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George Hill 6: Si fa infilare più di una volta dalla vena di Mario Chalmers e inoltre si fa ingolosire troppo da una schiacciata, meritandosi la stoppata clamorosa ai suoi danni da parte di LeBron James: una giocata che avrebbe potuto dare agli Heat un ‘inerzia clamorosa. Decisivo con i suoi liberi nel finale (9/10 dalla lunetta in totale).

Lance Stephenson 7,5: Se non ci fosse Roy Hibbert sarebbe stato premiato come il migliore in campo. La sua energia, la sua sfacciataggine (crede sicuramente di poter marcare LeBron), fanno solo bene ad Indiana in serate come questa. La tripla, con parabola altissima, sulla sirena del terzo quarto ha dato una scintilla ai suoi, che poi hanno portato a casa la vittoria. Un contributo notevole, con una doppia faccia: la frenesia di “Born Ready” potrebbe a volte costare cara ai suoi, ma stavolta, quando è stato in campo lui i Pacers ne hanno solo beneficiato (+14, migliore della serata, come plus/minus).

Paul George 6,5: Non la sua migliore serata, condita da alcuni errori di troppo, ma illuminata dalla sua ormai conclamata leadership, particolarmente in difesa. Sono suoi i liberi decisivi nel finale, ma è bravo soprattutto a partire forte, dando un indirizzo alla gara con la sua schiacciata nei momenti iniziali, che fa esplodere (non che ce ne fosse tanto bisogno) la Fieldhouse di Indianapolis. Ma le troppe palle perse (5), la brutta serata al tiro (0/4 da tre), fanno abbassare di poco il suo voto, che però è fatto di tutta sostanza e intensità.

David West 7: Anche lui parte bene, ma finisce ancora meglio, con un contributo essenziale da 14 punti e 12 rimbalzi, alcuni dei quali decisivi nella vittoria finale. E’ lui il trascinatore nel parziale da 7-0 che riporta i Pacers sopra nel punteggio (unico momento in cui gli Heat a +6 sembravano poter prendersi la gara). Il contributo che da in termini di lotta e intensità è altissimo, proprio li dove gli Heat possono andare più in difficoltà, sotto le plance.

Roy Hibbert 8: Voto altissimo e meritatissimo per il ragazzo uscito da Georgetown. Una prestazione mostruosa, che mette a nudo tutte le difficoltà degli avversari nel fermarlo. I 23 punti non possono spiegare bene la prestazione di Hibbert quanto quelle due giocate che hanno cambiato la gara: 5 punti, di cui un “And 1”, frutto di due rimbalzi offensivi, che hanno dato il vantaggio decisivo ai Pacers.  Inoltre, i sei rimbalzi offensivi e il 10 su 16 dal campo è la prova di un dominio che può durare per tutta la serie sei gli Heat non pongono rimedio al più presto. Decisamente l’MVP della serata.

Dalla panchina:

DJ Augustin 5: Il play di riserva disputa 18 minuti non lasciando particolare segno sulla gara, a parte qualche passaggio un pò troppo rilassato e i 3 assist. Finisce la gara senza punti, ma da ampio respiro a Hill, con il quale gioca anche alcuni minuti insieme.

Sam Young 6: Una prestazione “normale”, se cosi possiamo definirla. Solitamente, in questa postseason, l’ex Memphis ha rappresentato un problema in attacco, controbilanciato dalle buone prove difensive. 6 punti con sei rimbalzi e 2 palle rubate rappresentano un “high” nel mese di Young.

Tyler Hansbrough e Ian Mahinmi N.G.: Il lungo ex Dallas si fa vedere per qualche fallo di troppo e un tap-in su un tiro sbagliato da West, frutto del mancato tagliafuori da parte dei lunghi Heat, mentre i 7 minuti di pura energia dell’ex Tar Heel sono ormai parte di questa squadra.

Frank Vogel 7,5: Come ormai usuale ha augurato buona fortuna ai cronisti al termine della conferenza pre-gara. Augurio che continua a portare abbastanza bene al coach dei Pacers, bravissimo a tenere i suoi concentrati e aggrappati alla gara quando gli Heat sembravano potere prenderla senza non troppi problemi (il parziale di 7-0 che riporta i Pacers davanti nel terzo quarto arriva dopo un timeout per cosi dire chirurgico di Vogel). Il messaggio difensivo mandato agli Heat è stato importante e il ribattere colpo su colpo al rientro degli ospiti è in gran parte merito suo e dei suoi timeout.

