Andrea Bargnani lotta a rimbalzo nella gara persa contro Memphis (ANTHONY GRUPPUSO/USA TODAY SPORTS)

Andrea Bargnani lotta a rimbalzo nella gara persa contro Memphis (ANTHONY GRUPPUSO/USA TODAY SPORTS)

Andrea Bargnani

Il ritorno di Tyson Chandler e le enormi difficoltà non solo al tiro di Andrea Bargnani hanno portato coach Mike Woodson a spostare il Mago in panchina nella sfida al Bradley Center. Contro i Bucks Andrea mette a referto la seconda doppia doppia stagionale (12 punti e 10 rimbalzi), continuando però a non avere efficacia al tiro (5/16 alla fine) e ad essere un oggetto spesso estraneo alle dinamiche di gioco. A confermarlo anche la scelta inspiegabile nel corso dell’overtime con i Knicks sul +2, in cui a 11” dal termine al posto di lasciar morire il tempo, scaglia una tripla, sbagliandola, dando così l’opportunità ai Bucks di pareggiare. Fortunatamente i Knicks riescono a vincerla al 2°overtime, ma la macchia di questo periodo negativo non viene scacciata nemmeno nel matinée al Madison Square Garden contro i Memphis Grizzlies. Per l’occasione Woodson sceglie di tentare la carta del quintetto alto e Andrea viene schierato come power forward al fianco di Chandler, con Carmelo Anthony spostato in ala piccola. Una scelta che non premia il nativo di Roma, che chiude con 3 punti e 2 rimbalzi in 22′, per una prova totalmente anonima, venendo lungamente tenuto in panchina a favore di Amar’e Stoudemire. Colpiscono le cifre finali dei Knicks, con 60 punti subiti nel pitturato, 56 rimbalzi concessi, con il frontcourt titolare che complessivamente cattura gli stessi rimbalzi del solo Zach Randolph. L’atteggiamento in campo e il linguaggio del corpo di Andrea sono stati molto negativi, soprattutto nella propria metà campo e alcuni dati riguardo al Mago sono veramente preoccupanti. Infatti quando Andrea sbaglia un tiro dalla lunga distanza (e in questo periodo è un avvenimento molto frequente, visto il 28% al tiro), questo viene convertito in un canestro facile subito dai Knicks in transizione il 60% delle volte, ampiamente il peggiore nella lega al pari di Brandon Jennings e Joe Johnson. La vittoria all’Amway Center di Orlando chiude una settimana di luci ed ombre che riporta sì i Knicks a due sole partite dalla vetta dell’Atlantic division, ma lascia l’amaro in bocca visti gli infortuni di Carmelo Anthony e del rientrante Raymond Felton. Per Andrea partito ancora una volta titolare come power forward, una prova incolore. Infatti il super parziale che affossa i Magic nel 1°tempo, avviene senza Andrea in campo (lasciato a riposo tutto il 2°quarto), anche se nell’ultimo quarto riesce a dare una mano ai compagni con 6 punti importanti utili a respingere l’assalto dei Magic.

 

Marco Belinelli alla Oracle Arena contro Kent Bazemore (CHRISTOPHER CHUNG / The Press Democrat)

Marco Belinelli alla Oracle Arena contro Kent Bazemore (CHRISTOPHER CHUNG / The Press Democrat)

