Philadelphia 76ers @ Chicago Bulls

LA PARTITA: con Derrick Rose out, gara 2 fra Bulls e Sixers non ha più visto la no.1 affrontare la no.8, poiché pare evidente che gli equilibri si siano spostati. Sul campo si sono affrontate due squadre alla pari, in un match che ha assegnato la vittoria a chi ha avuto più cuore, grinta e determinazione. L’assenza di Rose ha avuto un enorme impatto sui Bulls, sia a livello di gioco che a livello emotivo. Ai ragazzi di coach Thibodeau è mancata la concentrazione e l’energia per mantenere il loro livello di gioco agli alti standard che tutti conoscono, e i Sixers ne hanno approfittato. Detto questo, a Philadelphia vanno dati tutti i meriti, poiché Iguodala e compagni hanno disputato davvero una prova all’altezza della situazione. In particolare, Holiday e Williams si sono scatenati sul parquet e semplicemente hanno rappresentato una forza troppo dirompente per essere arginata dalla difesa di Chicago.
Coach Collins ha elogiato i suoi per “una vittoria di grande qualità”, e per un terzo quarto spaziale: “Penso che un terzo quarto così sia stato il migliore da quando alleno questa squadra” – ha detto il coach dei Sixers – “eravamo attivi”, ha concluso. Ricamando su quanto detto da Collins, Iguodala ha espresso la sua soddisfazione dicendo: “Per la prima volta il nostro attacco è stato dettato dalla nostra difesa”, sottolineando la capacita’ della squadra di trasformare i rimbalzi difensivi in contropiedi offensivi.
Dal canto loro, i Bulls hanno molto da recriminare, poiché l’assenza di Rose ha praticamente spaginato i riferimenti di squadra e i giocatori non sono riusciti a riequilibrare gli sforzi in maniera efficace. Particolarmente negativi sono stati, Deng (che ha ammesso che senza Rose è una partita completamente diversa) e Boozer, il quale, con 18 punti in due gare, sta facendo alzare qualche sopracciglio alla dirigenza dei Bulls, che di certo non si è scordata le pessime prove di “post-season” che Boozer disputo’ l’anno scorso.

LA SERIE: dopo l’exploit dei Sixers, per Chicago ora si fa dura. L’assenza del leader indiscusso Rose riduce il margine di errore dei ragazzi di Thibodeau a pressoché zero. Se i Bulls vogliono passare il turno, dovranno scrollarsi di dosso lo shock proveniente dall’assenza della loro superstar e iniziare a giocare la loro pallacanestro: dura, intensa, coriacea ed efficace. Philadelphia ora ha dalla sua l’entusiasmo, che può rappresentare un’arma a doppio taglio. Tuttavia, il fatto che le prossime due gare verranno disputate in casa loro gli avvantaggia parecchio. Anche se giocatori come Iguodala, Holiday e Williams sono a tutti gli effetti delle “star”, la sensazione è che ai Sixers manchi ancora quel giocatore capace di catalizzare tutte le energie della squadra e di sostenerle alte fino alla fine della serie. In altre parole, sotto la durezza mentale dei Bulls, Philadelphia potrebbe sfaldarsi sul più bello. Ciò che è certo è che senza Rose, questa serie diventa molto più interessante.

Boston Celtics @ Atlanta Hawks

LA PARTITA: senza Allen e Rondo, e con un Pierce da 36 punti e 14 rimbalzi, i Celtics rimettono in piedi una serie che sembrava essere diventata molto difficile da vincere. Ciò che colpisce, è che Atlanta si è lasciata sconfiggere in casa da una squadra che da anni molti danno per “vecchia” e che, per lo più, deficitava di 2/5 del quintetto base. Forse, è di nuovo il caso di chiamare in causa i fattori “classe” e “orgoglio”, poiché questi ultimi sono qualità rare, che pero‘ Boston possiede e utilizza per vincere in momenti di estrema necessita’. Tuttavia, Atlanta non si può accontentare di una tale confitta e ha molto da recriminare a sè stessa: senza Rondo e Allen, non era molto difficile aspettarsi un Pierce in versione “scorer”, ma gli Hawks non hanno fatto molti sforzi per arginarlo. Come se non bastasse, Atlanta è stata per larghi tratti in testa alla gara, fino a raggiungere un promettente +12 nel terzo quarto grazie ad una tripla di Johnson, tuttavia poi la squadra di casa si è sciolta sotto i colpi di vari Pierce e Garnett, dilapidando un preziosissimo vantaggio in doppia cifra in ingresso quarto quarto. Ad aggiungere altri elementi di preoccupazione, c’è l’infortunio al ginocchio subito da Smith a 4:20 minuti dal termine, di cui al momento non si sa molto, ma dal quale dipende gran parte del futuro di Altanta.
LA SERIE: oltre alla determinazione dei Celtics e ai dubbi sulla durezza mentale degli Hawks, questa serie ha anche come variabile il fattore infortuni. I Celtics hanno già dovuto fare a meno di Rondo e Allen in gara 2, mentre ora gli Hawks temono che Smith debba addirittura abbandonare la serie intera. Con queste premesse, non sembra difficile pronosticare un futuro a favore di Boston. Smith è fin troppo importante per il successo degli Hawks e la sua mancanza in campo lascia un vuoto incolmabile. In aggiunta, i Celtics sono una squadra di esperienza, che ha combattuto un gran numero di battaglie di “play-off” negli ultimi anni, e per questo motivo è la squadra che è più preparate per affrontare con successo questa serie.

