Canestro vincente di LeBron James allo scadere: 1-0 Miami (Photo by Mike Ehrmann/Getty Images)

Canestro vincente di LeBron James allo scadere: 1-0 Miami (Photo by Mike Ehrmann/Getty Images)

Indiana Pacers @ Miami Heat 0-1

LA PARTITA – Nona tripla doppia in carriera nei playoffs e canestro vincente allo scadere dell’overtime. Nel primo episodio della Finale ad est è in calce la firma di LeBron James, che porta avanti gli Heat sui Pacers, andati però davvero vicinissimo a ribaltare il fattore campo e forse l’inerzia dell’intera serie. Indiana ha condotto la corsa per lunghi minuti di una gara molto equilibrata, dimostrando di non scomporsi neanche quando Miami ha premuto il pulsante dell’intensità difensiva e acceso il pubblico della American Airlines Arena. La squadra di Vogel non è spettacolare, ma molto solida e ben preparata difensivamente, solo che ha avuto la colpa di sprecare qualche pallone di troppo, soprattutto in avvio, in situazioni che hanno favorito le accelerazioni di una Miami partita di rincorsa. Per il resto, si è giocato quasi sempre al ritmo controllato voluto dai Pacers: lo dimostra il numero di punti in contropiede, solo 23 complessivi in tutta la gara e praticamente divisi in modo equo (12-11 per gli ospiti). Gli Heat, meno fisici vicino a canestro ma più attaccanti sul perimetro, non riuscendo a scardinare l’equilibrio avversario in transizione difensiva, sono stati però bravi a colpire dentro l’area. “Siamo una squadra che attacca. Ci vuole grande impegno a giocare bene contro un’ottima difesa come la loro, perché non sempre va a buon fine la prima opzione. Allora bisogna avere la pazienza di lavorare, trovare gli spazi, muoversi e crearsi opportunità in area” ha commentato coach Spoelstra, soddisfatto nel vedere i suoi andare spesso dentro con la palla ed esaltare i taglianti lungo la linea di fondo, soprattutto un Chris Andersen da 16 punti, diventato il migliore nella storia degli Heat per canestri segnati (7) senza errori in una gara di playoffs.

Dopo i 30.7 di media nei tre scontri diretti della regular season, nell’occasione Miami ha raddoppiato i punti nel pitturato firmandone ben 60, compreso uno spettacolare layup in estensione di un Wade – andato a sprazzi – nel finale dei regolamentari e un tap-in di Bosh nell’ultimo minuto dell’overtime. Ma soprattutto il canestro della vittoria siglato da James, volato al ferro con fin troppa facilità direttamente ricevendo l’ultima rimessa, complice la lettura sbagliata di George che si è fatto tagliare fuori e l’assenza di Hibbert, inspiegabilmente sostituito pochi secondi prima. Forse LBJ avrebbe segnato comunque, perché il centrone dei Pacers non può stoppare tutto. Ma di certo la sua sola presenza avrebbe reso più difficile la vita dell’attacco campione in carica. Nei minuti di panchina di Hibbert, gli Heat hanno tirato 9/12 entro i 2 metri dal ferro e solo 1/9 nelle zone restanti. In virtù di questo, avere più presenza in area ed eventualmente rischiare qualcosa sul tiro da fuori sarebbe apparsa una scelta più logica. Ma è un dilemma sempre difficile da decifrare in pochissimi secondi, quelli che Vogel ha impiegato per vedere il quintetto degli Heat al rientro dopo un timeout e chiamare a sua volta una sospensione per togliere Hibbert e mettere in campo Hansbrough per un quintetto in grado di cambiare sostanzialmente su tutti i blocchi.

“Ovviamente, per come è andata, sarebbe stato meglio avere Roy in campo. Ma non si può mai sapere: se lo avessi tenuto, forse Bosh avrebbe segnato in sospensione e staremmo tutti parlando di quello” ha detto Vogel, che comunque non riuscirà a schivare la canonica dose di critiche in questa situazione, rinvigorendo soprattutto chi lo considera colpevole di “over-coaching”. Naturalmente deluso Hibbert: “Potrei chiedere perché il coach mi ha sostituito. La mia mentalità è sempre quella di proteggere il ferro. Avrei voluto essere in campo, ma ho completa fiducia nell’allenatore”. “Abbiamo lottato duramente contro un’ottima squadra. Noi siamo stati solo bravi a segnare un canestro in più” ha riconosciuto James.

LA SERIE – Miami, con questa, ha vinto 46 delle ultime 49 partite. Come dire che le occasioni per batterla non capitano spesso. I Pacers devono augurarsi di non averne sprecato una troppo grave perché alcuni segnali avrebbero fatto ben sperare gli ospiti: è il caso della tripla di George allo scadere dei regolamentari su un gioco ampiamente rotto dalla difesa avversaria e i 3 liberi causati da Wade sullo stesso George dopo un possesso che pareva consegnato, insieme alla partita, agli Heat. La serie può essere lunga perché, come già dimostrato in regular season, i Pacers possono presentare accoppiamenti difensivi indigesti per gli uomini di Spoelstra: “Benvenuti alla Finale dell’est. Grande partita. C’è voluto un overtime ma siamo orgogliosi di averla vinta”. “Due grandi squadre che si scambiate colpo su colpo. Questa è la sintesi di gara1. Noi usciamo con la fiducia di potercela giocare” ha detto Vogel. Si torna in campo venerdì per gara2 sempre a Miami, ci sarà anche Chalmers nonostante un infortunio alla spalla che ha consegnato le fasi finali di campo a Norris Cole. Gara3 e 4 domenica e martedì ad Indianapolis.

HEAD TO HEAD – Chi aveva indicato Lance Stephenson tra le possibili chiavi della serie è stato per il momento smentito da una prova molto faticosa (2/10 per 7 punti) nel duello con James, che non può essere salvato dal comunque notevole dato dei 12 rimbalzi. Il 2/9 di Hill indica nel backcourt il settore dove Indiana ha sofferto di più la fisicità degli Heat. In casa Pacers, l’uomo che ha indicato la strada per primo è stato West, 26 punti con un quasi infallibile 11/17, tanto da indurre Spoelstra a variare le rotazioni e dare maggiore spazio ad Andersen (3 stoppate), fisicamente più adatto di Haslem a giocargli contro e punirlo nell’altra metà campo. La mossa ha chiaramente funzionato. LeBron James, tripla-doppia da 30+10+10, continua ad avere pause ai liberi, solo 4/7, peraltro comuni in una squadra (Wade 1/4) che ha finito col 64%.