Marco Belinelli

Settimana da protagonista per Marco Belinelli che a causa degli infortuni di alcuni titolari e a causa delle difficoltà di Danny Green, trova spazio anche nello starting five. All’US Airways Center di Phoenix, Gregg Popovich deve fare a meno di Tony Parker e al suo posto schiera Corey Joseph, affiancato da Marco, con Green spostato in panchina. Il nativo di San Giovanni in Persiceto però non approfitta della ghiotta occasione, chiudendo una partita anonima al tiro con 7 punti (3/9 dal campo), a cui aggiunge 5 rimbalzi e 3 assist. Nel back to back alla Oracle Arena, Popovich prende una decisione che lo scorso anno costò una grossa multa agli Spurs da parte della lega, ossia lasciare a riposo sia Tim Duncan che Manu Ginobili, oltre ovviamente all’infortunato Parker. Davanti alle telecamere della TNT e senza i Big three, San Antonio tira fuori una prestazione di grinta ed energia incredibili. Marco esplode con la sua migliore prestazione in maglia Spurs, 28 punti (career high) frutto di 6/8 da 2 e 4/8 da 3, in 29′ di utilizzo. Il suo ingresso sul finire di primo quarto è fondamentale perché con 7 punti consecutivi tiene a galla San Antonio finita anche a -14, e nella ripresa con un terzo quarto mostruoso da 17 punti e una enorme efficacia al tiro (6/7 dal campo) aiuta gli Spurs a prendere in mano le redini del match. Marco sembra inarrestabile e brucia la retina da ogni posizione nonostante la difesa aggressiva di Klay Thompson e Andre Iguodala. Nell’ultimo decisivo possesso Popovich addirittura disegna la giocata per Belinelli e nonostante l’errore di Marco, ci pensa Splitter con il tap-in vincente. “Non molliamo mai, cerchiamo di essere aggressivi tutti i 48′. La partita è stata dura e sappiamo bene che nella NBA non ci sono partite facili”, il commento di Marco a fine partita. Una partita di una concretezza incredibile per il Beli e contro i Thunder di ritorno all’AT&T center, Popovich lo lancia ancora in quintetto al posto dell’infortunato Kawhi Leonard, con Tony Parker che torna a gestire l’attacco sin dal primo minuto. Marco sembra essere ancora bollente, guidando gli Spurs nel corso del primo tempo con ben 17 punti (11 nel solo primo quarto) e tenendo San Antonio a contatto, nonostante il trio Jackson, Durant e Westbrook, quest’ultimo assolutamente letale dalla media distanza. Nella ripresa purtroppo il Beli si spegne, fallendo tutte le 5 conclusioni tentate, e lo stesso succede anche contro i Toronto Raptors dove parte ancora una volta titolare, al posto di Danny Green, ma non trova mai ritmo dalla lunga distanza (0/5 da 3) e Popovich lo lascia in panchina per tutto l’ultimo quarto quando San Antonio costruisce la vittoria.

 

 

Gigi Datome recupera un rimbalzo contro Varejao (Photo: Mark Duncan, AP)

Gigi Datome recupera un rimbalzo contro Varejao (Photo: Mark Duncan, AP)

Luigi Datome

La settimana dei Detroit Pistons inizia al TD Garden di Boston contro i Celtics e dopo aver subito 42 punti nel primo quarto, la squadra di Maurice Cheeks riesce nella rimonta grazie ad un Brandon Jennings a tratti immarcabile. Purtroppo Gigi Datome continua a non essere considerato dal proprio allenatore e il copione si ripete anche nella sfida interna contro i Charlotte Bobcats, dove Gigi per la sesta volta consecutiva resta a guardare tutta la durata del match dalla panchina, con Cheeks che si affida solo ad una rotazione di 9 uomini con Kyle Singler e Josh Harrellson come unici cambi della frontline titolare. Nel back to back al Palace of Auburn Hills finalmente Datome torna a mettere piede sul parquet dopo più di 10 giorni e non per minuti di garbage time, ma minuti in cui i Pistons tentano di rientrare sugli Houston Rockets, volati sul +13 nel terzo quarto. Gigi sa che questa è una occasione importante e mette in campo una grande energia a rimbalzo, giocando da power forward al fianco di Andre Drummond. Arrivano anche ottimi canestri dalla media, mettendo in difficoltà il diretto marcatore con buone partenze, arresto e tiro. Cheeks lo lascia in campo per tutto l’ultimo quarto, anche se i Pistons non riusciranno mai a scendere sotto la doppia cifra di svantaggio, e per Gigi il bottino finale è più che positivo, con 9 punti (4/5 al tiro), 3 rimbalzi e 1 assist. Restano alcune difficoltà nella fase difensiva, soprattutto come posizione negli aiuti e nei cambi sui pick and roll, con Omri Casspi che spesso tende a sfuggirgli. Alla Quicken Loans Arena i Pistons tornano al successo con una buona prova corale e dopo la discreta partita contro i Rockets, Cheeks da ancora fiducia a Gigi, che prende buona parte dei minuti fino ad ora concessi a Josh Harrellson e Jonas Jerebko, e nei 17′ in campo segna 13 punti, suo massimo in questo inizio di avventura NBA, a cui aggiunge 4 rimbalzi, 1 assist e 2 recuperi. Con questo importante successo i Pistons incrementano il proprio record in trasferta a 8W-6L rinsaldando il 2°posto nella Central division alle spalle dei Pacers, e chissà che con queste due buone prestazioni Datome non riesca a ritagliarsi uno spazio via via superiore.

 


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