Woodson va piano: New York andrà lontano? –Forse cinque partite sono troppo poche per trarre conclusione fondate su cosa sia davvero cambiato per i Knicks dopo l’addio di D’Antoni con l’ultimo dei sei tonfi consecutivi e l’inizio scoppiettante delle cinque vittorie consecutive di Woodson (8 vittorie nelle ultime 10), ma pur su un lasso di tempo così breve è possibile estorcere alla realtà qualche valutazione, decriptando i numeri dell’ennesima svolta della stagione newyorkese.

Un parametro che ha certamente riportato i Knicks sopra la simbolica, ma non troppo, linea di galleggiamento del 50% di vittorie, e conseguentemente corroborato le chance di partecipare ai playoffs, è il ritmo più compassato della fase offensiva: sotto la direzione tecnica di Woodson i Knicks giocano più lentamente, come testimoniato dal valore dei 90,8 possessi in 48 minuti, il dodicesimo più lento della lega, contro il ritmo tenuto fino al fatale, per D’Antoni, 14 marzo, in cui si presentavano mediamente in attacco 94,2 volte a partita, la seconda più veloce cadenza di attacchi dell’NBA.

A rendere più perspicuo quanto meno possessi abbiano significato migliore gestione e, quindi, migliore rendimento offensivo, è invece la correlazione con la produzione in attacco: sotto la guida dell’ex play meneghino New York realizzava solo 101,9 punti ogni 100 possessi, che le valevano l’ottava peggior realizzazione della lega. In effetti D’Antoni nella sua gestione si era per tre anni consecutivi piazzato al diciassettesimo posto della classifica di realizzazione per squadra, inaspettatamente rispetto al pregresso attacco ottanico di Phoenix. Con Woodson i Knicks hanno iniziato a segnare 115,8 punti ogni 100 possessi piazzandosi al quarto posto tra le migliori squadre per efficienza realizzativa, mettendo in luce come questa caratteristica delle squadre di Woodson venga spesso disconosciuta, a dispetto dei suoi ultimi Hawks 2009-2010, secondi nella lega con una media di 111,9.

Ma l’inversione più brusca del trend si è avuta in difesa, dove contrariamente agli idola fori che vorrebbero quella di D’Antoni una difesa troppo lasca, si è passati dalla decima posizione con 101,7 punti concessi per 100 possessi, agli strabilianti 95,3, che fanno dei Knicks più recenti la miglior squadra difensiva della lega, con 3 punti di margine sugli altri.

Abituati ad una stagione sulle montagne russe i tifosi dei Knicks, nonostante la risalita si stanno già, comunque, tenendo forte: il giro fino alla postseason non è ancora finito

Van Gundy “salva” gli Wizards contro i Wildcats – La parte dell’avvocatura d’ufficio, tecnico, nella fattispecie, della lega è toccata a Stan Van Gundy che si è trovato a dover elaborare una strategia difensiva per destituire di fondamento la suggestione impazzata in settimana, secondo la quale la squadra di college di Kentucky, al momento la più accreditata ad alzare il trofeo NCAA, sarebbe in grado di sconfiggere gli Washington Wizards, se si giocasse nella tana dei Wildcats, davanti ai 23000 della Rupp Arena. Van Gundy ha tolto la squadra della capitale, che langue con un record di 11W-39L, dall’imbarazzante confronto, bollando il raffronto stesso laconicamente come “assurdo”: “La gente dice che Kentucky ha già 4 giocatori da NBA, mentre le altre squadre ne hanno 13. Potrebbe accadere in una partita della vita? Beh, grossi scivoloni capitano tutti i giorni, quindi sarebbe comunque raro ed in una serie addirittura uno scherzo. Non sarebbe nemmeno tirata. John Calipari ha una squadra con moltissimo talento ma non ha 13 giocatori dell’NBA. E se anche tutti i suoi lo fossero, sarebbero comunque tutti rookie. Intendo dire quando mai questo ha portato a un successo? Quindi no, non vincerebbero”. Calipari stesso mettendosi al riparo da qualsiasi addebito di irriguardoso assenso ha quindi perentoriamente ribadito: “Il peggiore della Lega non potremmo batterlo”.

