Mike Brown

I Lakers hanno deciso di sollevare dall’incarico di head coach Mike Brown, procedendo all’esonero più veloce nella storia della NBA. 1-4 in regular season (47-36 il suo record complessivo in California) dopo aver perso tutte le partite della preseason è il poco invidiabile rullino di marcia di Kobe Bryant e soci, che hanno mostrato un colore gialloviola davvero sbiadito in questa versione. Non si era ancora arrivati a trovare un equilibrio con le novità di prestigio introdotte nel roster, per il ritardo di condizione di Dwight Howard, per l’infortunio di Steve Nash e probabilmente più in generale per colpa di un sistema d’attacco poco funzionale alle caratteristiche delle stelle in squadra. Il riferimento è al Princeton Offense introdotto, inizialmente con la benedizione di società e giocatori, dall’assistente Eddie Jordan, un sistema basato sulle letture più che su schemi rigidi che necessita di un po’ di tempo per essere assimilato. Anche se era difficile vedere sul campo il supporto dichiarato a parole dai giocatori, sorprende un po’ il repentino cambio di direzione, considerato che la stagione non è uno sprint ma una maratona, e già abbondano i nomi dei candidati alla guida della squadra, che per il momento sarà affidata all’assistente Bernie Bickerstaff.

Chiaramente, una notizia del genere arrivata da una squadra così popolare e piena di giocatori di primissimo piano, che già ha fatto discutere per la scelta di riproporre la formula dei “Big Four” che – con tre interpreti diversi – non funzionò nel 2003-04, chiuso con la sconfitta in finale contro i Pistons, ha fatto letteralmente impazzire gli ambienti NBA, scatenando una marea di reazioni.

Una voce sempre di piano quando si tratta di Lakers è quella di Magic Johnson: “Mi piacerebbe vedere Phil Jackson o Brian Shaw. Magari Pat Riley fosse disponibile. Dispiace per Mike Brown, che è una brava persona ma non credo fosse l’uomo giusto”. Difficile l’arrivo di Shaw (ora assistente ad Indiana), che ha sorriso come se si rivolgesse ad una remota possibilità quando gli è stato chiesto, mentre Jackson dalle prime voci ha già mostrato una certa apertura verso la possibilità di tornare sulla panchina che lo ha lanciato nel libro dei record degli allenatori NBA. Si parla pure di Nate McMillan e soprattutto Mike D’Antoni, che per un recente intervento chirurgico al ginocchio non potrebbe però andare in panchina prima di un mese. E inoltre non vengono escluse le possibilità di dare una rinfrescata al roster, ma qui probabilmente stiamo correndo troppo.

Anche Shaquille O’Neal ha sfogliato la margherita delle possibilità: “Brian Shaw, Mike D’Antoni, Mike Fratello o Jerry Sloan dovrebbero essere considerati per il ruolo di allenatore dei Lakers. E di certo anche il grande Phil Jackson”. Davvero critico il giudizio di James Worthy: “Nessuna passione, atteggiamento sbagliato e scarso impegno in entrambe le metà campo. Un disastro. E questo non è nello stile dei Lakers”. Molti giornalisti sono concordi nel ritenere che sin dall’inizio Mike Brown non fosse l’uomo più adatto a guidare quella squadra. Sekou Smith di nba.com ha definito l’ex tecnico dei Cavs “un condannato sin dall’inizio, non è mai stato a proprio agio in quel ruolo e non ha mai seguito la leggenda della franchigia”.

L’ex coach dei Magic, Stan Van Gundy, reduce da una stagione da incubo con Dwight Howard in squadra, è stato lui pure incredibilmente menzionato nella lista dei papabili. Ma, anche se sarebbe stata una scelta interessante – quantomeno dal punto di vista giornalistico, per gli spunti che avrebbe certamente garantito – l’opzione pare sia stata cancellata abbastanza in fretta, specialmente dopo che Van Gundy ha definito quello di Brown “l’esonero più ridicolo nella storia NBA”.

Anche Jalen Rose è stato critico sulla decisione: “Non mi è piaciuto il modo in cui l’hanno cacciato. Ora le uniche opzioni per fare meglio sono Phil Jackson o Brian Shaw”. Interessante lo spunto, un po’ provocatorio, lanciato da Dan Woike dell’Orange County Register: “Quindi Vinny Del Negro è sopravvissuto più di Mike Brown. Discutiamone”. Già, anche considerando l’implicita ammissione di Kupchak (in conferenza stampa, a specifica domanda ha risposto “Forse”) sul coinvolgimento dei giocatori nella scelta del nuovo coach, discutiamone…