(1) CLEVELAND CAVALIERS – (8) DETROIT PISTONS: 2 – 0. Se in gara 1 lo starting five di Detroit era riuscito a tenere testa per larghi tratti dell’incontro ai più quotati rivali, in gara 2 la storia è stata decisamente diversa. Cleveland ha infatti messo la museruola a Jackson e compagni, apparsi spenti rispetto a quanto visto negli ultimi due mesi e con il solo Drummond a fare la voce grossa sotto le plance (20 punti + 7 rimbalzi). Di contro i Cavs hanno potuto contare sui soliti Big Three, con LeBron in assetto da guerra (27 per lui) e un solidissimo Kevin Love da 16 punti e 10 rimbalzi, ma soprattutto su un “infuocato” J.R. Smith da 21 punti, realizzati tutti dall’arco con un eccellente 7/11. Ora si va a Detroit, dove è lecito aspettarsi che i ragazzi di Van Gundy provino a giocarsi tutte le loro carte tentando quantomeno di allungare la serie. I pronostici e gli equilibri, però, ad oggi sorridono unicamente ai Cavs.

(2) TORONTO RAPTORS – (7) INDIANA PACERS: 2 – 1. La sorpresa di gara 1, con Indiana vincente in terra canadese, è stata subito resa vana dal rientro rabbioso dei Raptors, capaci di ribaltare la serie con ancora almeno un match da disputare in quel di Indianapolis. Troppo fragili i Pacers che, pur potendo contare sul talento e sui punti di un immenso Paul George (che viaggia a 28,6 di media nelle tre gare di Playoffs), si stanno rivelando ben più inconsistenti di quanto si potesse prevedere. Con Monta Ellis e C.J. Miles “latitanti” e al di sotto delle attese, le uniche vere spalle del 13 sono George Hill e il sorprendente Miles Turner, rookie dal futuro più che promettente. Dall’altro lato Toronto, dopo lo scivolone interno in avvio, ha recuperato tutta la solidità mostrata durante l’intera stagione grazie ai soliti Lowry e DeRozan, sempre più leader di un collettivo molto equilibrato in cui è emerso un protagonista a sorpresa, ossia Jonas Valanciunas, ad oggi il miglior rimbalzista della post-season (16 a partita), capace di dominare letteralmente il pitturato contro il debole pacchetto dei lunghi di Indiana. Vogliamo sbilanciarci e dire che, semmai gara 4 dovesse finire in mano ai Raptors, la serie potrà già dirsi virtualmente conclusa. A meno che Paul George…

(3) MIAMI HEAT – (6) CHARLOTTE HORNETS: 2 – 0. Che dire dei Miami Heat, dopo una stagione vissuta in sordina (ma sempre in zone di classifica più che buone) e privi di Chris Bosh a tempo indeterminato, ma comunque in grado finora di asfaltare gli Hornets? Ma soprattutto che dire di Dwyane Wade e dei suoi 28 punti messi a segno in gara 2, quasi a voler lanciare il messaggio che “flash” in realtà è tutto meno che finito. In una Eastern Conference più che mai debole, Miami può rappresentare la vera sorpresa dietro l’angolo, con Spoelstra che può contare su molte armi a disposizione. Se infatti in gara 1 a fare la differenza era stato uno straordinario Luol Deng da 31 punti, abilissimo a sfruttare gli spazi concessi dalla difesa di Charlotte, in gara 2 Wade ha rispolverato una prestazione monstre in vecchio stile. Il tutto con Joe Johnson sempre più a suo agio nel ruolo di tiratore scelto e Hassan Whiteside pronto a spazzare qualunque cosa capiti dalle sue parti, nonché molto presente nella metà campo d’attacco (21 e 17 punti nei primi due incontri, corredati dalla solita caterva di rimbalzi e stoppate). E gli Hornets? Finora piuttosto deludenti, con segnali di risveglio solo in gara 2 dove Walker e Jefferson hanno prodotto rispettivamente 29 e 25 punti. Che sia il preludio a due match più combattuti ed avvincenti con l’approdo a Charlotte?

(4) ATLANTA HAWKS – (5) BOSTON CELTICS: 2-0. L’equilibrio serratissimo di gara 1 ha ceduto il posto a un secondo round in cui la vittoria degli Hawks è risultata particolarmente netta, soprattutto perché maturata tenendo Boston a soli 79 punti. L’assenza di Avery Bradley, che probabilmente influenzerà tutto il resto della serie, ha sicuramente avuto un impatto negativo per i verdi di coach Stevens, ora fiduciosi nell’apporto che il TD Garden potrà fornire in gara 3 e gara 4, che si preannunciano come vere e proprie e battaglie. Atlanta, dal canto suo, ringrazia le triple di Korver e Horford, consapevole di come per portare a casa il primo turno sarà necessaria non solo l’attenzione difensiva finora rivelata, ma anche ritrovare la coralità in attacco che li ha portati a dominare la regular season della scorsa stagione. I Playoffs si sa, però, sono storia a sè, e il più delle volte a spuntarla è chi è più capace di soffrire.