Klay Thompson, imprendibile per la difesa di San Antonio (fonte: AP Photo/Eric Gay)

Klay Thompson, imprendibile per la difesa di San Antonio (fonte: AP Photo/Eric Gay)

Miami e Golden State si portano sull’1-1 nella serie vincendo gara2 contro Chicago e San Antonio. In Florida i Bulls reggono la voglia di rivalsa degli Heat fino a 3’42” dalla fine del primo tempo (42-38). Da qui inizia un parziale-fiume di 62-20 (incluso un 13-3 per arrivare all’intervallo lungo sul 55-41) che chiude la contesa. Miami tocca anche il +46 (104-58). Chicago chiude in malo modo la partita con Joakim Noah e Taj Gibson espulsi per doppio tecnico in apertura di ultimo quarto.

In Texas Golden State dimostra di aver imparato la lezione di gara1. Dopo la sconfitta al doppio overtime, infatti, i Warriors riprendono a dominare sul campo degli Spurs trascinati da un Klay Thompson ai limiti della perfezione e toccano il +20 (49-69) in apertura di ripresa. San Antonio prova una nuova rimonta ma non riesce ad andare oltre il -6 di metà ultima frazione sull’unica tripla di Ginobili.

 

Chicago Bulls @ Miami Heat 78-115 (serie sull’1-1)

Golden State Warriors @ San Antonio Spurs 100-91 (serie sull’1-1)

 

MVP: in gara1 era uscito per falli nei momenti cruciali del match. In gara2 Klay Thompson è riuscito a stare in campo fino alla fine risultando decisivo per la vittoria di Golden State con 34 punti (career-high) frutto di un 13/26 dal campo, tra cui un irreale 8/9 da 3 (nuovo record franchigia per i playoff), a cui ha aggiunto ben 14 rimbalzi.

LVP: pur realizzando 12 punti, a Manu Ginobili è mancato il guizzo giusto per illuminare la scena ed “accendere” i suoi Spurs (anche se c’ha provato con la tripla del -6). Lo dimostra il -7 di plus/minus e la percentuale al tiro (5/12) peraltro problema comune ai suoi compagni.

On Fire: il miglior marcatore di Miami esce dalla panchina ed è Ray Allen con 21p (5/7 al tiro e 10/10 in lunetta) in soli 18’30” mentre LeBron James segna 19p (7/12) nel solo primo tempo a cui aggiunge 9 assist. Marco Belinelli è il top scorer a quota 13p (4/13 dal campo) dei Bulls che mandano in doppia cifra anche Noah (12p) e Nate Robinson (11p) ma chiudono con un insufficiente 35,5% al tiro. Steph Curry non ripete la mostruosa prestazione di gara1 ma chiude comunque con 22p (7/20 dal campo) ed è il migliore dei Warriors nel calcolo del plus/minus (+16). Tony Parker prova fino alla fine a ribaltare l’inerzia del match, ma i suoi 20p sono macchiati da una percentuale al tiro troppo bassa (7/17) e da un paio di errori cruciali nel finale.

Losing Effort: Tim Duncan è il migliore di San Antonio (23p e 9 rimbalzi tirando 9/20 dal campo) ma la sua prestazione non basta agli Spurs per portarsi sul 2-0.

Norris Cole, un fattore in uscita dalla panchina (fonte: Mike Ehrmann/Getty Images)

Norris Cole, un fattore in uscita dalla panchina (fonte: Mike Ehrmann/Getty Images)

The Unexpected: Norris Cole è uscito dalla panchina di Miami per firmare 18 punti con 7/9 al tiro di cui 4/4 da 3.

Stat of the night: a San Antonio non riesce la rimonta finale come in gara1, colpa di una percentuale al tiro troppo bassa (39,3% di cui 23,8% da 3) soprattutto nelle fasi finali del match.

Milestone: il +37 finale rappresenta il margine più ampio di vittoria per Miami e di sconfitta per Chicago per quanto riguarda i playoff nella storia delle due franchigie.

Golden State non vinceva San Antonio dal 1997. In quest’arco di tempo ben 30 sconfitte (tra regular season e playoff).


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