L’insostenibile leggerezza di Bynum – Anche se si è reso protagonista di gesti e comportamenti scomposti, immaturi e spesso nocivi per la propria squadra, a tutti i critici e detrattori di Andrew Bynum ha voluto lanciare un messaggio pedagogicamente serafico proprio il suo ex-allenatore Phil Jackson: “Bynum non è molto maturo, ma dovremmo calmarci tutti e guardarlo crescere. Quest’anno ha compiuto un grande passo avanti dal punto di vista offensivo… Bello da vedere… e quando si mette il mantello da capitano della difesa, i Lakers si possono rimettere in caccia”. Nonostante la longanimità manifestata in questo frangente con il centro gialloviola, Phil “il Saggio”, aveva saputo essere anche molto duro con il suo discente, rimbrottandolo spesso per il suo stato di forma, esigendo da lui più rimbalzi e riprendendolo per il suo lacunoso impegno difensivo. La stabilità mentale di Bynum è stata però messa in questione anche perché riverberatasi immediatamente sul suo rendimento. I primi sintomi di scarsa contezza sul campo da gioco si sono manifestati il mese scorso in una partita tirata contro Golden State nella quale Bynum si era permesso leziosamente di tirare un tiro da 3 punti nel terzo quarto e non essersi poi propriamente scusato per la scelta, dopo essere stato ricacciato in panchina. Per la condotta durante quel match era stato anche sanzionato dalla franchigia di una somma tra i 5000$ e i 7500$, per aver dato una sonora scrollata di spalle ed una minacciosa occhiataccia proprio a favore di telecamera. Più recentemente si è fatto espellere nel quarto periodo di una partita punto a punto contro Houston, per aver proferito espressioni di dileggio all’indirizzo della panchina avversaria. Ultima tra le gesta poco assennate, un goffo fallo di frustrazione sulla guardia di New Orleans, Greivis Vazquez, in prossimità della linea da 3 punti, durante il rientro difensivo, dopo una mancata chiamata arbitrale in suo favore. Per i Lakers alla crescita nella produzione offensiva è corrisposto però un ripido tracollo sulla concentrazione difensiva che ha portato Bynum da un rendimento di 13.7 rimbalzi a partita in febbraio, ai 10,9 di marzo e ai 9,4 nelle 5 partite di aprile. Nonostante i 30 rimbalzi nella vittoria di stanotte contro San Antonio, che ne attestano il potenziale di dominio sotto le plance, anche il suo antico mentore, Kareem Abdul-Jabbar, si dice preoccupato per il suo protetto: “Deve trovare il modo di risolvere la cosa perché hanno bisogno di lui in campo. Deve trovare un modo per riuscire a stare là fuori”.

Cuban scarica Odom – In condizioni normali la violazione da parte di un presidente dell’intimità dello spogliatoio, il sancta sanctorum dell’allenatore, sarebbe dovuta essere veementemente considerata esecrabile, ma nelle condizioni in cui si trovavano i Mavs con il loro “Odom-affaire” forse eccezionalmente Cuban può essere emendato per essere entrato a metà della partita tra Dallas e Memphis ed aver strillato in faccia all’ex-Lakers: “Sei dentro o sei fuori?”. Fino all’alterco Odom aveva giocato con l’indolente supponenza che ne aveva caratterizzato troppo spesso l’impiego nella stagione dei “defender” del titolo. E Cuban non si è trattenuto. Forse la decisione di non impiegare più Odom doveva essere presa dopo la mancata presentazione di “Lamarvelous” al ritrovo con la squadra dopo la pausa dell’All-Star Game. Cuban allora aveva deciso di pensare positivo ed attendere che qualcosa cambiasse nell’atteggiamento del giocatore, ma invano. Le cifre di Odom sono le sue peggiori in carriera: 6,6 punti, 4,2 rimbalzi in 20,5 minuti. Parafrasando Cuban (“se non sei energia positiva, sei energia negativa”) i Mavs si sono ritrovati ad essere appena una partita avanti alla nona squadra della Western Conference prima della gara contro i Kings che ha inaugurato, vittoriosamente, l’inattività di Odom per le restanti 9 uscite prima dei playoffs. Il dato preoccupante è che delle 26 sconfitte dei texani 13 sono state di 10 punti o più, incluse 9 sconfitte da 15 punti di differenza o più.

