e 14 rimbalzi, secondo “over 35” a toccare queste cifre in una finale NBA dopo Jabbar), concedendo tiri morbidi dalla lunga distanza agli Heat che però ne hanno falliti in quantità industriale (specie con Bosh e Chalmers) e trovando un Parker che, dopo aver passeggiato su Chalmers e Cole, è diventato imprendibile anche per James sono riusciti a ribaltare l’inerzia del match. Dopo la tripla del +7 di Green (88-81 a 2’13” dalla sirena), armata da una delle tante scorribande di Ginobili, il primo punto sembrava ormai diretto verso il Texas. Ma Miami, con due liberi di James a 31” dalla sirena, era ancora lì (90-88). L’ultima azione di San Antonio la lasciamo descrivere a coach Popovich: “[Parker] sembrava che l’avesse persa due o tre volte. Ma è rimasto attaccato alla palla, ha continuato a lottare, ne ha ripreso il controllo e l’ha messa dentro. Gran giocata di Tony, siamo stati fortunati”. Finiti a -4 con 5” da giocare, gli Heat non hanno potuto fare granché per ribaltare il match.

Tim Duncan, ancora una volta dominante sotto le plance

Tim Duncan, ancora una volta dominante sotto le plance

La Serie: Ancora una volta, Miami ha mostrato difficoltà nell’approccio alla serie, come già successo contro i Bulls in semifinale di conference (con i tori capaci di espugnare l’American Airlines Arena) e come stava per succedere ancora contro i Pacers se non fosse intervenuto LBJ col canestro della vittoria sulla sirena. Proprio James, pur autore di una tripla-doppia di rara solidità (18+18+10), non è riuscito a caricarsi la squadra sulle spalle nei minuti finali ma l’impressione è che il suo rendimento offensivo, nelle prossime gare, non potrà che salire mentre quello degli Spurs pare già al massimo o quasi. Con Bosh ed Haslem più attivi nel pitturato e un Chalmers almeno presentabile gli Heat possono far molto male a San Antonio, già da gara 2.

Head to Head: l’ultimo quarto di Parker e James. Il francese, fermo a 11 punti dopo 36’, ne ha infilati 10 nell’ultimo quarto, compresa la magia a 5” dalla sirena che è valsa il successo agli Spurs. LeBron, già in tripla-doppia a fine terzo quarto (era a 12 punti, 10 rimbalzi e 10 assist al 36’), ha lasciato fare i compagni cercando di limitare Parker accoppiandosi con lui in difesa. Solo nei due minuti conclusivi ha provato a mettersi in proprio, trovando tutti i suoi 6 punti nel quarto. Ma non è bastato. Chissà però che, in gara 2, la scelta di portare James su Parker non venga anticipata da Spoelstra già nella prima metà di gara?