Parker nella storia degli Spurs – Mancavano 4’56” nel terzo quarto nella sfida contro Oklahoma City, quando Tim Duncan, mettendo il jumper dalla media, ha trasformato il passaggio di Tony Parker nell’assist che gli ha consentito, raggiungendo quota 4477, di infrangere il record di “assistenze” per gli Spurs detenuto da Avery Johnson (secondo dispiacere di giornata dopo la prestazione monstre del Carneade Jeremy Lin nella sconfitta contro i Knicks). Time out da 20” e doverosa standing ovation all’AT&T Center per il play francese, che nell’occasione ha sostanziato la serata con 42 punti, eguagliando la sua terza massima marcatura in carriera.

Coach D’Antoni: “No PaKnicks”! – Lo aveva dichiarato prima della sfida vittoriosa contro i Nets e dopo la striscia di 11 perse e 2 vinte: “Dobbiamo fare il nostro lavoro e non farci prendere dal panico. Siamo quello che siamo e dobbiamo fare meglio”. Intervistato su quanto il suo status di allenatore in bilico – a causa dei rumors che vorrebbero l’executive chairman dei Knicks, James Dolan, in attesa del kick off del Superbowl per dare meno rilevanza all’esonero di D’Antoni – impedirebbe di controllare il panico al Madison, coach Mike, citando Andrea Bargnani, si schernisce: “Ha ragione Bargnani. Le critiche hanno due lati: da uno entrano e dall’altro escono. Se potrò fare bene il mio lavoro succederanno delle cose belle; se non vinciamo, accadrà. Ma, onestamente, non sono preoccupato: se c’è una cosa bella nell’avere sessant’anni è proprio che non ti devi preoccupare troppo”. Sulla condizione dei Knicks, D’Antoni difende i miglioramenti nella chimica di squadra, nella mentalità e nella solidità, e, fatalisticamente, chiosa: “Stiamo migliorando. Dopo di che dipende tutto dagli dei del basket; vedremo cosa succederà”. E il fato benigno ha voluto Jeremy Lin MVP contro i Nets. 

Jeremy L’INopinato – E pensare che solo il 27 dicembre scorso, allorché venne chiamato dai Knicks, dopo essere stato scaricato prima dai Warriors, per creare margine d’ingaggio per DeAndre Jordan, e poi dai Rockets, per arrivare a Samuel Dalembert, di Jeremy Lin, primo atleta NBA asiatico-americano dal 1947, proprio coach D’Antoni aveva detto: “Se qualcuno si sveglia con il raffreddore, giocherà molto, altrimenti vedremo”, ed aveva poi sibillinamente celiato “potrebbe essere il ragazzo più sveglio che abbiamo”. Ci è voluto ben più del raffreddore perché la crisi endemica di vittorie di New York (2 nelle ultime 13), prima di quella coi Nets, portasse inopinatamente alla ribalta il ventitreenne nativo della San Francisco Bay Area con una prestazione che ha offuscato il suo diretto avversario, Deron Williams, e con i suoi 25 punti (career high), conditi da 7 assist e 5 rimbalzi, conducesse alla vittoria per 99-92 contro i Nets di coach Avery Johnson, che ammette tutto il suo scoramento: “Sfortunatamente è accaduto contro di noi che un ragazzo uscito dalla panchina facesse il suo career high. È piuttosto deprimente”.

LA Lob City – Non esiste ancora nello scout dell’NBA ma nella statistica dei passaggi lob conclusi da una schiacciata i Clippers sono già inarrivabili a quota 40, dopo la schiacciante, e non poteva essere altrimenti, vittoria contro gli Wizards, che hanno comunque concesso un arrendevole 54% dal campo ai losangelini. E con buona pace di Vinnie Del Negro il manifesto dei Clippers è già tutto espresso nel loro inno ufficiale, dal titolo eloquente di “Lob City”, cantato dal rapper Tyga, feat. Chris Paul e Mo Williams al testo e musica di Blake Griffin e DeAndre Jordan.

Flash News – James e Bryant nominati giocatori del mese per le rispettive Conference. Il primo riceve il premio per la terza volta in questa stagione in cui è secondo nella lega per punti segnati. Il secondo, con i 48 punti realizzati contro i Suns, ha sfornato 4 partite di fila con più di 40 punti nel lasso di 5 serate sul parquet. Chris Kaman sta per rientrare, e vedremo come, nelle rotazioni di Monty Williams agli Hornets, dopo che pare sfumata nei tempi brevi auspicati la possibilità di trade. Kaman ha finora faticato a trovare spazio e rendimento alle spalle di Okafor.

Infortuni e ritorni – 21 punti di Deng, al rientro dopo 7 gare di assenza per l’infortunio al polso, nella facile vittoria sui Bucks da parte dei Chicago Bulls che sono i primi in stagione a raggiungere le 20 vittorie. Il rookie dei Pistons, Brandon Knight, è fuori a tempo indeterminato per la frattura del naso, cortesia di un’accidentale gomitata del compagno di squadra Greg Monroe. Detroit dovrà anche fare a meno di Charlie Villanueva per buona parte della stagione: al giocatore, che finora è riuscito a giocare appena 6’, è stata parzialmente immobilizzata la caviglia infortunata per alleviare il dolore e scaricare la pressione dai tendini. Il rientro non sembra esattamente dietro l’angolo. Gli Hawks dovranno fare a meno per un paio di settimane di Jason Collins, per la slogatura del gomito sinistro.

Ha collaborato Davide Sardi