Larry Sanders (Photo by Mike McGinnis/Getty Images)

Larry Sanders, numero 8 dei Bucks (Photo by Mike McGinnis/Getty Images)

Sanders rinnova con Milwakee – Buone notizie per le casse di Larry Sanders: al centro è stato offerto un rinnovo contrattuale da 44 milioni (più 4 legati a bonus) dalla sua attuale squadra, i Milwakee Bucks. Ciliegina sulla torta dopo un anno da 9.8 punti, 9,5 rimbalzi e 2,8 stoppate di media per un atleta destinato ora a diventare uno degli uomini simbolo della franchigia del Wisconsin.

Golden State: una franchigia che vale…oro – Nel novembre del 2010 Joe Lacob e Peter Guber acquistarono la squadra della Baia per 450 milioni di dollari, prezzo più alto di sempre per una società NBA. Troppo? Alla luce dei recenti sviluppi verrebbe da dire troppo poco. In effetti, l’esborso sostenuto dall’imprenditore Mark Stevens per acquisire una percentuale delle quote dei Warriors, porta a stimare (per proporzione) il valore totale di Curry e compagni sugli 800 milioni di dollari. Quasi il doppio di quanto pagato due anni fa da Lacob e Guber, cifre peraltro in vertiginoso aumento anche rispetto alla valutazione fatta a Gennaio a Forbes, che verteva intorno ai 550 milioni di dollari.
Insomma, Golden State pare essere una vera e propria miniera d’oro. Merito anche (e soprattutto) della recente esplosione del roster di coach Mark Jackson.

Minnesota, Pekovic e la “vecchia scuola” – In NBA sembra proprio che il ruolo del centro stia passando di moda. Ma, mentre la maggior parte delle franchigie inizia a praticare la cosidetta “small ball”, dalle parti di Minneapolis la scelta è controcorrente: il (ricco) rinnovo offerto a Pekovic, che affiancherà Kevin Love nel reparto lunghi dei Wolves, ne è la dimostrazione lampante.
Il montenegrino non sembra preoccupato dalla nuova tedenza sviluppatasi nella lega, anzi: “Sono solo molto contento di essere qui e di rappresentare forse uno dei pochi centri rimasti abili a giocare in post basso. Andrò avanti a giocare esattamente in questo modo” ha dichiarato dopo la firma. Pekovic ha anche avuto modo di affermare di non desiderare spostamenti in città più grandi e attraenti: “Mi piace qui, mi piace tutto. So che fa un po’ freddo d’inverno ma basta abituarsi in fondo. È il mio quarto anno qui: ormai sono un ragazzo di Minneapolis!”. Se non è una dichiarazione d’amore questa…

Kobe a tutto tondo – Jimmy Kimmel ha avuto modo di intervistare Kobe Bryant per più di un’ora al “Kobe Up Close”, e ha sfruttato questo tempo spaziando tra i temi più vari. Parecchi gli spunti emersi dalla chiaccherata, tra i più degni di nota il suo personale racconto della vicenda Paul (“Chris mi chiamò e mi disse che c’era l’accordo. Poi, di lì a 30 minuti mi richiamò dicendomi che David Stern aveva mandato tutto all’aria”) e la sua affermazione riguardo a Howard (“Dwight è un bravissimo ragazzo. La pensiamo diversamente su quello che ci vuole per vincere”), a cui si è poi aggiunto il commento del vice presidente esecutivo giallo-viola Jim Buss: “Non è mai stato un vero Laker, era qui solo di passaggio”.
Ma, soprattutto, la previsione dello stesso 24 a proposito del suo ritorno in campo: difficilmente il Mamba sarà pronto per la gara inaugurale della stagione, nel derby contro i Clippers.

Wade tra ginocchia e fedeltà – “Le mie ginocchia stanno meglio e, anche se non sarò al massimo per il training camp, mi farò trovare pronto per l’opening night”, firmato Dwyane Wade. Il campione degli Heat non vede il campo da gara 7 di finale contro San Antonio, dopo la quale ha dato il via ad un trattamento specifico (di nome Ossa Tron) per curare la sua ormai tristemente celebre tendinite alle ginocchia. Trattamento che richiede un minimo di 30 giorni di riposo assoluto, periodo che per la guardia 31enne è appena giunto al termine.
La star dei campioni in carica ha inoltre dimostrato di saper dribblare in modo eccelso non solo gli avversari in campo, ma anche le domande scomode: ad un quesito sulle sue intenzioni riguardo la prossima estate (quando il contratto di Wade scadrà), il numero 3 ha risposto che le sue intenzioni sono chiare e vertono tutte su una sua permanenza in Florida. Ma, ha aggiunto, il discorso verrà affrontato in seguito, perchè prima c’è da concentrarsi sul sogno del three-peat.

Un Mago malato – L’unico potere che sembra ancora possedere il Mago Bargnani è di fare preoccupare chi deve gestirlo. Così se Pianigiani e lo staff tecnico della nazionale sono in ansia per la polmonite che sta impedendo all’ex Treviso di allenarsi e che potrebbe fargli saltare l’Europeo, al di là dell’Oceano la situazione non è più rilassata. Woodson ha dichiarato che Bargnani giocherà solo quando sarà al 100%, condizione dalla quale è lontano al momento. Considerato che l’italiano dovrà anche scalare le gerarchie del nuovo allenatore dei Knicks, la strada appare quantomeno in salita. Vedremo se il Mago saprà ritrovare la bacchetta, e con essa la strada del successo. Magari con l’aiuto di un po’ di buona sorte.

Clippers, più Odom che Jamison – Ancora incerta la situazione in quel di Los Angeles: Doc Rivers pare tuttavia aver espresso la sua preferenza definitiva per il giocatore già ai Clippers la scorsa stagione. Decisiva, fra le altre cose, sembra esser stata una recensione particolarmente positiva ottenuta dall’ex head coach Vinny del Negro. L’offerta della società californiana non è cammbiata (1,4 milioni, minimo salariale, per un anno) ma l’impressione è che si giungerà ad un accordo.

New York e la ricerca dell’ultimo lungo – Spunta un nome nuovo per completare il reparto lunghi dei Knicks: si tratta di Hamed Haddadi, centro iraniano già “ammirato” a Memphis e Phoenix tra il 2008 e il 2013. Classe 1985, 218 cm di altezza, l’ultimo anno ai Suns dove è stato impiegato con il contagocce, scendendo in campo solo 17 volte. È ora in ballottaggio con Earl Barron per diventare l’ultimo tassello del roster di New York.