L’attesa conferenza stampa del venerdì di David Stern non c’è stata, dunque per ora ancora nessuna ulteriore gara di regular season è stata cancellata. I pessimisti ritengono che il motivo del silenzio sia semplicemente dovuto alle precarie condizioni di salute del Commissioner David Stern, gli ottimisti invece ritengono che si temporeggi in quanto i colloqui con l’Associazione Giocatori potrebbero riprendere il prossimo lunedì. Derek Fisher intanto rimarrà un altro paio di giorni a NY proprio in attesa di una chiamata dagli avvocati della Lega.
Nel frattempo sono emersi altri particolari sulla burrascosa riunione di giovedì scorso. Secondo quanto riferito dal legale della NBPA, Jeffrey Kessler, dopo due giorni di colloqui costruttivi in cui le parti sembravano davvero molto vicine a trovare l’intesa sulla questione BRI, giovedì c’è stato invece un “colpo di mano” da parte di alcuni proprietari i quali pare abbiano lanciato un vero e proprio ultimatum: “O si accetta un’equa spartizione degli introiti al 50%, o il lockout continua”. Un atteggiamento ritenuto inaccettabile dai giocatori, che hanno per questo abbandonato subito il tavolo delle trattative.

Il gruppo degli owners intransigenti pare sia capitanato dal multimiliardario (di $) Paul Allen (Portland), coadiuvato da Robert Sarver (Phoenix), Wyc Grousbeck (Boston), Peter Holt (San Antonio) e Dan Gilbert (Cleveland), mentre si dice che James Dolan (NY), Mark Cuban (Dallas), Micky Arison (Miami) e Jim Buss (Lakers) fossero pronti a raggiungere un accordo.

E’ evidente come dunque il niet sia arrivato dai cosiddetti “small markets”, quelli maggiormente in difficoltà con la drammatica crisi economica che attanaglia l’economia americana e non solo. NBA e NBPA apparentemente non sembrano essere così tanto distanti, perchè i giocatori sono fermi ad una proposta intorno al 52.5%. Un +2.5% di gap che costa però intorno ai 100 milioni di dollari, ovvero un miliardo di dollari in caso di un ipotetico contratto di 10 anni (come vorrebbero i proprietari).

Altro nodo fondamentale sarà quello del salary cap, perchè non è ancora chiaro a che punto siano le trattative, mentre invece molto meglio vanno le cose sul fronte contratti e eccezioni al cap, questioni su cui in pratica le controparti sono già d’accordo.

La sensazione è che prima o poi nel corso della stagione il CBA verrà firmato, sul “quando” è invece molto complesso fare pronostici. E’ praticamente certo che verranno cancellate le gare anche della seconda settimana di novembre, ma è altresì altamente probabile che non si giochi nemmeno a dicembre, incluse le gare di Natale (Heat at Mavericks, Chicago at Losa Angeles Lakers e Boston at New York). Nel caso in cui si raggiunga l’accordo, le squadre avrebbero bisogno di almeno una ventina di giorni/un mese per costruire i propri roster e organizzare un mini-training camp.

Secondo alcune fonti la NBA avrebbe già comunicato ai gestori di alcune arene di organizzare a novembre e dicembre eventi alternativi indipendentemente dal calendario della regular season.

Nella stagione 1998-99 il lockout durò fino al 20 gennaio 1999 e la regular season iniziò il 5 febbraio (ovvero 16 giorni dopo) con un calendario ridotto a 50 gare e senza All Star Game (si doveva giocare a Philadelphia). Già, a proposito, visto l’andamento delle trattative, l’All Star Game 2012 di Orlando è a serio rischio. VF