Odom si è mostrato degno del suo valore solo nelle vittorie contro Phoenix e Utah in gennaio e contro Portland e Denver in febbraio, oltre che nelle sconfitte contro Phoenix e Miami. Calcolando che i suoi guadagni sono stimabili in 135000$ a partita, si può dire che si sia effettivamente meritato solo 810000$ dollari del suo contratto.

Secondo Charles Barkley il fatto che Odom pretenda di essere pagato anche per il resto della stagione è semplicemente inconcepibile: “Io sto sempre dalla parte dei giocatori, ma penso che il fatto che lo debbano pagare sia semplicemente uno scherzo”. “The Round Mound of Rebound” sulla questione ha poi aggiunto, senza mezzi termini: “Penso che non se lo sia guadagnato (il salario). Mi piace Lamar come persona ma sono deluso da tutto quanto è accaduto a Dallas. Ed è una vergogna che i Mavs debbano pagarlo e, per essere onesti, non si merita di essere pagato per quello che ci ha messo quest’anno. Non lo merita, chiaro e tondo. Stare a casa e guadagnare quelle cifre mi fa veramente imbestialire, ad essere sinceri, per l’impegno che ci ha messo. Guadagnerà centinaia di migliaia di dollari con i prossimi assegni. Non è giusto per i Mavs e non è giusto per il basket. Sono molto deluso da Lamar”.

Cuban al fronte russo per Williams – Non bastasse il fronte interno con Odom si apre per Marc Cuban una battaglia sul fronte russo guerreggiata però sul George Washington Bridge a cavallo tra le sponde dell’Hudson, tra Il New Jersey e Manhattan, ovvero tra il presente di Deron Williams e il suo futuro, auspicato a Brooklyn sul libro paga del tycoon russo Mikhail Prokhorov. Cuban infatti che non è un tipo dal ritrarsi da una sfida, non ha mai deposto le sue velleità di portare in Texas la point guard nativa del Lone Star State ed ha voluto rispondere alla provocazione di Prokhorov che, tronfio, aveva dichiarato in proposito: “Lasciamo che vinca il migliore. Se vince lui poi lo sbriciolo con una mossa di kickboxing”. Ad incendiare la sfida per Cuban non ci deve essere stato solo il mezzo metro di altezza che concede all’avversario ma anche la rivalità tra figli della madre Russia: Cuban infatti è figlio infatti di un tappezziere per auto immigrato negli Stati Uniti dalla Russia ed originariamente portava il cognome Chabenisky. Non sarebbe comunque la prima volta che Cuban affronta un avversario più grande di lui, come attestato dalle sue improbabili gesta nel mondo del wrestling nel 2009: “Certamente non mi ha visto essere il primo nella storia della WWE ad atterrare Sheamus”. Fortunosamente per Cuban, forse Prokhorov non lo ha nemmeno visto mentre si faceva sbriciolare un tavolo sulla schiena; ma forse, stavolta, per i garantirsi i servigi di Deron Williams, ne sarà valsa la pena.

Brevi – Kevin Love dopo aver ricevuto una gomitata fortuita al capo da Javale McGee nella partita contro Denver ha riportato una leggera commozione cerebrale. Dopo essere rimasto alcuni minuti sul parquet, Love è stato aiutato a rialzarsi ma è uscito sulle proprie gambe dal campo. Trattenuto per la nottata presso la struttura ospedaliera, Love guida la classifica marcatori dopo l’All-Star Game con 29 punti a partita.

Kobe Bryant ha saltato la terza partita consecutiva per un risentimento alla tibia sinistra per il quale non sono stati stimati i tempi di recupero. Prima di saltare la sconfitta contro i Suns Bryant era partito in quintetto per 138 gare consecutive.