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Griffin, sotto controllo in gara-1

Il secondo turno ad ovest parte col botto. Il fattore campo, ancora una volta, sembra non influire sull’esito della partita, con i Thunder che non riescono ad arginare i Clippers fin dall’inizio; a fine primo quarto sono già sotto 39-25, con 17 punti e 5/5 dall’arco per CP3. Due squadre che offensivamente sanno fare male, data la quantità e la qualità dei giocatori in campo, ma che difensivamente si possono ritenere, onestamente, rivedibili. All’inizio dell’ultimo quarto, il punteggio dice 104-78 per Los Angeles, e serve a poco far segnare un ultimo quarto (l’unico) con un parziale positivo per Oklahoma City. I Clippers stravincono gara-1 delle semifinali di conference e danno l’impressione di avere qualcosa in più dei Thunder sotto diversi punti di vista. Potrebbe essere una serie lunga, con tanti se e tanti ma, solo nel momento in cui l’atteggiamento di OKC cambierà, poiché quello che si è visto nella notte potrebbe far pensare, invece, ad una serie più breve del previsto, con i Clippers in pieno controllo e il numero 3 da Wake Forest a dispensare pallacanestro di un altro pianeta. L’impressione è che Los Angeles, dopo l’episodio Sterling, sia più carica rispetto alle prime apparizioni nella post season, più unita e con la logica della squadra “in missione”; Oklahoma, invece, dovrebbe usare a proprio vantaggio la sofferenza patita contro Memphis al primo turno, in modo tale da aver riconosciuto i propri limiti e avere più consapevolezza nell’affrontare un’avversaria ostica nell’arco di 7 gare, senza sottovalutare il fatto che quest’anno i Thunder sembrano meno devastanti rispetto agli ultimi anni.

UPS

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CP3 al tiro contro Fisher

CP3. Trovare un aggettivo che calzi a pennello per la prestazione in gara-1 è assai difficile. Una gioia per gli occhi se tifi Los Angeles, una sofferenza continua se sei sponda OKC. Sempre in controllo, trasmette sicurezza e tranquillità, è estremamente difficile da marcare e ha un’infinità di soluzioni nella metà campo offensiva. 32 punti e 10 assist, 12/14 dal campo con un irreale 8/9 da tre punti. Segna praticamente contro ogni giocatore dei Thunder, da Westbrook a Perkins, per arrivare anche a coloro che si sono alzati dalla panchina. E’ consapevole di avere attorno una squadra costruita meglio rispetto ad Oklahoma, e questo fa tutta la differenza del mondo se ti trovi nel secondo turno di playoffs, per di più ad ovest, dove le 4 squadre rimaste danno l’impressione di saperci fare per davvero, nessuna esclusa. Non potrà giocare tutta la serie con questa intensità e, soprattutto, con queste percentuali al tiro, ma la strada imboccata è quella giusta e coach Doc Rivers può dormire sonni tutto sommato tranquilli finché in regia c’è questo signore qui. CP3 rules.

Le rotazioni dei Clippers. Che Los Angeles sia più squadra si è capito fin da subito, ma riuscire a tenere alti il ritmo e la qualità del gioco risulterà sempre più importante con l’avanzare della serie. Coach Rivers ha fatto ruotare ben 13 giocatori sul parquet, con il risultato che tutti sono stati in grado di contribuire alla causa con un buon apporto (38 punti totali per la panchina) e il solito Crawford (17 punti in 18 minuti di impiego) sempre caldo, soprattutto dall’arco. Nel momento in cui Granger dovesse essere più incisivo, allora sì che la rotazione dei Clippers spaventerà seriamente qualsiasi pretendente al titolo all’ovest.

Le percentuali al tiro. Se si escludono Danny Granger e Matt Barnes, le percentuali al tiro dei Clippers sono state ottime. Unica altra pecca, i liberi sbagliati da Jordan, ma non è una novità per il lungo ex Texas A&M. Per il resto 54.9% dal campo, con un significativo 51.7% da tre punti, ma solo 56.7% ai liberi. Bella prova corale in termini di precisione, sulla scia di Paul che ha visto il canestro grande come una vasca da bagno.

 

DOWNS

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Westbrook e Durant in conferenza stampa

Nervosismo Thunder. Perdere le staffe in questo momento della stagione può risultare cruciale, e questa notte si è visto chiaramente. Ancora più cruciale se a perderle sono le tue due superstar, con Westbrook che si siede in fondo alla panchina mentre il resto della squadra è intorno a Brooks ad ascoltarlo durante il timeout e Durant che prende un tecnico per proteste. Sarebbe fondamentale creare una situazione in cui questi due giocatori siano da esempio a 360 gradi, sia come atteggiamento che come apporto di punti e giocate decisive per tenere alto il livello della serie e del rendimento di tutta la squadra. Cosa difficile ma non impossibile, data la qualità dei due. Da segnalare un tecnico anche ad Ibaka, a causa di un botta e risposta poco chiaro con Griffin a terra che blocca le gambe del numero 9 dei Thunder, costringendolo a liberarsi in maniera vistosa e giudicata, dunque, eccessiva da parte degli arbitri.

Panchina OKC. Rotazione ampia anche per i Thunder, ma nettamente meno efficace rispetto a quella dei Clippers. Poca precisione al tiro, apporto di punti scarso, nessuno in grado di dare un ricambio in termini di freschezza di gambe nella missione “fermiamo Chris Paul”. Jackson e Fisher combinano poco, Butler questa volta non incide. Confidare nei miracoli di Westbrook e dell’Mvp Durant non sempre è sufficiente per portare a casa una partita, a maggior ragione se davanti hai questi Clippers. La musica deve cambiare, sennò si rischia davvero di avere una serie decisamente più corta di quello che si auspicano in casa Oklahoma City.

Sefolosha e Perkins. Dire che la loro prestazione sia stata incolore è a dir poco generoso. In due hanno contribuito per 8 punti, 5 rimbalzi e un assist. Il loro minutaggio è stato ridotto, ma il loro rendimento deve a tutti i costi subire un miglioramento, altrimenti avranno vita difficile in questa serie. Da Perkins, ormai, ci si aspetta poco e non è un’utopia pensare ad un cambio sotto canestro nella prossima stagione per dare ad Ibaka un compagno di reparto che abbia per lo meno un impatto sulla gara, ma da Sefolosha ci sarebbe da aspettarsi un approccio difensivo più roccioso.