Manu Ginobili e Tim Duncan (Photo credit should read FREDERIC J. BROWN/AFP/Getty Images)

Manu Ginobili e Tim Duncan (Photo credit should read FREDERIC J. BROWN/AFP/Getty Images)

Miami Heat@San Antonio Spurs 2-3

La Partita

La novità della partita sta nel quintetto base degli Spurs. Manu Ginobili è in campo per la palla a due: prima partenza in quintetto della stagione per il nativo di Bahia Blanca. Le parole di Popovich non lasciano spazio all’interpretazione: “Se Manu gioca come Manu Ginobili, siamo una migliore squadra di pallacanestro”. Ginobili capisce la mossa del suo allenatore e inizia subito a ripagare la fiducia con il primo canestro della partita dal limite dell’area, un assist per la schiacciata di Duncan e una tripla che da il primo vantaggio Spurs. 8 punti in cinque minuti per Ginobili che ne aveva raccolti solo cinque in tutta Gara 4. L’inerzia della partita resta a San Antonio che continua ad avere in Danny Green un killer dalla lunga distanza. L’ex Cav, segnerà la sua venticinquesima tripla nella serie superando il record di triple per una finale NBA che apparteneva a Ray Allen (2008). Gli Heat non riescono ad entrare in partita, restano attaccati agli Spurs per la prima metà di gara grazie a Wade e Bosh. Lebron sbaglia tanto, anche in campo aperto. In due occasioni consecutive un due contro uno in campo aperto guidato da LeBron e Wade non si chiude con punti per gli Heat. Il linguaggio del corpo non è quello giusto. Ray Allen non vuole darsi per vinto e chiuderà con 4 su 4 dall’arco, ricordano a Green che di fronte ha il mostro sacro del tiro del tiro da 3. La partita sfugge di mano a Miami nel terzo quarto con un parziale di 9-0 guidato da Manu Ignobili. Gara 5 è dei San Antonio Spurs. Ora si torna a Miami, dove gli Heat dovranno cercare di forzare Gara 7.

LeBron James

LeBron James

La Serie

Ginobili era il tassello mancante. C’è Tony Parker che anche su una gamba sola e non al 100% sta giocando una serie finale perfetta. Ci sono i tiratori, anzi, ci sono i cecchini: Danny Green e Gary Neal. C’è il centro dominante sotto canestro: Tim Duncan. C’è il marcatore perfetto per LeBron James: Kawhi Leonard. C’è imprevedibilità e energia dalla panchina: Boris Diaw e Thiago Splitter. C’è un grande allenatore: Gregg Popovich. Mancava il sesto uomo, prestato al quintetto per questa partita. Senza di lui gli Spurs sapevano che battere LeBron e i suoi Miami Heat sarebbe stato difficile. Ora che Ginobili si è unito alla banda le cose sono diventate difficili per gli Heat che, bisogna dirlo, ce la stanno mettendo tutta per non vincere questo titolo. Troppi canestri sbagliati in campo aperto. Troppi errori di posizionamento difensivo. Troppe doppie possibilità lasciate a rimbalzo d’attacco (solo 12 per i Miami Heat contro i 31 rimbalzi difensivi degli Spurs). Il tiro da 3 degli Spurs ha funzionato fino ad oggi e non smetterà di funzionare in Gara 6. Spoelstra deve esigere più intensità dai suoi, minor supponenza in campo aperto contro l’ottima difesa in transizione degli Spurs e le facce giuste. Si, perché la prima sfida dei Miami Heat è nel loro linguaggio del corpo.

Head-to-Head

Ginobili deve continuare a forzare i suoi accoppiamenti difensivi. Chalmers non riesce a essere un fattore in questa serie così come Cole, il suo primo cambio di ruolo. Spoelstra dovrà esplorare la possibilità di piazzare LeBron per qualche scampolo di partita su Ginobili, magari tirando fuori dal dimenticatoio Chris Andersen, caduto in disgrazia alla fine della serie con gli Indiana Pacers, per marcare Tim Duncan. Queste sono tutte possibilità che noi, dalla nostra scrivania, possiamo con facilità proporre. Alla fine, comunque, ha ragione LeBron che, come ha detto Popovich, “ne sa più di noi tutti messi insieme”. E ha ragione.


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