Evan Gole/NBAE/Getty Images

Gigantografie di giocatori dei Clippers che coprono gli stendardi dei Lakers.

E’ GIA’ DERBY A L.A. – In attesa dell’opening night, che vedrà le due squadre della città degli angeli fronteggiarsi sul parquet, tira già aria di derby in California. La scelta di Doc Rivers di coprire gli stendardi dei Lakers allo Staples Center con bandiere dei giocatori dei Clippers ha fatto discutere. In molti si sono schierati a difesa di Rivers, sostenendo che l’allenatore ex-Celtics stia semplicemente provando a cancellare il complesso di inferiorità che da sempre contraddistingue i biancorossi. Garbata, in generale, la reazione dei Lakers: Nash per esempio ha sinceramente asserito che “Se io fossi un drigente dei Clippers, avrei fatto la stessa cosa. Quando giocano loro è il loro palazzetto, è giusto che provino a renderlo una casa“. Non dello stesso parere Nick Young, che critica così la scelta di Rivers: “Guardate tutti quegli stendardi, non puoi arrivare qui un giorno e decidere di oscurarli!

WATCHABILITY RANKING: GRANDI SORPRESE – Come ogni anno Grantland ha pubblicato la propria particolarissima preview per l’NBA che sarà, a cura di Bill Simmons e Zach Lowe. Non si tratta di una banale lista in cui ad ogni squadra viene riservato un voto in base alla forza stimata, ma bensì di una dettagliatissima (e divertente) guida che riserva ad ogni franchigia una valutazione tra 0 e 100, frutto della somma di cinque punteggi, relativi ognuno a un aspetto diverso. Oltre al livello del roster vengono infatti tenuti in conto anche la spettacolarità della squadra, il grado di appeal dei singoli giocatori, fino alla qualità estetica del contesto in cui la squadra si esibisce. Non sono mancate, al solito, le sorprese: San Antonio ha una valutazione inferiore a quella di New Orleans, Pacers e Grizzlies sono costrette ad “inseguire” i Wizards ma, soprattutto, la regina di quest’anno secondo Grantland risulta essere Golden State col siderale punteggio di 89. Completano il podio Bulls (83.5) e Clippers (83). Non sarà la Bibbia, ma l’opinione di Grantland conta sempre qualcosa!

PRESEASON IN AUSTRALIA? – Dal 1978 ad oggi sono state disputate 148 partite di preseason in Stati stranieri, tra i quali però ancora non figura l’Australia. Il fatto è molto strano, se si considera che la “terra dei canguri” è il primo Paese al Mondo per sottoscrizioni di NBA League Pass International e per acquisti internazionali dallo store ufficiale della lega. La passione per il basket a stelle e strisce, insomma, non manca e su queste solide basi si sta sviluppando il progetto di esportare alcune partite di preseason delle prossime stagioni in Oceania. Una conferma giunge dalle parole di Scott Levy, direttore generale di NBA Asia: “L’Australia è un mercato molto importante per noi, che ci garantisce un grande entusiasmo da parte di tutti i tifosi” ha infatti affermato l’americano, salvo poi aggiungere che “si è discusso su molti possibili programmi attuabili nella regione, compreso un match di preseason, ma non c’è nulla di realmente definito“.

Omer Asik (AP Photo/Tony Gutierrez)

Omer Asik

CHE NE SARA’ DI ASIK? – David Thorpe, colunnist di ESPN, ha avuto modo di discutere del futuro di Asik. Secondo il giornalista statunitense il turco, da molti considerato uno dei migliori centri difensivi della lega, non resterà a Houston: la presenza di Howard sarebbe, più che ingrombante, letteralmente insopportabile. Possibili destinazioni? Thorpe propone Miami tramite una trade (estremamente improbabile) che coinvolgerebbe Crish Bosh, o in alternativa Golden State, che dovrebbe però inserire Bogut nello scambio. Per ora si tratta di pure elucubrazioni, quel che è certo è che qualcosa in casa Rockets dovrà muoversi, perchè Asik non accetterà di essere considerato una seconda scelta.

GRIFFIN E LA REGOLA PROBLEMATICA – Da quest’anno in NBA vige una nuova regola: dopo una realzzazione, nessun giocatore della squadra che ha segnato il canestro deve toccare il pallone, neanche per consegnarlo agli arbitri. Nulla di trascendentale, dicendolo così. Provate a spiegarlo a Blake Griffin, colui che ha eseguito più schiacciate di chuinque altro nella scorsa stagione: per lui, e per molti altri colleghi, prendere il pallone dopo aver segnato è abitudine. L’ala dei Clippers ha già testato le conseguenze di questo gesto nel corso della partita con Portland: dopo una schiacciata ha fatto istintivamente sua la sfera. Infrazione, secondo il nuovo regolamento, che gli arbitri non hanno evitato di segnalare. Penalità: tiro libero per gli avversari. Blake, forse esagerando, ha aspramente criticato la scelta di introdurre questo tipo di penalità che va contro l’istinto dei giocatori e che, un giorno, “farà perdere un match a qualche squadra“. Parola del numero 32.