Denver Nuggets @ Los Angeles Lakers
LA PARTITA: Sfida ben più equilibrata di quanto visto in gara1. Lakers che partono forte trascinati da Andrew Bynum. Per il centro dei Lakers dopo la tripla doppia di 48 ore prima, una prova da 27 punti (career high ai playoff) frutto di 12/20 dal campo e 9 rimbalzi. Denver va sotto anche di 9 punti ma risponde con un Ty Lawson finalmente all’altezza, per la pg Nuggets una sera da 25 punti (11/17 dal campo) di cui 17 con 8/10 nella ripresa a cui aggiunge 7 assist. Kobe Bryant però si mostra motivato e inarrestabile come in gara 1 e con un 11/14 dal campo iniziale ribatte ogni tentativo di riavvicinamento Nuggets e quando Denver pareggia a quota 36 nel 2° quarto, piazza 7 punti consecutivi ricacciandoli indietro. Nella ripresa i padroni di casa scavano il solco e con un 16-4 di marca Bryant-Bynum-Gasol nei primi 6 minuti si portano sul +17. La partita sembra volgere al termine, ma Ty Lawson con 11 punti nel 3° quarto e l’ottimo Corey Brewer dalla panchina riportano Denver sotto la doppia cifra di distacco. A 7 minuti dal termine, alcuni lay up di Ramon Sessions siglano il +14 Lakers ma Denver ha ancora la forza di rientrare e con la tripla di Danilo Gallinari a 1’55” dal termine rientra fino al -4. Rimonta incompiuta perchè prima Sessions e poi i liberi di Bryant sanciscono il 104-100 finale. Kobe Bryant chiude con 38 punti e 15/29 dal campo. Il 24 gialloviola non segnava così tanti punti ai playoff da gara5 delle Finals 2010. E’ la 83esima partita playoff in cui Bryant tocca quota 30 punti. Classifica in cui è secondo solo a Michael Jordan, primo con 109 partite playoffs oltre i 30 punti segnati. Per i Nuggets dopo gli 88 punti di gara1, una prova da 100 punti migliorando le percentuali dal campo. Il 35% di gara1 è diventato un 44%, anche se continuano le difficoltà fuori dal perimetro (il 28% in gara1 è stato peggiorato dal 21% in gara2). Miglioramenti invece nel gioco in transizione e sui secondi possessi, statistiche in cui hanno nettamente sopravanzato i Lakers.

LA SERIE: Fattore campo rispettato dopo queste due prime sfide, con i Lakers sempre in controllo e Denver nei 96 minuti complessivi mai avanti nel punteggio. I Lakers sono 42-1 nella loro storia quando si trovano sul 2-0 ai playoff. Ora si vola a Denver al Pepsi Center che non è più quel fortino inviolabile come lo era stato nella passate stagioni. Infatti quest’anno sono arrivate ben 13 sconfitte su 33 partite casalinghe giocate, a dispetto delle 8 sconfitte su 41 giocate in casa l’anno precedente. I passi avanti fatti dai Nuggets tra gara1 e gara 2 sono tanti e nelle sfide casalinghe coach Karl si aspetta un cambio di direzione da parte di Arron Afflalo e Al Harrington, in grossa difficoltà a trovare ritmo nella metà campo offensiva. La serie è lontana dall’essere finita, i Nuggets hanno caratteristiche che possono mettere in seria difficoltà gli uomini di coach Brown che non devono abbassare la concentrazione.

Giordano Goggioli e Matteo Plazzi


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