“Abbiamo vinto; avete perso”: Howard&Bynum uomini squadra solo se si vince? – Jeff Van Gundy, commentatore per ESPN e fratello di Stan, coach dei Magic durante la telecronaca della partita pera da Orlando contro i Knicks se l’è presa con l’atteggiamento di sufficienza di Dwight Howard e di altri giocatori di primo piano nella lega: “Howard e Nelson non si sono uniti al huddle; la notte scorsa Bynum non si è unito all’huddle. Quando è diventato accettabile che tu non ne faccia parte quando le cose non vanno bene e ti fai da parte dicendo: “questo non è un mio problema” o non sostieni i tuoi compagni quando il minimo che devi fare è semplicemente alzarti, se tu sei il leader? C’è veramente bisogno di una regola che ti imponga di alzarti e tenere insieme il gruppo? Come ti aspetti che i tuoi compagni e i panchinari ti supportino quando tu per primo non fai ciò che è giusto?”. Incalzato dal telecronista Dan Shulman che ricordava come lo stesso fratello Stan allenatore avesse parlato di un DNA di squadra carente di intensità e come Orlando non sia considerata una squadra capace di dare il 100% ogni volta, Jeff Van Gundy rilancia sostenendo che questo problema “non sia un problema di Orlando ma sia un problema della Lega. Non riesco semplicemente ad accettare l’idea per cui se sei turbato, tu debba mostrare a tutto il mondo che sei turbato non unendoti al gruppo durante il timeout. E nel caso di Bynum che tira da tre, viene cambiato e poi non raggiunge nemmeno i compagni per l’huddle, credo che i suoi compagni debbano mettere in chiaro che così non si può fare”.

Derek Fisher nel segno del 37 – Tornato allo Staples Center, ma non ancora per restarci nonostante l’endorsement pesante di Bryant, Derek Fisher è tornato con i suoi Thunder a ribadire il primato all’ovest di Oklahoma City mettendoci di suo 7 punti in 15 minuti. Dopo le dichiarazioni di affetto per i tifosi e gli ex compagni Fisher ha spiegato la scelta del numero 37 (la sua attuale età: 9 agosto 1974): “Quel numero mi pareva che spazzasse via tutto senza riguardo ad alcuna prestazione o alcun successo avuto dalla mia squadra, quel numero veniva sempre prima davanti al mio nome”.

TRASH&TRAGIC

Big Bad Baby – Glen “Big Baby” Davis è stato multato di 35.000$ per aver rivolto un gesto offensivo con la mano ai tifosi dei Raptors, nella gara vinta il 26 Marzo da Orlando all’Air Canada Center per 117-101 al minuto 7: 49.

“The Worm” al verde – Dennis Rodman rischia di essere condannato a scontare 20 giorni di detenzione nella contea di Orange per non aver versato alimenti alla ex moglie ed al figlio avuto nel matrimonio per un totale di 860.000$. Rodman nel 2010 era stato obbligato dalla sentenza di divorzio a versare 50.000$ al mese poi ridotti a 4500$. L’udienza si terrà il prossimo 29 maggio.

Parola di Sterling – Il proprietario dei Clippers Donald Sterling ha rassicurato l’ambiente confermando la fiducia nella guida tecnica di Vinnie Del Negro, nonostante il contratto in scadenza a fine stagione. Non pare però un motivo sufficiente a rincuorare l’ex giocatore di Treviso se è vero che lo stesso Sterling ha dato prova della propria contezza in tribunale dove fronteggia un processo intentato dalla propria ex-fidanzata Alexandra Castro a cui avrebbe regalato e poi sottratto una villa a Beverly Hills e come riportato dai verbali della corte si sarebbe dilungato in aula a descrivere grevemente il diletto arrecatogli dalla signorina sul sedile posteriore della limousine ed essersi interrotto solo quando il giudice gli ha ricordato che stava rispondendo alla domanda “Questa è la sua calligrafia?”. Vinnie è avvisato.