San Antonio Spurs @ Memphis Grizzlies 3-0

Tim Duncan (Ronald Martinez/Getty Images)

Tim Duncan (Ronald Martinez/Getty Images)

La Partita. Un primo quarto in cui (parola di coach Gregg Popovich) gli starter Spurs sembravano ancora addormentati dopo gara-2 con ben 8 perse e il 21% al tiro poteva già indirizzare la contesa verso gli uomini di coach Hollins finiti anche a +18, ma la decisione drastica di Popovich di sostituire tutto il quintetto dopo 7′ di gioco paga i suoi frutti nella seconda frazione, quando i titolari di San Antonio tornano in campo con ben altro piglio e determinazione. Tony Parker e Tim Duncan si caricano la squadra sulle spalle e con un parziale di 11-2 San Antonio torna prepotentemente in partita; Marc Gasol (16 punti, 14 rimbalzi e 5 assist alla fine) e un positivo Quincy Pondexter dalla panchina sembrano poter respingere il rientro degli Spurs, ma San Antonio stringe le maglie difensive (solo il 30.4% concesso ai Grizzlies nel quarto) e chiude il tempo con un altro importante parziale di marca Parker-Duncan riaprendo definitivamente i giochi. Nella ripresa la squadra di Hollins tenta ancora una volta l’allungo spingendosi sul 61-52 con due jumper consecutivi di Jerryd Bayless, ma gli Spurs non affondano e guidati da Manu Ginobili piazzano il controparziale di 15-4 chiuso dalla prima e unica tripla della partita di Danny Green per il primo vantaggio dal fischio iniziale. Nell’ultimo quarto la sfida diventa punto a punto, San Antonio con Ginobili e Bonner tenta di prendere il largo, ma Memphis risponde con le triple di Mike Conley e Pondexter (15 punti e 6/13 dal campo). Si arriva agli ultimi possessi sull’86 pari, Ginobili fallisce la tripla della vittoria, mentre dall’altro lato Conley in penetrazione sbaglia l’appoggio. Overtime e nel tempo supplementare San Antonio segna 8 conclusioni delle 10 tentate con Tim Duncan che apre le danze con 5 punti consecutivi,  lasciando poi a Thiago Splitter e a Tony Parker il compito di ultimare il lavoro per una vittoria che profuma di NBA Finals (nessun team nella storia del gioco ha mai rimontato dallo 0-3).

La serie. Memphis è parsa in controllo del pallino del gioco per la prima volta in questa serie, dopo aver condotto solo per 90 secondi nei primi due incontri, forzando gli Spurs a ben 8 perse nei primi 12′ di gioco, ma è incappata ugualmente nella prima sconfitta casalinga in questa postseason andando in difficoltà contro i quintetti bassi e non riuscendo a contenere i pick and roll di San Antonio. La squadra di Hollins deve recriminare con se stessa, tutto lo sforzo messo in campo e  il +18 nel primo quarto non sono stati sufficienti, troppi i limiti nelle esecuzioni offensive e bassa l’efficienza al tiro (sotto il 44% dal campo per la terza di fila), pessime le percentuali ai liberi (10/18, 55.5%) con due errori capitali di Tony Allen negli ultimi due minuti dei regolamentari. “Sì, è frustrante, ma allo stesso tempo ci dà speranza, sapendo che siamo in grado di lottare e che abbiamo avuto la possibilità di vincere ognuna di queste due ultime partite. Questa sarà sicuramente dura da digerire, ma ci servirà da lezione e non ci sono migliori compagni con cui preferirei essere sotto 3-0 per cercare di recuperare” il commento di Mike Conley, migliore realizzatore dei suoi con 20 punti, ma solo 8/21 al tiro. Dal canto loro gli Spurs per la prima volta hanno ribaltato gli equilibri della serie, dominando per punti segnati in area (58-42) e vincendo la lotta a rimbalzo (50-48) contro la fisicità della frontline Grizzlies, riuscendo in questo modo a compensare le 17 palle perse (troppe per una squadra che ne perde di media 11.3 in questa postseason) da cui sono derivati 25 punti di Memphis. ”Per una qualche ragione, non abbiamo schiacciato il pulsante del panico” ha detto Tony Parker riguardo al suo negativo inizio con ben quattro palle perse nei primi 7′. ” Sapevamo che avrebbero iniziato a tutta nel primo tempo, ma noi non abbiamo mollato, abbiamo giocato la nostra partita e siamo tornati sotto”. Netto il dominio dei big three di San Antonio che dopo le difficoltà del primo quarto hanno preso in mano le redini della squadra contribuendo con ben 69 dei 104 punti finali. ” Una delle migliori vittorie a cui ho preso parte da quando sono agli Spurs’‘ il commento di Manu Ginobili dopo i 19 punti (5/9 dal campo), 7 rimbalzi e 5 assist. Una sola vittoria li separa dalle Finals, obiettivo che manca dal 2007 e coach Popovich alla fine del match trova il tempo per spendere due parole di elogio per Duncan: ” È stato grande nell’overtime di gara-2 e lo è stato anche stasera. Questo è il motivo per cui è considerato uno dei più grandi in questi ultimi 17 anni. È stato incredibile. Sente la responsabilità di guidarci in queste situazioni, e lo ha fatto anche stasera”.

Head-to-Head. Tim Duncan vs Zach Randolph. I 24 punti (11/19 al tiro) e 10 rimbalzi del caraibico costituiscono la 144°doppia doppia nei playoffs e il 2°posto nella classifica all-time alle spalle del solo Magic Johnson. A 37 anni ancora superlativa la sua voglia e determinazione per la corsa al 5°anello e per il ritorno alle Finals dopo 6 anni di assenza. I 7 punti segnati nell’overtime (dopo i 6 nell’overtime di gara-2 sugli 8 totali segnati dagli Spurs), la sua aggressività difensiva nel contestare tiri, coprendo bene il pitturato e lottando a rimbalzo contro avversari ben più giovani ed energici, mettono in mostra una condizione fisica e una freschezza mentale mai vista dal 2007 a questa parte. “Non sono preoccupato per la mia età o per qualsiasi altra cosa, qualunque essa sia”  ha detto Duncan. ”Sono molto concentrato per avere un’altra occasione per vincere, tutto qui” . Di contro sono continuate le difficoltà di Randolph (14 punti, 5/14 al tiro, ma 15 rimbalzi di cui 9 offensivi), forse condizionato da un infortunio e mai apparso presente nella serie (10.3 punti segnati con il 30% dal campo e un desolante 44% ai liberi) dopo due primi turni da vero leader e protagonista principale (19.6 punti con il 51% dal campo contro Clippers e Thunder).


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