Andy Lyons/Getty Images

Andy Lyons/Getty Images

MIAMI HEAT

LeBron James 7: Potreste pensare che sia un voto alto per un giocatore uscito per sei falli. Ma se gli Heat sono arrivati a un passo dal “rubare” anche gara 4 lo devono quasi esclusivamente al suo miglior giocatore. Avrebbe bisogno di maggior spazio in post basso, dove potrebbe approfittare di chiunque, invece di accontentarsi troppo spesso del tiro da lontano e fuori ritmo, ma grazie alla sua leadership gli Heat sono sempre a galla e i suoi compagni trovano spazio e statistiche interessanti (vedi Chalmers oggi)

Mario Chalmers 6,5: Sono state poche le volte che LeBron ha avuto un supporto cosi importante dalla sua point guard. Il voto di Mario è vicino a quello del numero 6 proprio per questo motivo. A un certo punto della gara nessun avversario sembrava poterlo tenere, ne George Hill, ne DJ Augustin. Alla fine è scomparso ma è comunque l’unico Heat di rilievo in grado di avere un plus/minus positivo (+10) e l’unico a rispondere presente quando i “big” sono stati assenti.

Dwyane Wade 4,5: Prestazione talmente insufficiente che il voto dato potrebbe essere anche troppo generoso. Inoltre, una sua, evitabilissima, infrazione di passi nel finale mette la parola fine ad ogni speranza di tornare a Miami sul 3-1. Se ti chiami Wade non puoi in nessun modo disputare una partita del genere, quando i tuoi hanno più bisogno.

Chris Bosh 4: Un’altra gara sottotono per l’ex Raptors, condizionato prima da una botta presa al ginocchio e poi da una caviglia girata dopo un contatto con Hibbert. Nonostante questo, coach Spo non può essere contento di questa girandola fra prestazioni positive e negative: stanotte solo un canestro dal campo, ovviamente una tripla, nuova specialità della casa.

Udonis Haslem 4,5: Non poteva in alcun modo ripetere gara 3, quando dal suo cilindro era uscita una prestazione incredibile. Solo 18 minuti giocati, solo due rimbalzi e un pessimo -10 nel plus/minus. Se Indiana domina i tabelloni con 49 rimbalzi a 30 è anche un pò colpa sua, insieme agli altri lunghi (se cosi possiamo chiamarli) di Miami.

Dalla panchina:

Chris Andersen 4: Ci aveva abituati bene, Birdman. Questa volta è stato come non ci fosse stato in campo in quei 19 minuti recitati dal box score. Nel primo tempo commette 3 falli nel giro di pochissimi minuti e alla fine il suo unico dato statistico riguarda i due rimbalzi presi. Non abbiamo altro se non una passività a rimbalzo che da lui non si aspettava nessuno.

Shane Battier 5: Fa il solito Battier, dandosi enorme da fare in difesa, cercando di essere efficace anche in attacco. Non la migliore delle gare da questo punto di vista, però. Pochi tiri presi, di cui solo uno andato a bersaglio (da 3), e poca pressione in difesa, ma il suo compito di marcare West in molte occasioni, è davvero ingrato.

Ray Allen 5: Si fa sentire con una tripla fantastica quanto fortunosa dall’angolo a cinque minuti dalla fine. Per il resto sbaglia ben 9 tiri, di cui 5 triple, e conferma il trend negativo di questa postseason. Unica nota positiva i rimbalzi, 7, statistica nella quale è addirittura stato il migliore dei suoi per molto tempo nella gara. Ma è anche per questo motivo che gli Heat tornano a casa sul 2-2 nella serie.

Norris Cole, Joel Anthony e Mike Miller N.G:: Solo 4 punti per Cole, che gioca solo 13 minuti e forse meriterebbe un pò di spazio in più. Per Anthony e Miller solite brevissime apparizioni.

Erik Spoelstra 5: Potrebbe gestire la gara meglio di cosi: LeBron deve assolutamente avere più spazio in post basso, mentre il gioco dei lunghi di Indiana non può banchettare sotto canestro come in questa gara, proprio al contrario di gara 3, dove gli Heat e lo staff tecnico erano stati più bravi a bloccare i rifornimenti ai vari Hibbert e West. Ma Coach Spo ha tutto per cambiare la serie, con l’aiuto dei suoi, e mandare un messaggio diverso ad Indiana.